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Filippo Inzaghi alla festa Champions League con il Milan nel 2007 (credtis: Getty Images)
NEWS MILAN - Verità senza particolari filtri. Grazie alle dirette Instagram, molti calciatori, dirigenti e allenatori stanno ricordando e raccontando retroscena storici, oltre che discutere della propria quotidianità. Oggi 'intervista' per Filippo Inzaghi in diretta con Carlo Pellegatti.
Oggi è l'anniversario di quel Milan-Ajax 3-2 del 2003, deciso dalla sua giocata: "Se pensiamo che son passati 17 anni è veramente una cosa incredibile, mi emoziono quasi dopo 20 anni. Sembra ieri. Son contento di parlare con te, perchè oggi ho ricevuto tantissimi messaggi. Certe emozioni e certe serate, quando sono così speciali, rimangono nel nostro cuore per sempre".
Il gol più bello e importante è quello che non ha mai segnato: "E' incredibile, perchè se tu chiedi a qualsiasi tifoso del Milan quale sia il mio gol che lo ha emozionato di più, a parte Atene, tutti dicono il gol nel recupero con l'Ajax, che non mi venne nemmeno assegnato (sorride, ndr). Adesso, rivedendola, se un guardalinee non è bravo, nel dubbio può alzare la bandiera. In quell'anno lì il Milan vinse la Champions, a volte è veramente incredibile il calcio".
Sugli euro-derby: "All'andata avevamo perso Gattuso e Pirlo, che andai ad abbracciare a bordo panchina dopo il gol. Dopo il 2-2 in quella partita la palla non riuscivamo più a prenderla. Anche mister Ancelotti era in bilico. Chiamai anche Ambrosini per venire a darmi una mano in avanti. La cosa che ci fa fare gol, però, è Chivu che scivola. Io, che ero un fissato dei tacchetti, non scelsi le lamelle, perchè a San Siro ogni tanto si scivolava. Quella partita lì deve far credere a tutti che nel calcio le partite non finiscono fino alla fine".
Manchester 2003 o Atene 2007: "Io penso di essere stato più decisivo nella Champions del 2003, segnando 14 gol in quell'edizione fino ai quarti compresi, a differenza di quella del 2007 in cui ne feci 6, di cui però una doppietta in finale. Questo fa capire cos'è il calcio. Poi sono molto legato ai gol segnati nei due preliminari di Champions League che hanno portato a quelle due coppe alzate. Quando ti ricapita di fare la semifinale con l'Inter e una finale vinta ai rigori con la Juve?".
La parata di Buffon in finale a Manchester: "Ho rivisto la parata di Buffon in questi giorni sul mio colpo di testa, fu una delle sue belle parate della sua storia".
Gol e record con il Milan: "Sono bei record - racconta Inzaghi - ho giocato in grandi squadre e i compagni che ho avuto mi hanno facilitato".
Sul rapporto con i tifosi: "E' sempre stato speciale, a volte penso che abbia anche messo in difficoltà qualche allenatore che ho avuto. Quando ero in panchina la gente mi chiamava. Probabilmente la gente vedeva che non dormivo la notte prima e che diventavo matto per il calcio. Sono sempre stato un tifoso di calcio, mio papà, milanista, mi portò a 9 anni a vedere Milan-Flamengo a San Siro in occasione del Mundialito. Mi ricordo ancora come non vedessi l'ora di salire sulle gradinate di San Siro e vedere i giocatori in campo. Ricordo tutto nitidamente come fosse ieri. Mi ricordo che son tornato a casa alla sera tardi per raccontare l'emozione che avevo vissuto. Sono nato con il pallone sotto al braccio. Io e mio fratello Simone".
L'ultima esultanza sotto la Curva Sud contro il Novara: "Ho sempre detto che il dio del calcio, se ti impegni, prima o poi ti premia. Nel calcio, così come nella vita. Poi magari quaggiù qualcuno ci guarda e ti fa sbattere la palla contro l'omero ad Atene. Io sinceramente volevo continuare dopo la mia ultima partita con il Novara. Andare a giocare ancora un anno - o altri tre o quattro, conoscendomi - non avrebbe cambiato quello che il calcio aveva deciso. Aveva ragione Galliani, quello che ho iniziato in panchina mi sta dando soddisfazioni incredibili. Ringrazio la scelta che ho fatto".
Sulla doppietta con il Real Madrid di Mourinho e quel record di gol in Champions League: "Se tu pensi che a 38 anni entro con il Real Madrid, in cui eravamo sotto 0-1 e faccio doppietta. Io quella partita la inizio dalla panchina e mi faccio fare due maglie dal magazziniere con scritto 69 e 70 per indicare i gol europei segnati da me. Solo un pazzo può pensare di preparare le maglie per una doppietta iniziando in panchina contro il Real Madrid. E' stata un'apoteosi, la serata più bella della mia vita dopo Atene. Dopo una settimana mi son rotto il crociato, pensa il calcio cosa può essere. Era bellissimo giocare con Ibra in quella squadra, segnavo sempre. Io poi a gennaio decisi di andare a giocare a Siena, perchè non giocavo mai. Un giorno mi ritrovai a Milanello e mi son chiesto: 'Ma perchè devo andare via senza salutare i tifosi del Milan? Magari segno all'ultima partita'. Incredibile, ma vero, successe davvero così".
I gol rocamboleschi, quello a Storari contro il Cagliari e alla Juve con tunnel a Buffon: "Quando scarto Storari e cado, mi chiedo come abbia fatto a finire sotto il pallone. Come il gol che feci a San Siro contro la Juve, tirai senza sapere dove fosse Buffon girato di spalle: fui bravo e fortunato. Il gol all'Inter? Lì era il 73° e c'era Cannavaro che mi mancava, vincere così un derby giocando fuori casa fu bellissimo".
L'emozione di tornare a San Siro da allenatore con il Benevento: "Ho già avuto modo di affrontare il Milan, quella sera andai a salutare i tifosi dopo la partita. Il Milan è stata l'apoteosi della mia carriera, ma senza tutte le altre squadre non sarei arrivato al Milan. Dovunque torno, vengo sempre accolto benissimo". Intanto dichiarazioni social strappa-lacrime per Franco Baresi: leggi qui >>>
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