Sull'accogliere Berlusconi: «Accogliere è una parola grossa. Nel giorno del passaggio di consegne andai in sede in via Turati, assolutamente per caso. Trovai Berlusconi con Adriano Galliani e Giancarlo Foscale. “Lei chi è?” mi chiese. Mi presentai e in maniera fulminea mi domandò: “È milanista? Allora Foscale, le faccia subito un contratto di consulenza”».
Su Berlusconi: «Prima che entrasse in politica, si parlava della necessità di sdoganare l’Msi, potenziale bacino di elettori. Esclamai: “con l’Msi non si sta mai!”. Mi rifilò un’occhiata dall’alto in basso, come quella che si riserva a chi non ha la minima idea di cosa sia la politica».
Sulla passione per il Milan: «Mio nonno, Leandro Arpinati, era grande tifoso del Bologna e perciò portava sempre mia mamma a vedere le partite allo stadio. Lei quando si sposò fece giurare a mio padre che non l’avrebbe mai più portata a guardare una gara. Così mio papà utilizzò me per andare a San Siro. “Il bambino ci tiene” diceva. Così a 12 anni, poco incline a ogni sport, dissi che volevo diventare l’avvocato del Milan».
Sulle sue previsioni sul calciomercato: «Avevo predetto che Pato e Niang sarebbero stati acquisti disastrosi, ma non mi hanno dato retta. Diciamo che da ragazzo gli oroscopi mi sono serviti per catturare le curiosità delle ragazze».
Su quello che ha lasciato al Milan: «Saggezza e buon senso, oltre a mio figlio Lorenzo che ora si occupa più di me dei contratti dei giocatori».
Sul Milan 'americano': «L’ultimo scudetto mi ha entusiasmato moltissimo, più della vittoria con lo Steaua in Coppa dei Campioni, perché è stato un successo inaspettato. Me lo sono goduto. Di recente ho anche comprato per mio nipote la mia prima bandiera del Milan. Dopo tutti questi acquisti, e un’assenza di anni, mi toccherà tornare allo stadio». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - “Atalanta fiduciosa per De Ketelaere”
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