Sulla sua trattativa più complicata: "Ce ne sono tante. Non è stato facile ad esempio strappare Benjamin Pavard al Bayern Monaco, perché non volevano privarsene. In quella che ti sembra più scontata succede qualcosa a un minuto dalla fine".
Sull'acquisto mancato: "Ce ne sono, ma meglio non ricordarli. Voglio fare il nome di Pierluigi Casiraghi, mio secondo padre dal punto di vista sportivo e professionale: vedeva quelli forti prima degli altri. Vide Cesc Fàbregas a 16 anni, facemmo di tutto per prenderlo ma non ci fu possibilità. Ce ne sono stati tanti altri di giocatori trattati e poi andati da altre parti".
"Lukaku? Venuti a mancare educazione e rispetto"
—Sulla sua più grande delusione in carriera: "Delusioni in tanti anni ne hai più di una. Con Romelu Lukaku è delusione per come è finita, ma ho rispetto nel cercare di non parlare di un giocatore di un'altra società. Mi piace parlare al presente e al futuro, lui è stato parte del passato dell'Inter. Mi viene da ricordare uno Scudetto meraviglioso, una bellissima plusvalenza, vera, e due finali perse".
Sulla verità di quanto successo con Lukaku: "Preferisco non parlarne. Dico solo che ci deve essere in tutte le cose educazione e rispetto. A un certo punto, le cose stavano andando avanti, ma sono venuti a mancare proprio educazione e rispetto. Se c'è voglia di dirsi le cose negli occhi non c'è mai problema. Quando non si risponde al telefono, ci si nega o si risponda tramite altre persone, allora è il momento di voltare pagina. Da quell'8 luglio è andata così. La telefonata in cui mi sono arrabbiato? Una leggenda. Ci fu questa chiamata dopo vari tentativi, ma è durata poco. Fu decisa, ferma, ma niente di particolare. Dissi ciò che pensavo in poco tempo".
Sulla prima volta in cui ha notato Marcus Thuram: "Dopo la cessione di Lukaku al Chelsea. Non sapeva neanche di essere una prima punta. Venne preso Edin Džeko a zero dalla Roma, ma ci mancava il secondo attaccante per completare il reparto con Lautaro. Era il prescelto, ma si infortunò. Avevo già parlato con lui e il papà, la negoziazione andava avanti spedita anche grazie a Mino Raiola, che approfitto per ricordare. Avevamo quasi definito tutto, ma la domenica precedente l'incontro definitivo si fece male al ginocchio e dovemmo cambiare obiettivo. Quegli incontri furono la base. Fui il primo a dire a Lilian che suo figlio poteva diventare attaccante centrale, me lo ha ricordato l'altro giorno. Il nostro progetto era finalizzato e mirato su di lui, il vantaggio ce lo siamo presi". LEGGI ANCHE: Mercato Milan, chi arriverà in difesa tra questi tre? I nomi >>>
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