Sul suo percorso: "Io sono arrivato dall’Empoli, sono entrato da una piccola porta, anche se ho vinto la Coppa d’Africa. Molti dicevano: ‘Chi è Bennacer? Arriva dall’Empoli retrocessa?’. A me piace tantissimo tutto questo, perché finisci per sorprendere le persone. È un onore essere parte della ricostruzione di una squadra come il Milan, essere lì dall’inizio. È la quinta stagione, non ho nemmeno visto il tempo passare. Status nello spogliatoio? Il rispetto lo guadagni sul campo, provi sul campo le tue qualità più e più volte e ti guadagni il rispetto. Ho fatto così. Amo il calcio, ma questo è anche un lavoro che aiuta la mia famiglia e voglio eccellere nel mio lavoro. Non ho mai visto un giocatore che la gente rispetta ed è nullo sul campo".
Sul gruppo al Milan: "Avere 7,8 francesi penso che sia una cosa positiva, non creiamo problemi nello spogliatoio. Abbiamo un gruppo vero, bello. Siamo giovani, cerchiamo di imparare. Siamo come una famiglia, davvero. Se qualcuno sta male, vai a parlare con lui. Non serve che il mister vada a punire eventuali comportamenti sbagliati come l’arrivare in ritardo, siamo noi stessi a dirci le cose in faccia: se uno arriva in ritardo, ci diciamo: ‘Per favore, fai che non succeda più per il bene della squadra’. Oppure ci diciamo: ‘Oggi non hai fatto bene fratello, fai più attenzione’. Di solito è il mister che dice cose così, con noi invece funziona così. Non c’è l’ego. Penso che facciamo tutti il bene della squadra. Ho molta affinità con Rafa. Ha passato 6 mesi al Lille e parla troppo bene francese. Ma anche con tutti gli altri giocatori ho affinità. Con Yacine anche che sta facendo molto bene ora, sono molto contento di vederlo così".
Sul suo ruolo: "Ci capivamo benissimo con Kessie e Calhanoglu. All’inizio dell’anno scorso mi ha messo mezzala destra e ho segnato anche contro l’Atalanta. Non stava andando male, mi ha lasciato libero. Mi diceva che mi dava dei compiti, ma ero più libero. Poi sono tornato a giocare da play perché mancava qualcuno lì. Non dico che non mi piace quella posizione, ma credo che il periodo migliore sia stato quello con Kessie. Da play (numero 6) dipende tutto dal contesto, dalla mentalità del mister. Se ho un mister ossessionato con il possesso palla, prendersi dei rischi, mi piace molto la posizione da play. Da mezzala (numero 8), mi piace molto quando il mister mi dà dei compiti, ma mi lascia libertà. Posso però giocatore in entrambe le posizioni. La posizione contro il Napoli su Lobotka? Era il primo match che giocavo da trequartista, era qualcosa di nuovo per me. Senza pallone dovevo focalizzarmi su Lobotka". Milan, Reijnders fissa gli obiettivi: "Vogliamo Scudetto e Champions" >>>
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