Sulla differenza con la Cina: «In Arabia ci sono premesse più solide: in Cina, dopo un anno o due si è capito che quel fenomeno sarebbe stato destinato a sgonfiarsi in tempi abbastanza rapidi».
Sulle trattative come quella di Tonali: «Nei primi anni, sicuramente sì. In questo momento non hanno nessuna pressione come club dal punto di vista economico avendo un budget pressoché illimitato potendo quindi investire ciò che vogliono con l’obiettivo di portare là tutti i migliori talenti. Non però quelli arrivati, a meno che non siano di grandissimo nome come Cristiano Ronaldo, ma giocatori che per almeno 4-5 anni possano esprimersi al top. Questo progetto, nella testa del Governo non è illimitato, non sarà quindi sempre festa: il meccanismo scelto è stato giudicato come la strada più veloce per alzare il livello di competitività del loro campionato. Poi, in una seconda fase, i club dovranno avere una sostenibilità, data dall’aumento di sponsorizzazioni e diritti televisivi i cui introiti oggi sono inesistenti. Loro, a gioco lungo, vogliono imitare il nostro modello di fare calcio».
In finale: «Dal punto di vista sportivo, può darsi che presto la finale del Mondiale per club sia tra un’europea e un club arabo, ma non vedo cosa ci sia di male, ben venga per quella manifestazione. Per quanto riguarda l’immissione di denaro nel nostro calcio ribadisco quanto ho detto: se quei soldi verranno usati bene, aiuteranno tutti». LEGGI ANCHE: Probabili formazioni, Milan-Newcastle. Pioli lancia Chukwueze e Pobega
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