- Calciomercato
- Redazione
news milan
Daniele Bonera (collaboratore tecnico AC Milan) durante Milan-Fiorentina (Serie A 2020-2021) | AC Milan News (Getty Images)
Daniele Bonera, collaboratore tecnico del Milan, che oggi compie 40 anni, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco le parole di Bonera: "La frase di Hugo (I 40 anni sono la vecchiaia della giovinezza)? Frase azzeccatissima. Mi sento bene, in realtà mi sento ancora giovanissimo ma in effetti parliamo di un traguardo importante. Uno scollinamento che ti porta verso il futuro con una visione diversa della vita".
Bilancio: bicchiere pieno?
“Quando guardo al passato mi rendo conto che ho raggiunto grandi obiettivi e soprattutto che ho ancora tanti amici nel calcio, cosa rara. Sono molto soddisfatto del mio percorso”.
Dica la verità, avrebbe voluto giocare più a lungo?
“Ho vissuto la mia ultima stagione al Milan a 34 anni e poi ho deciso di fare esperienza all’estero. Al Villarreal pensavo di fare un anno, poi mi sentivo bene e così ho fatto il secondo, il terzo e il quarto. Ecco, l’ultimo è stato un po’… incerottato e così ho smesso. Sono contento di aver chiuso a 38 anni, un traguardo che non è da tutti”.
Poi, la chiamata del Milan.
“Ho avuto la fortuna di tornarci subito come collaboratore tecnico. Ed è quello che desideravo, mi ritengo una persona fortunata”.
Proviamo a ipotizzare una data in cui si metterà al timone di una squadra?
“Difficile a dirsi. Però è un percorso necessario, su cui mi sono incamminato grazie a persone che mi hanno insegnato tantissimo. Giampaolo, seppure per breve tempo, e poi ho avuto la grande fortuna di conoscere Pioli. Lui e il suo staff mi hanno fatto sentire importante e partecipe, e il mio grado di preparazione è aumentato. L’idea di allenare nella mia testa senza dubbio c’è”.
E se per caso arrivasse ora una chiamata?
“Diciamo che non sarei preso alla sprovvista come due anni fa. Ora ho un grado di preparazione per poter gestire situazioni non solo di campo, ma anche di spogliatoio. Se arrivasse una chiamata la valuterei”.
Farsi le ossa in questo lavoro proprio al Milan è la situazione migliore che potesse capitarle?
“Certamente sì. Due anni fa avevo la possibilità di entrare nella gestione tecnica del Villarreal, ma la chiamata del Milan era impossibile da rifiutare. Era la situazione ideale nel momento ideale, e dopo tanti anni siamo riusciti a tornare nell’habitat naturale del Milan, ovvero la Champions”.
Peschiamo ancora nel passato: il compagno che l’ha fatta più ridere?
“Senza dubbio Pirlo, un insospettabile. Viene dipinto come un musone, ma è esattamente il contrario”.
Il più pazzo?
“Un bel testa a testa Balotelli-Cassano”.
L’amico con la A maiuscola?
“Gilardino, con cui ho condiviso anche Parma. Amici prima e amici adesso”.
L’aneddoto più particolare vissuto a Milanello?
“La famosa lumaca di Gattuso, ovvero quando Rino se ne mangiò una in mezzo al campo per scommessa. Noi guardavamo disgustati e allibiti…”.
L’avversario che più l’ha fatta ammattire.
“Ho avuto la fortuna di giocare contro i più grandi. Diciamo che Messi era un bel problema…”.
L’allenatore che le ha trasmesso di più?
“Al Milan sicuramente Ancelotti. Al Parma agli inizi Prandelli, ma se devo dire nome che mette d’accordo tutti dico Mazzone a Brescia. Per me è stato come un padre. Mi ha fatto esordire, mi ha cresciuto. Lo saluto con grandissimo affetto”.
Lei ha vinto cinque titoli: quale si è gustato di più?
“Senza dubbio la Champions. Vincere quella coppa è qualcosa di incredibile. Confermo: è il trofeo più bello da vincere”.
Nel futuro ci sarà una squadra tutta sua, ma in realtà il debutto l’ha già fatto… col Milan. Com’è andata sulla panchina rossonera quando Pioli era a casa col Covid?
“Un’esperienza bellissima. Sono successe tantissime cose quest’anno, ma questa la ricordo con grande orgoglio. Ho debuttato contro Gattuso a Napoli, poi ci fu il Lilla e quindi la Fiorentina. Tre partite difficili, ho vissuto settimane di tensione, però avevo il supporto a 360 gradi del mister. Pioli è stato fondamentale, così come Maldini e Massara, figure molto importanti. Comunque devo dire che gestire riunioni tecniche e dirigere allenamenti mi ha proiettato verso quello che potrebbe essere il mio futuro”.
