Su cosa potrà dare la città di Los Angeles a Giroud: «Il tempo con la famiglia, soprattutto. Io a Torino, da agosto a maggio, pranzavo due volte all’anno con mia moglie, qui dopo qualche settimana di pranzi in famiglia quasi mi rimandava al campo ... A parte le battute, in MLS ci si diverte e si vive bene, ci sono meno pressioni».
Su cosa cambia tra Serie A e MLS: «Un esempio su tutti: qui non si va in ritiro e per la partita si arriva direttamente al campo. All’inizio è strano, poi si capisce che è solo differente».
Su cosa potrà dare Giroud ai LAFC: «Può segnare 20 gol all’anno e vanno bene: non è il tipo da segnarne 50, ha anche bisogno della squadra. Poi a Los Angeles potrebbe pure fare l’attore. Per me però farà la differenza soprattutto con il carattere».
Sul perché Giroud può fare la differenza con il carattere: «Perché Giroud vuole vincere, è un trascinatore, farà crescere i compagni come ha fatto con Leao, Pulisic e altri. Qui la testa conta tantissimo. Se arrivi con la presunzione di essere il migliore, fai male. Se vieni per imparare, finisci per rendere bene. La persona fa la differenza».
Su cosa colpisce Giroud da avversario: «Il fatto che abbia vinto un Mondiale da centravanti decisivo senza segnare. Per un numero 9, è difficilissimo. Qui c’è la sua grandezza».
Sul Milan che, senza di lui, perderà molto: «Sì, molto. Prima ha perso Ibra, poi lui, e sono colpi che si sentono. Il Milan ha un vantaggio: lo sapeva, ha visto arrivare il pericolo. E vi dico di più: se Giroud fosse rimasto, si sarebbe trovato in una situazione difficile. All’inizio è bello far crescere un giovane, poi si rischia di diventare ingombranti».
Sul sostituto ideale di Giroud nel Milan: «In Italia il giocatore che ha fatto meglio è sicuramente Zirkzee, anche se so che piace a tanti. A me piaceva già a Parma, si vedeva che aveva i colpi, era bravo. Poi certo, tra colpi e continuità c’è un abisso».
Sulla Serie A italiana: «Penso che l’Inter sia la squadra più forte, senza dubbio. Logico abbia vinto. Per me può aprire un ciclo nei prossimi due anni, sarà dura per tutti anche perché Milan e Napoli, a quanto leggo, quasi sicuramente cambieranno allenatore: in sei mesi sono cambiate o cambieranno quasi tutte le panchine, impressionante. E il primo anno con un nuovo allenatore è sempre complesso».
"Europei? L'Italia ha una grande carta: Spalletti"
—Sugli allenatori del nostro campionato: «Sono contento per Daniele (De Rossi) e per Thiago (Motta). Sono amici. Ora spero che Fabio (Cannavaro) si salvi con l’Udinese. L’affetto per loro va oltre tutto».
Sulle chance che ha l'Italia di vincere gli Europei: «L’Europeo è strano, servono sorteggi, incroci, tutto. Io dico solo che abbiamo una grande carta: Spalletti».
Su Luciano Spalletti: «È l’uomo ideale. E’ una garanzia e una speranza: in un mese può creare l’atmosfera perfetta, e questo può aiutare tanto. L’Italia è un gruppo che si sta riformando».
Su cos'altro serve per fare strada in Germania: «Fortuna. Questa squadra ha tutto per passare il turno, poi dipende anche dalla sorte. Se il naso di Arnautovic non fosse stato in fuorigioco, la nostra impresa forse non ci sarebbe stata...».
Su Federico Chiesa: «Può essere decisivo in ogni giocata, pochi come lui creano occasioni dal nulla».
Sui giovani che vorrebbe vedere agli Europei con l'Italia: «Non smetterò mai di essere un difensore nell’anima, allora scelgo Buongiorno e Calafiori, che hanno fatto benissimo in stagione. Calafiori può essere un’alternativa a Bastoni, mentre Buongiorno ha qualcosa di Acerbi: non ha esperienza internazionale ma è già un giocatore maturo. Dalle convocazioni, però, non mi aspetto grandi sorprese».
Sul suo futuro: «A metà luglio torniamo tutti a Livorno per l’estate, poi a Torino per la scuola. A me e mia moglie mancava la famiglia, anche se sarebbe stato interessante continuare qui».
Sul suo futuro da dirigente: «Il mio mondo è questo e sì, mi immagino dirigente, non allenatore, scout o direttore sportivo. Ho visto tanti cambiare idea lungo il percorso e ci sta, ma io ora mi vedo in questo ruolo, mi piacerebbe esplorare il business legato al calcio. Fino a sei mesi fa avevo ancora la testa da calciatore ma ora no, sto facendo molti incontri interessanti legati all’area business e commerciale.
Sulla nostalgia di un campo da calcio: «No dai, il campo è sempre dentro di me ma ora mi vedo più in sede che al campo. Si cambia, è la vita». LEGGI ANCHE: Camarda, rinnovo con il Milan? Ecco com'è andato l'ultimo incontro >>>
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