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Milan, Albertini a tutto tondo: aneddoti su Sacchi, Capello e…

Demetrio Albertini AC Milan
Ad Unlocker Room - The Rossoneri Podcast, nuovo podcast curato e prodotto dal Milan, ha parlato l'ex storico centrocampista Demetrio Albertini
Emiliano Guadagnoli Redattore 

Nel quarto e nuovo episodio di Unlocker Room - The Rossoneri Podcast, nuovo speciale podcast curato e prodotto dal Milan, ha parlato l'ex storico centrocampista Demetrio Albertini. Tanti i temi trattati dall'ex giocatore. Ecco le sue parole. 

Albertini sull'arrivo al Milan

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"Non sentivo la pressione, era la bellezza di giocare al calcio, dovete sapere che durante i miei trascorsi nel Settore Giovanile del Milan ho portato indietro due volte la borsa. Un anno perché non giocavo, e io volevo divertirmi con questo sport, e la seconda volta perché non studiavo molto a scuola, quindi i miei genitori si fecero sentire. In quel periodo feci diversi sacrifici, a 14 anni ero nei giovanissimi nel Milan e prendevo il bus per andare a scuola a Seregno, poi dovevo uscire e correre per per raggiungere la stazione di Milano. Alla sera o tornavo con i mezzi oppure con amici, ero stanco e studiavo alla mattina alle 5 o alle 7".


Albertini sull'esordio col Milan

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"Ero con la prima squadra dall'inizio di quella stagione, mancavano 20 minuti e vincevamo 3-0 a San Siro contro il Como, quell'esordio l'ho considerato come un premio. Mi ricorderò sempre, ero uscito dallo stadio e un tifoso mi aveva fermato dicendomi che ne aveva visti tanti esordire per poi sparire nell'anonimato. Quando fai l'esordio da minorenne devi dare il peso giusto a tutto, mi sono sentito giocatore vero quando ho iniziato a stare titolare nel Milan. L'anno successivo rientro dal militare e gioco 10 minuti in due amichevoli e in quell'occasione mi lamentai con Capello, gli chiesi di andare via perché volevo giocare, ormai pensavo da calciatore".

Albertini sui suoi maestri

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"Ho avuto due scopritori, due grandi maestri come allenatori: Sacchi e Capello però Fabio interviene anche agli inizi. Allora io feci questo torneo con la Primavera a Genova, 7 partite giocate a ritmi altissimi, una volta terminata l'ultima gara chiamo il dottore e gli dissi che avevo 37 di febbre e che non potevo fare defaticamento. Tramite mio papà quel giorno scopro sulla Gazzetta, leggevo sul giornale che Sacchi aveva bisogno di convocare 5 giocatori della Primavera: sono stato tutto il giorno davanti al telefono aspettando la chiamata di Arrigo, il giorno dopo mi chiamò e iniziò la mia avventura in Prima Squadra".

Albertini su Sacchi

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"Era maniacale, ho avuto poi la fortuna e il piacere di conoscerlo anche al di fuori del calcio, ma era come un insegnante. Ha portato in Italia quella che doveva essere una partita di calcio con la creazione di emozioni. Due aneddoti meravigliosi, Arrigo aveva spesso il megafono e quando non aveva voce lo usava, ricordo un pomeriggio dove urlò in continuazione ma noi non sentivamo nulla, niente proprio. In Nazionale invece, seconda partita dei Mondiali 94, Arrigo chiama me e Dino Baggio in camera: "Ragazzini, è l'ultima chance che vi do, altrimenti non giocate più"".

Il DNA del Milan e il prestito al Padova

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"Ho avuto la possibilità di giocare in club importanti anche fuori dall'Italia: nel Barcellona o nell'Atletico ci sono DNA e mentalità diverse, conosco anche lo spirito della Lazio e so anche cosa ha significato giocare nel Milan di Berlusconi, lui disse "Diventeremo la squadra più forte del mondo" E il Milan in quegli anni non vinceva e non otteneva grandi successi, questo dobbiamo ricordarlo, invece oggi oggettivamente a livello di percezione all'estero è la squadra più riconosciuta italiana e non solo".

Sul prestito al Padova: "Mi ricordo un dialogo con Berlusconi che mi disse che aveva parlato con Sacchi e che non voleva andassi via, per lui era meglio giocare 12 partite nel Milan che fare un anno in prestito in un'altra squadra. Era il 1990-91 e avevo 19 anni, sognavo di giocare nel Milan, ma feci pochissime presenze da settembre a novembre e quindi decisero di mandarmi al Padova in prestito. Per la società sei un patrimonio da valorizzare e da curare, il Milan con me lo fece. Mi ricordo una volta quando al Padova fui invitato in una trasmissione locale, ma non avevamo ancora vinto una partita e una trentina di tifosi arrabbiati ci aspettavano lì fuori alla fine della trasmissione. "No ma non ce l'abbiamo con te, tu sei forte" Mi avevano tranquillizzato. La domenica successiva allo stadio ci fu una protesta con la Curva in sciopero, dopo 15 minuti facciamo gol e tutto lo stadio cantava il mio nome, da pelle d'oca".

Albertini su Capello

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"E' una persona più dedicata alla personalità in campo e al miglioramento degli errori. Ricordo che rilasciai un'intervista dove fecero un titolo un po' forzato sul fatto che io volessi più tranquillità e meno stress, ma non era ciò che avevo realmente detto e Capello si avvicinò a me e disse, scherzando "Allora ti sei fatto fregare eh" Poi a volte usava anche il bastone con la carota, era un modo per gestirci al meglio".

Milan, la piramide di Albertini

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"Allora Ancelotti lo metto in seconda fascia insieme a Rijkaard, al primo posto metto Pirlo. Fernando Redondo purtroppo contiamo la sfortunata esperienza al Milan, lo metto in ultima fascia insieme a Giunti, Biglia e Montolivo. Io mi metto in terza fascia con Tonali e Desailly". LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Kiwior, interesse mai tramontato, piace perché ...

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