Olivier Giroud, attaccante del Milan, ha rilasciato una bella intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco cosa ha detto Giroud: "Andare avanti in Europa? Lo dice anche l’aritmetica. Abbiamo le qualità per fare bene, questa è una squadra ben progettata che farà strada e io punto a vincere tanto con il Milan. In città e allo stadio c’è un’atmosfera bellissima, quello che si è visto contro il Porto è il trailer del film che vivremo nel derby a San Siro".
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Giroud: “Il Milan è stata la scelta migliore. Derby? Con L’Inter a -10…”
Olivier Giroud, attaccante del Milan, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. In primo piano ovviamente il derby
A proposito di film, sa che nelle sale uscirà fra poco il film sulla vita di Ibrahimovic?
«Lo so e andrò a vederlo. Ibra ha una personalità interessante, sono curioso di conoscere meglio la storia della sua vita».
Che rapporto ha con Zlatan?
«Normale, come con tutti gli altri compagni di squadra. Ibra è una persona piacevole e molto disponibile nelle spogliatoio, parla con i compagni, è molto presente ed è un gran professionista. Abbiamo un buon dialogo. Forse all’esterno appare diverso, un po’ più, come dire, concentrato su se stesso, ma non è affatto così con chi lavora con lui ogni giorno».
A proposito di film, le piacerebbe se ne girassero uno su di lei?
«Mi è stato proposto quando è uscito il mio libro. Ma non è ancora il momento giusto. Forse più avanti, chissà».
Parlando di momenti giusti, sembra che il Milan in questa stagione possa davvero puntare allo scudetto. Lei ci crede?
«E perché non dovrei? In campionato stiamo andando veramente bene, giochiamo un buon calcio e abbiamo molte diverse possibilità. Siamo una squadra giovane che crescerà in fretta: conoscevo le qualità di Leao, ma il suo talento visto da vicino è veramente incredibile. Non conoscevo invece Tonali, che mi ha impressionato per volume di gioco e qualità. E poi ci sono ragazzi come Gabbia e Daniel Maldini che diventeranno grandi in fretta».
Di Pioli che cosa l’ha colpita?
«L’energia. Trasmette forza positiva, ma non soltanto questo: è vicino ai giocatori e se ha qualcosa da dire, lo dice. E tatticamente è molto bravo perché sa anche adattarsi agli avversari. Dovrebbe migliorare in inglese e francese». Risata. «Scherzo, fra l’altro il suo francese è buono».
Per ora non ha ancora puntato sul doppio 9, Ibra-Giroud.
«Possiamo essere complementari, almeno in alcune partite. Per ora Pioli sta facendo altre scelte, ma spero di poter giocare di più insieme a Zlatan in futuro».
Il futuro immediato è il derby. Partita chiave per lo scudetto?
«Partita importante perché mandare l’Inter a dieci punti non sarebbe male, anche se c’è ancora tanto da giocare. Diciamo che sarà una gara fondamentale ma non decisiva e il Milan ha le armi per vincerla. Certo, l’avversario è molto forte, però se giochiamo come sappiamo possiamo vincere. Siamo il Milan e abbiamo sette punti in più, qualcosa vorrà pur dire. Dobbiamo avere molta fiducia in noi stessi. Rispettare l’avversario non significa averne soggezione».
L’avversario che teme di più?
«Lautaro è pericoloso ma l’Inter ha tanti giocatori di alto livello e il collettivo è molto buono. Però abbiamo il destino nelle nostre mani. Se facciamo quello che sappiamo fare, possiamo vincere».
Destino: quello che l’ha portata al Milan e non all’Inter.
«Nella carriera di un calciatore e nella vita ci sono i momenti giusti per fare le cose giuste. Il Milan è stata la scelta migliore per me. Io e la mia famiglia stiamo benissimo a Milano: la gente è gentile, ha tanta passione per il calcio, si vive bene. Il tempo libero non è molto e con quattro figli sono un papà molto impegnato. Accompagno uno dei miei figli a calcio, la figlia a equitazione... Ci stiamo godendo la città e spesso vengono a trovarci parenti e amici, visto che Grenoble è vicina. Abbiamo visitato il Duomo che è bellissimo, siamo stati al lago di Como e abbiamo fatto un bel giro in barca».
Di solito gli stranieri si innamorano della cucina italiana...
«Ah, io sono francese e devo dire che la francese è la migliore, però... Adoro la cucina italiana. La pasta al dente, al pomodoro: come la fa Michele, il nostro chef, è fantastica. E poi il risotto giallo, la pizza... mio fratello è nutrizionista e dice che la pizza è meglio di tanti altri piatti. E il prosciutto e melone, e il tiramisù... Mia nonna Tonia lo faceva benissimo. Il più buono del mondo credo».
Ci parli delle sue nonne italiane.
«Tonia era di un piccolo paese vicino a Trieste, Yvonne di Bergamo. Hanno sposato due francesi, ma le radici italiane sono rimaste e io a scuola ho studiato un po’ di italiano. Era vent’anni fa però. Adesso devo fare uno scatto in avanti e migliorarmi».
È già a buon punto. Quante ore studia?
«Una volta a scuola facevo tre ore alla settimana: come ho detto, sono tempi lontani. Cerco di parlare il più possibile in italiano, eppure c’è ancora da fare».
Di quello che ha fatto in campo invece è soddisfatto?
«Sì, perché ho avuto tanti problemi fisici e poi anche il Covid. So di poter dare molto di più e anche il Milan può fare di più. Io cresco con la squadra».
Tornare in nazionale è un obiettivo?
«La nazionale è un bonus, non un obiettivo. Sono già stato campione del mondo e anche se abbiamo perso la finale dell’Europeo in casa mi sono tolto tante soddisfazioni, sia con la nazionale che nel calcio inglese. Non ho mai detto e non dirò mai che mi ritiro, se Deschamps ha bisogno io ci sono, ma ora sono concentrato totalmente sul Milan».
Conta di fermarsi a lungo al Milan? Magari giocare fino a quarant’anni e oltre come Ibra?
«Zlatan è un buon esempio, la sua longevità è sorprendente, anche se mi stupisce fino a un certo punto vista la sua professionalità. È la testa che comanda: se il fisico non dà problemi e le motivazioni ci sono, si va avanti a lungo. Io penso di poter giocare a certi livelli ancora per qualche anno».
Giroud, lo sa che il suo amico Shevchenko è primatista di gol nei derby? 14 reti.
«Accidenti, ma quanti anni ha giocato nel Milan?».
Sette.
«Datemi sette anni e ne riparliamo... Scherzi a parte, la cosa più importante soprattutto in un derby è giocare come sappiamo e io resto fiducioso».
Se vince come festeggia?
«Chiedo a Michele un tiramisù. Che sarà buono, magari quasi come quello di mia nonna».
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