José Altafini, ex attaccante del Milan (161 gol in 246 partite in rossonero dal 1958 al 1965) ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'Tuttosport' oggi in edicola, parlando proprio della situazione dei rossoneri. Ecco, dunque, le dichiarazioni di Altafini che, con il Diavolo, ha vinto due Scudetti (1959 e 1962) e la Coppa dei Campioni (1963, con la sua doppietta al Benfica).


INTERVISTE
Milan, Altafini: “Conceicao, ma che fai con Leao? Giménez e Camarda …”
Ex Milan, le parole di Altafini: "Leao fa la differenza"
—Su Rafael Leao: «I giocatori bravi devono sempre giocare dall’inizio. Non ha senso lasciare il più forte in panchina. Non capisco perché Sérgio Conceição faccia così con Leao».
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Sull'utilizzare Leao a gara in corso, come accadeva nel passato con lui: «Il paragone con me non c’entra nulla, anche perché io avevo una certa età quando militavo alla Juventus. Prima di allora ho sempre giocato titolare. Leao mica è un brocco che deve entrare in campo negli ultimi minuti. Quelli bravi vanno in campo subito dal primo minuto. Anzi le dico di più: Rafa è il top player della squadra e come tutti i grandi giocatori deve giocare sempre titolare. Non ho dubbi, anche perché il portoghese è quello che la fa differenza …».
Su cosa risponde a chi dice che spesso Leao rende di più entrando dalla panchina: «Può anche non combinare nulla per 89 minuti, tanto gliene basta solo uno per fare la differenza con una sua giocata. I grandi calciatori sono così e Leao lo è, perciò mi aspetto che venga messo in campo tutte le partite tra i titolari. Sarebbe un errore non sfruttarlo dall’inizio».
Altafini: "Milan, ho rispetto per Conceição ma farei così"
—Su chi punterebbe per la panchina del Milan nella prossima stagione: «Ho rispetto per i traguardi importanti centrati da Conceição in Portogallo, ma al Milan - dopo essere partito bene con la vittoria della Supercoppa Italiana - i risultati fatti sono stati negativi. Allenare il Milan è un’altra cosa rispetto al Porto. Non capisco perché il club vada sempre su tecnici stranieri, quando ce ne sono davvero tanti di bravi tra quelli italiani».
Sui nomi che ritiene validi per il Milan: «Tra i giovani ritengo Roberto De Zerbi e Vincenzo Italiano molto bravi. Li vedrei bene alla guida di un grande club come il Milan. L’importante, però, è che da parte della dirigenza ci sia un progetto chiaro. Non si può più sbagliare dopo questa stagione».
Su Santiago Giménez, partito alla grande nel Milan e oggi in calo: «Le punte dipendono molto dal gioco della squadra, inutile girarci intorno: se non arrivano palloni in area, qualsiasi centravanti fa fatica. Giménez era partito bene, mostrando buone cose: può far bene a patto che i giocatori lo supportino mettendolo in condizione di andare a calciare a rete».
"Al Milan manca un erede di Kjær. Punterei su Theo anche in futuro"
—Su come gestirebbe Francesco Camarda, che non gioca né in Prima Squadra né nel Milan Futuro: «Per giudicarlo e capire davvero quanto vale serve che giochi 5 partire di fila dal primo minuto. Se fa 5 minuti ogni tanto diventa difficile emergere e crescere. Quelli bravi sono sempre titolari e i grandi giocatori non stanno mai fuori dalla formazione iniziale».
Su cosa manca a questo Milan per tornare grande: «Il calcio è semplice: serve un portiere che pari, un attaccante che segni, un difensore forte e un centrocampista che sappia creare gioco, poi per il resto basta che gli altri giocatori corrano. Al Milan attuale manca soprattutto l’erede di Simon Kjær: devono prendere un centrale di alto livello che comandi la difesa e sia tosto in marcatura sugli avversari. In estate la priorità dev’essere quella di acquistare un grande difensore».
Su cosa farebbe con Theo Hernández, rinnovo o cessione: «Resta un grande giocatore. Ha avuto un periodo di difficoltà nei mesi scorsi, ma nelle ultime partite lo sto vedendo in ripresa. Le sue qualità restano di alto livello. Ci punterei per il presente e per il futuro». LEGGI ANCHE: Milan, il motivo del viaggio di Furlani negli USA e cosa intende fare adesso >>>
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