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Intervistato da 'La Gazzetta dello Sport', Dominique Meyer, Sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, ha rilasciato delle curiose dichiarazioni.
Su quale squadra tifa: "Sono per il Psg, una squadra di stelle che ci regala momenti di felicità e delusioni cocenti. In particolare stravedo per Kylian Mbappè, un artista del pallone. Lui rappresenta l’estetica della velocità. Non sapete quanto mi rattrista l’idea che possa passare al Real Madrid... Fabio Capello dice che vedere Mbappé in campo è come essere alla Scala. Mi piace che lo abbia detto e vorrei tanto conoscerlo. Lo invito a venire da noi così parliamo un po’ di calcio".
Su quali sono i 'suoi' campioni: "Su tutti Jacques Anquetil. Ho ricordo nitido del Tour de France 1964. Io avevo 8 anni e speravo di vedere il "mio" campione che era il leader della corsa. E quel giorno lui passò, in maglia gialla, con qualche metro di vantaggio su tutti. Mi sembrò un regalo. Anquetil è stato a suo modo un artista, un campione di eleganza. Nel calcio ho amato soprattutto Platini e Zidane. Ma avevo un debole per Gianni Rivera. Che bello era quel gioco lento e tecnico. Adesso il calcio è troppo atletico, troppo veloce e meno poetico. A proposito di Zidane... Ero a Berlino per la finale del Mondiale 2006 e la testata a Materazzi non l’ho vista. Ero concentrato sull’uscita dal campo di Henry e non mi accorsi di quel momento chiave".
Sulla finale del Mondiale 2006: "Ero con degli amici che ci rimasero davvero male perché vinse l’Italia di Lippi dopo la lotteria dei rigori. Io no, perché fu una bellissima partita decisa da un solo errore di Trezeguet... È la vita".
Se va anche a 'San Siro': "Il mio primo ricordo d’Italia è legato a quello è certamente uno degli stadi più belli del mondo. Era il 1980 e nel primo giorno a Milano andai a San Siro. Si giocava un Milan-Perugia e vinsero i rossoneri con un gol di Antonelli. Il “vecchio” San Siro era enorme e bellissimo senza copertura".
Se domenica andrà a vedere l'Inter: "Sto dalla parte del bel gioco e devo dire che in questa stagione sia il Milan sia l’Inter hanno giocato molto bene. Diciamo che per il momento ho scelto un solo colore: il nero… Devo ancora decidere se mettergli vicino il rosso o l’azzurro. Mi piacerebbe essere a San Siro o almeno seguire le partite in diretta tv, ma domenica abbiamo il “Ballo in Maschera” e una recita di Sylvia e io amo seguire i nostri spettacoli. Penso che gli chef debbano stare nella loro cucina...".
Sul Milan: "Mi impressiona Giroud. È incompreso, viene spesso criticato ma lui segna sempre sia col Milan sia con la Nazionale e presto batterà il record di reti di Henry con la maglia della Francia. E, soprattutto, fa gol decisivi come quelli del derby. E come lui l’altro vecchietto Ibra che ricordo dai tempi del Psg. A loro modo sono due ballerini".
Su Milano: "Amo l’Italia, tutta, e Milano in particolare perché è una città colta e generosa, una città concreta, curata e organizzata. Qui non si perde tempo a piangere sul latte versato, non si dà metaforicamente la colpa agli arbitri. Qui ci si rimboccano le maniche e si riparte. Poche lamentele e tanta energia".
Su come ha vissuto questi anni di pandemia: "Ero appena arrivato quando è toccato a me il compito di chiudere la Scala, come tutti i teatri, i cinema e gli stadi… Ma non ho mai avuto il timore che non si potesse ripartire. Anzi nella difficoltà abbia scoperto grandi risorse. Pe mesi abbiamo continuato ad aprire il teatro per concerti e rappresentazioni che andavano in streaming. Mentre il mondo intorno a noi era chiuso la Scala pulsava. Ora siamo, finalmente ripartiti alla grande. Oltre agli abbonati tradizionali abbiamo ritrovato anche un 20 per cento di turisti. Abbiamo chiuso gli ultimi due esercizi in utile e siamo pieni di idee e di ottimismo per quello che ci aspetta. Milano ha questa magia: ti invita, anzi ti aiuta a fare sempre meglio". Milan, le top news di oggi: esclusiva Biasiolo e il futuro del club.
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