Tra l’altro due vittorie, fra cui quella di Napoli, e un pareggio: è imbattuto…
“Ho preso una squadra che era in una buonissima condizione fisica e mentale, e i ragazzi mi hanno aiutato tantissimo. Un’esperienza che mi ha fatto crescere. E devo dire che poi in panchina mi sono sentito a mio agio. Diciamo che tutto quanto ha riguardato la preparazione è stato molto stressante, poi a partita iniziata mi sono sentito bene”.
Qual è l’aspetto più importante che le ha trasmesso Pioli?
“Ha tante doti, ma direi il suo modo di gestire l’allenamento e lo spogliatoio. Non sembra, ma sa essere molto duro quando occorre ed è esuberante negli allenamenti. Ma anche meticoloso e concentrato. Una bellissima sorpresa. Lavorarci insieme è speciale”.
A Milanello dicono che lei sia, con Pioli, fra i migliori nella gestione dei rapporti umani.
“La medaglia d’oro spetta a Murelli, il vice di Pioli. E anche a Davide Lucarelli, che è un collaboratore come me. Anch’io comunque riesco a capire determinate situazioni o stati d’animo, avendo smesso di giocare da poco”.
Qual è il giocatore che l’ha stupita di più?
“Direi che non ci sono dubbi se faccio il nome di Kessie. Una crescita non solo tattica, ma anche a livello umano, nella gestione dei compagni. Ha dimostrato di essere un leader vero. Sullo stesso gradino potrei mettere Kjaer. Persone che ti danno una base di affidabilità nei momenti più complicati. Come squadra abbiamo fatto qualcosa di davvero grande”.
Ma com’è questo Milan vissuto dall’interno? Ce lo racconti con il suo sguardo privilegiato.
“E’ anche quello che si vede da fuori, direi. Un gruppo di ragazzi giovani, con qualche guida più esperta. Un gruppo esuberante, ambizioso e in certi momenti anche sfacciato nel nostro modo di giocare, che non è cambiato nemmeno nei momenti poco positivi. Il nostro segreto è stato la volontà di confrontarsi con squadre con ambizioni diverse mantenendo quella sfacciataggine”.
Ci racconti quali sono le sue incombenze lungo la settimana.
“Intanto diciamo che a Pioli piace condividere, apprezza molto le idee e la collaborazione. Si parte con una riunione generale, poi ognuno si dedica ai propri compiti separatamente. Spesso si va sull’analisi delle partite a livello individuale che poi sfocia in lavori di perfezionamento nei gesti tecnici, o movimenti, a fine allenamento. Oppure alla valutazione delle strategie per la domenica all’interno dell’allenamento”.
Lei ha 31 presenze in Champions con la maglia del Milan: che cosa può dire ai giocatori rossoneri, e sono tanti, che vi parteciperanno per la prima volta?
“Che sono partite diverse, magiche, e devono essere vissute con la stessa esuberanza vista in questo campionato”.
Il Milan è in quarta fascia: comunque vada, non sarà un granché come sorteggio.
“Sono convinto che pur partendo in quarta fascia, ci sono tante squadre che non ci vorrebbero nel loro girone...”.
A proposito di Champions, anche le ragazze rossonere hanno ottenuto la qualificazione. Le piace il progetto tecnico del Milan femminile?
“Sì, mi piace molto. Tra l’altro Ganz le allena benissimo, ne abbiamo parlato poco tempo fa, ero curioso di capire come si trovava ed era contentissimo. Peccato per la sconfitta in finale di Coppa Italia”.
Torniamo un attimo con l’occhio indiscreto dentro Milanello, e ci sveli l’Ibrahimovic che nessuno conosce.
“L’ho vissuto anche da compagno e posso dire che è cambiato. E’ diventato più riflessivo, gli piace parlare con i giovani e col mister, un dialogo continuo. Visto da fuori pare uno spaccone, ma in realtà è molto attento e sensibile alle vicende, anche personali, dei compagni. Passa un’immagine stereotipata di lui che non è reale”.
La chiusura è dedicata a lei e ai suoi prossimi 40 anni: possiamo dire che il sogno è allenare il Milan?
“Allenare il Milan è il sogno di tutti, ma mi sa che c’è una bella lista d’attesa e mi devo mettere in coda… Ora comunque c’è Pioli e il Milan in buonissime mani. Però per chi come me è milanista da sempre, è normale che quel sogno lo culli più degli altri”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA