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Olivier Giroud, attaccante del Milan, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di 'Football Ramble' (Getty Images)
Olivier Giroud, attaccante del Milan, ha rilasciato un'intervista al podcast Football Ramble. Giroud non ha parlato solo del sua esperienza in rossonero, ma anche di tutta la carriera calcistica. Ecco cosa ha detto: "Gol dello scorpione contro il Crystal Palace? Mi ricordo quella partita con il Crystal Palace, era il primo giorno dell’anno. Segnare quel gol di scorpione è stato un momento indimenticabile per me e non lo dimenticherò mai. Mi ricorda bellissimi momenti vissuti all’Emirates Stadium. Per essere totalmente onesti, ero sorpreso. Avevo già provato a colpirla così in allenamento e in altre situazioni e non pensavo potessi replicare questo gesto. Sono rimasto sorpreso”.
Sulla scelta di raccontare la sua carriera prima del ritiro: "Attraverso il biografo Rouche, sono stato in grado di raccontare la mia storia. Di solito i giocatori scrivono un libro quando la loro carriera finisce e ho chiesto alla mia famiglia e al mio entourage se fosse il momento giusto di parlare della mia infanzia e della mia vita. Mi sono divertito molto anche se mi ha preso molto tempo e sono felice del risultato finale. Quando sei ancora un calciatore e giochi per un club e per la nazionale è difficile gestire ogni singola parola che esce dalla tua bocca perchè vieni giudicato per qualsiasi cosa. Quando ti ritiri invece puoi parlare molto francamente della tua carriera ed è quello che ho cercato di fare in questo libro. Ho cercato di trovare il giusto equilibrio”.
Sullo scontro con Mbappe: "E’ facile per me parlare dell’episodio con Mbappè. Ha già parlato in conferenza e ha già chiarito le cose che sono successe. La stampa ha ingigantito le cose che sono successe. Due giorni dopo quel piccolo scontro che abbiamo avuto, abbiamo chiarito e siamo andati avanti pensando alla partita successiva”.
Sulla paura del cartone animato Alf: "Non mi piaceva Alf. Ancora ora quando lo vedo, ho paura e non so perchè. Non mi piaceva come parlava, il fatto che mangiasse i gatti. Cerco di concentrarmi sul campo ma sarei spaventato se lo vedessi nello stadio".
Su suo fratello Romain:" E’ dura quando un bambino va lontano dalla sua famiglia, quando lascia la casa a 14 anni. Lo è stato anche per mio fratello e bisogna avere un carattere forte. Nelle nazionali giovanili ha fatto benissimo in squadra con Henry e Trezeguet, a quel tempo era uno dei difensori migliori. Non ha avuto poi la possibilità di andare molto avanti nel calcio professionistico ma per me è un eroe e un esempio. Quando avevo 14 anni e avevo la possibilità di andare via di casa, i miei decisero di non lasciarmi partire perchè non ero abbastanza maturo. E’ stata una decisione giusta, avevo bisogno di crescere. Mi sento grato, grazie alla mia fede che Dio avesse un piano per me e che avesse disegnato un percorso così bello per me. Ognuno è responsabile delle proprie scelte e di ciò che ottiene ma Dio ti sostiene sempre e ti permette di prendere le giuste decisioni. Sono grato alla mia famiglia per avermi educato con umiltà e rispetto e avermi sempre dato grande supporto".
Sulla storia della sua vita: "Penso che la storia della mia vita racconti che ho sempre combattuto per raggiungere certi posti. Sin da piccolo ho sempre spinto per crescere, amo la competizione e non amo la comfort zone. Ho sempre creduto in me stesso e ho sempre cercato di superare i momenti critici e dimostrare che le persone si sbagliavano. Alzare la coppa del mondo è stato il più grande traguardo che ho raggiunto nella mia carriera, mi viene la pelle d’oca a parlarne. Mi ricordo quando i miei amici mi dicevano che da piccolo dicevo che sarei diventato un campione del mondo. E’ il sogno di un bambino che è diventato realtà".
Sui suoi rimpianti: "“I miei più grandi rimpianti, sin qui, sono la sconfitta agli Europei del 2016 e il non aver vinto una Premier League con l’Arsenal o il Chelsea. Ora però bisogna pensare alle prossime sfide e ho grande speranze circa vincere un altro titolo con il mio attuale club”.
Sul mondiale ogni due anni: "Credo che sia molto meglio una Coppa del mondo ogni 4 anni. Giochiamo tantissime partite, i calendari sono fittissimi e alla fine della stagione siamo stanchissimi. I giocatori devono prendersi cura della propria salute e se giocassimo una competizione così importante, che richiede moltissima concentrazione sarebbe difficile farlo. Non so come sia possibile aggiungere ulteriori partite e credo che anche altri giocatori la pensino cosi"
Su Wenger: "Wenger è una persona speciale per me. Mi manca parlare con lui e spero di avere la possibilità di reincontrarlo. Ha fatto tanto per me all’Arsenal e sono sicuro che potrà aiutare molto il calcio internazionale anche se non sono d’accordo con la sua idea del Mondiale ogni due anni. Rispetto le sue idee ma vorrei capire il perchè di questa idea".
Sulla distanza dalla famiglia: "Vivendo all’estero per il calcio, uno dei sacrifici che noi calciatori abbiamo è quello di non essere vicini alla nostra famiglia. Non ero presente quando i miei nonni sono venuti a mancare ma c’ero per la nascita dei miei bambini".
Su Lewandoski e Ibrahimovic: "“Lewandowski ha 32 anni ed è ancora giovane ma Zlatan è un ottimo esempio per i giovani professionisti. Tutto ciò che fai per restare in forma è importante e se il tuo corpo ti permette di giocare fino a 40 anni, bisogna mantenere la propria testa concentrata e determinata. Questo è fondamentale. Se il corpo non regge, allora smetti ma se sei in una buona forma, come mi sento ora, allora la differenza la fa quanto vuoi andare avanti e migliorare. La determinazione che hai in partita e la fame di vincere titoli, è una questione di attitudine e mentalità e penso che Zlatan in questo sia il migliore. Sapete quanto creda in sé stesso e quanto voglia ottenere grandi traguardi. Non so se potrò giocare fino a 40 anni ma voglio fare ancora 2-3 anni al top".
Sulla mancata convocazione in Nazionale: "Sarei un bugiardo se dicessi che non mi manca lo spogliatoio, i compagni e i tifosi. Vincere con la propria nazionale è la sensazione migliore. Ero un po frustrato nel vederli vincere da casa ma poi sono stato contentissimo nel veder trionfare la nazionale dopo il difficile europeo".
Sulla sua vita dopo il ritiro: "E’ presto per parlarne ma credo resterò nel calcio. E’ da tanti anni che sono in questo mondo e penso di aver guadagnato credito e posso aiutare con l’esperienza che ho guadagnato. Penso a figure come il direttore sportivo, nello sviluppo dei settori giovanili o riguardo le politiche del club. L’allenatore è un ruolo che non fa per me e poi mia moglie mi ammazzerebbe. C’è troppo stress in questo ruolo, ho grande rispetto per chi lo fa. Quando ho letto il libro di Wenger ho notato che il suo più grande rimpianto era aver tralasciato la famiglia. Un ruolo che sarebbe bellissimo fare è l’allenatore degli attaccanti" . Le Top News di oggi: il Milan offre il rinnovo a Theo Hernandez, l'annuncio di Juric sul futuro di Belotti e non solo
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