"Per crescere sarei dovuto restare alla Sampdoria, fu un errore del mio procuratore. Trovai uno spogliatoio difficile da capire, comandavano Baresi e i vecchi italiani, che in campo volevano che noi giovani facessimo quello che chiedevano loro e che fuori non ci consideravano proprio. Dovevo rimanere, come fece Ambrosini, poi diventato capitano”.
Nonostante il suo talento, il Milan lo “inghiottì” e la sua vita fuori dal campo divenne caotica: sperperò i guadagni, spingendo fino ad arrivare a vivere in un mondo di lussi e spese incontrollate.
“Ho guadagnato 350 milioni di lire, ancora oggi non so dove li ho spesi. Cene con gli amici, regali… con quei soldi a quest’ora avrei 6 case. Andavo in Via Montenapoleone e iniziavo a spendere. Versace, Armani… la banca mi aveva rilasciato anche la carta oro con cui non avevo limiti. Sperperavo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia”
Oggi, dopo aver superato i suoi demoni, Pagotto vive nelle colline fiorentine con la sua terza moglie e allena i portieri del Prato, una squadra di Serie D. LEGGI ANCHE: Van Basten, i ricordi di Tassotti: “Era speciale”. Poi un aneddoto shock
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