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Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan (Getty Images)
A margine dell'evento "Mind the gum" ha parlato Zlatan Ibrahimovic, che lotta per essere a disposizione in Juventus-Milan di domenica. Lo svedese classe 1981 è rimasto fermo in occasione dell'esordio europeo stagionale dei rossoneri, ma vuole essere disponibile in campionato. Anche se il fastidio al tendine d'Achille non è ancora passato. Le sue parole, infatti, non sono molto ottimistiche.
Sull'infortunio: "Vediamo giorno per giorno, non è un segreto: ho un problema al tendine e non voglio rischiare conseguenze. Voglio tenere tutta la stagione e pensare che non sia Superman, anche se... Il mio problema è che lavoro troppo e mi piace soffrire".
Sulla partita di Anfield: "Ieri per molti era la prima in Champions, ma ora hanno capito di cosa si tratta e che cosa c'è bisogno di fare per giocarci. La squadra ha capito tutto quanto, tutto il pacchetto. Cosa significa giocare contro i migliori d'Europa, che ritmo c'è, che qualità c'è. Sono felice per i miei compagni, mi ricordo alla fine dello scorso campionato quando ho chiesto chi avesse già giocato in Champions e hanno alzato la mano in due o tre. Pensavo fosse uno scherzo, invece era vero. Questo è il motivo per fare ancora di più. Se non hai giocato in Champions, non sai cosa ti è mancato in carriera. Anche solo fare la rifinitura col pallone della Champions. Ti dà un'altra energia, altra adrenalina. Io aspetto di giocare in Champions a San Siro con lo stadio pieno, quella sarà vera adrenalina".
Sulla mentalità: "In campo a volte pensi lentamente perché arriva la stanchezza. La testa è molto importante. La testa ora c'è, ma il fisico non mi segue sempre. Purtroppo non sempre vanno d'accordo. Ma, di base, se non sei preparato con la testa, il fisico non c'è. Penso di aver passato ai compagni la giusta mentalità. Hanno capito cosa serve per arrivare dove occorre. Ma se l'anno scorso siamo arrivati secondi vuol dire che manca qualcosa per arrivare primi. La squadra lo sa e lavora tutti i giorni per fare di più e migliorare. Tutti hanno voglia e fame, sono tutti disponibili, anche i nuovi hanno compreso la mentalità di questo gruppo. Occorre solo capire cosa bisogna fare per continuare a restare al top, perché al top ormai ci siamo arrivati. Servono sacrificio e lavoro, la qualità c'è. Kessie però i rigori non li batte più..."
Sulla Superlega: "Quando è arrivato il Covid tanti club hanno pagato, non tornavano i conti con tifosi e sponsor. I club che hanno sofferto più di tutti hanno provato ad avere un ritorno economico veloce. Nessuno però ha pensato a chiedere ai giocatori. La prima domanda avrebbe dovuto essere per noi. Se volevamo giocare o no. Quindi chi ha inventato la Superlega ha già sbagliato, perché sono io calciatore che poi devo andare in campo".
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