Il motivo
—«Perché quell’intercettazione, in cui afferma che “in curva Sud si possono fare soldi a palate”, è relativa a una sua visita ad altre figure della ‘ndrangherta, di stanza nell’hinterland milanese, avvenuta nel 2018. La conversazione fu tempestivamente scoperta dal dottor Nicola Gratteri e dalla dottoressa Annamaria Frustaci, che inviarono il contenuto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano: come mai, in tutti questi anni e di fronte a una simile evidenza, non si è indagato sulle frequentazioni tra i capi ultras e la ‘ndrangheta? È partendo da questi antefatti e riannodando il filo degli eventi che, per altro, si risale fino all’uccisione di Vittorio Boiocchi, capo ultras del Milan, e a quella di Antonio Bellocco, omologo all’Inter».
Una paura
—«Il mio timore è che lo Stato consideri le curve degli stadi delle “zone franche”, lasciandole di fatto nelle mani della criminalità. In questo caso, per esempio, è servita la morte di una figura di spicco di una delle cosche più pericolose, ovvero lo stesso Antonio Bellocco, affinché il sistema Stato si sentisse a quel punto obbligato a intervenire. Ma intercettazioni come quella che abbiamo riportato alla luce in trasmissione non fanno parte del filone attuale di indagini, risalgono al lavoro svolto nel 2018: quell’inchiesta dove è finita? E perché non ha avuto sviluppi? Adesso servono risposte concrete, anche da mettere in mano alla giustizia sportiva, che attende di poter fare il proprio corso»
Altro fattore che lo stupisce
—«L’intervista che ho confezionato con Enzo Anghinelli, ex narcotrafficante e ultras del Milan, mi ha lasciato sgomento. Nel 2019 è sopravvissuto a un agguato in cui un proiettile gli ha attraversato la testa: com’è possibile che siano serviti cinque anni per fare chiarezza sulla vicenda? E com’è possibile che sia stato lui a doverci spiegare che dietro l’episodio c’erano gli uomini inviati da Luca Lucci?».
Il precedente Juventus e le differenze
—«Questo è uno degli aspetti che più stridono dell’intera vicenda. Perché la Juventus, a Torino, è stata coinvolta in un’inchiesta senza precedenti, quando a Milano per anni è stato fatto scendere il silenzio anche di fronte a omicidi e a vicende che hanno coinvolto il gotha della criminalità organizzata. Non voglio pensare che esistano due pesi e due misure, anche se il sospetto sorge spontaneo. Ma questa vicenda, quantomeno, è dimostrazione plastica del fatto che esistano luoghi, come Torino, in cui vige una sistematica marcatura stretta sulla società Juventus, mentre altrove questo atteggiamento non si riscontra. Altrove si guarda e si ascolta, perché oggi ci sono immagini e intercettazioni, ma poi tutto finisce in un imbuto. Ora, per fortuna, a Milano opera un procuratore come dottor Marcello Viola, che ha già vissuto sulla propria pelle vicende di mafia e che sta andando a fondo. Ma cosa è successo tra il 2018 e il 2019?». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Rivoluzione in attacco? Due opzioni, mentre Camarda...
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