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Kalulu assicura: “Milan, è solo l’inizio. Voglio arrivare al top, senza limiti”

Pierre Kalulu
Pierre Kalulu, difensore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali del club per il format 'On The Road'

Renato Panno

Pierre Kalulu, difensore del Milan fresco di rinnovo di contratto fino al 2027, ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali del club per 'On The Road'. Questo format prevede una chiacchierata con un calciatore rossonero impegnato in un viaggio in macchina: queste le dichiarazioni diffuse attraverso il canale YouTube del Diavolo.

Le parole di Kalulu

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Sull’affetto dei tifosi: “Sì, è sempre un piacere. Ho un rapporto molto bello con i tifosi: sono molto affettuosi. Quando senti che la gente ti ama, sei sempre più felice”.

Sulla sua casa, a Varese e non a Milano: “Già in Francia vivevo in una città tranquilla. Mi piace tanto stare a casa e ho scelto un posto tranquillo che è anche più vicino a Milanello, così anche quando mi devo svegliare la mattina faccio presto. Milano? Si per me è una città in cui c’è tutto come se fosse una capitale, tra negozi e ristoranti. Quando hai bisogno di qualcosa, a Milano la trovi”.

Sul suo allenatore a Lione nella squadra del quartiere di Saint-Priest, Roger Martin: “Lui mi ha insegnato tutte le basi, la visione del calcio: più verso l'intelligenza che sulle capacità fisiche. E’ stato molto importante per me. Quando torno lo vado praticamente sempre a trovare. Adesso è tifoso del Milan: gli ho regalato una tuta e ogni volta che può la mette. Lui è orgoglioso di me, ha sempre avuto fiducia”.

Sulla famiglia di calciatori: “Anche Joseph, il più piccolo, gioca a Saint-Priest adesso: siamo tutti calciatori. I miei genitori hanno puntato tanto sulla scuola. Io ero bravo in classe, ero un buon studente. Loro hanno voluto che arrivassimo fino alla maturità francese ma anche per noi e il calcio hanno fatto tutto. Li ringrazierò per sempre. La mamma si emoziona di più, mio padre è più razionale”.

Sui suoi hobby: “Io sono molto casalingo. Amo fare tante cose e se esco e solo per fare una cosa, non esco a caso: devo avere un obiettivo. Quando esco mi piace andare a comprare vestiti o al ristorante alla sera. In Francia mi piaceva tanto andare al cinema: mi piacciono tutti i film Marvel e anche l’Universo DC. A casa guardo le serie tv: le due che bisogna vedere per forza sono Game of Thrones e Vikings”.

Sul rapporto con gli animali: “A casa della mia famiglia ho un cane che si chiama Caesar: molto forte ma se non ti conosce… fa come me con gli attaccanti”.

Sulla possibilità di avere una famiglia: "Ora sono libero: per me l'amore non è una cosa che si cerca ma che arriva. Sicuramente mi vedo come padre e vorrei avere una famiglia. Tra poco mio fratello avrà una figlia e si vede che è una cosa molto bella. Devo essere il miglior zio del mondo: sarò uno zio che le darà tutto. Ho un gruppo whatsapp con i miei familiari: si parla di tante cose, non solo di calcio, ci diamo consigli. Il non vederli, come accadeva prima, è strano... Un po' mi manca. Non sono ancora riusciti a venire a San Siro; loro lo vedono pieno, è incredibile, quest'anno provo a portarli..".

Tuo padre diceva come motto 'chi rischia vince'. È anche il tuo? "Sì, è naturale per me. Già venire al Milan, in generale, è un rischio; poi, sul campo si rischia tanto anche per il nostro tipo di calcio. Poi ci penso io a recuperare? Noi lo facciamo per spettacolo, per far divertire la gente. Da quando sono qui, sono cresciuto più veloce rispetto al solito".

Quando hai capito che avreste vinto lo Scudetto? "Il derby di Giroud ha cambiato tante cose, avevamo un ritmo incredibile... Ma anche a Roma con la Lazio, quella con la Fiorentina, ma anche un po' prima... Io lo avevo detto in famiglia: noi avevamo cambiato il morale verso le partite, potevamo vincere contro chiunque, anche giocando meno bene del solito arrivavamo all'obiettivo; sentivi che l'avversario aveva un po' più di timore. È vero che è facile dire queste cose dopo, ma io lo sentivo già da prima...".

Com'è stata la festa Scudetto? "Veramente incredibile. Tutti dicono che quando sei giovane non senti che hai vinto lo Scudetto, ma quando ho festeggiato con tutta la gente ho detto: 'Ma no, abbiamo fatto una cosa molto importante'. Ho imparato tutti i cori dei tifosi, perché dallo stadio sentivo solo come una musica...".

È più facile capire le sconfitte ora? "Quando perdi ti devi fare una domanda: cosa ho sbagliato? Cosa ho fatto di male? E devi avere la forza di ricominciare. Il tuo orgoglio è toccato, quindi cerchi riscatto. Ok va bene, ho sbagliato, ma poi vado a dimostrare a tutti che era solo un caso e che sono più forte".

È indice che tu abbia una testa molto allenata... "Mmmm, si. Lo so che lo devo dimostrare sempre... Bisogna dimostrarlo sul campo. È lì che si vede il vero me stesso, c'è l'adrenalina".

A Pioli gli devi tanto... "Il primo allenatore ha sempre un posto speciale. Io lo stimo tanto, anche per i valori che dà al gruppo. Lui vuole che facciamo sempre di più. Siamo un bel gruppo, tutti ci vogliamo bene".

E con Ibrahimovic? "Lui, sin dall'inizio, voleva sapere chi fossi, era curioso. Mi stava dietro, mi dava consigli, rispetta il mio lavoro. Mi dice di avere fiducia sul campo".

Dove vuoi arrivare? "Voglio arrivare al livello top, senza limiti. Sono convinto di potercela fare. È solo l'inizio ora, tra 10 anni potrò dire di averlo detto...". Higuain e il raptus isterico contro la Juventus: la crisi e l'addio al Milan

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