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Milan, Calcagno: “Decreto Cescita? Le frasi di Furlani sono aberranti”

Fabio Barera Redattore 

Umberto Calcagno, presidente dell'AIC-Assocalciatori, ha criticato le dichiarazioni di Giorgio Furlani, dirigente del Milan

Umberto Calcagno, presidente dell'AIC-Assocalciatori, ha presenziato al Gran Galà del Calcio. Nel corso dell'evento ha criticato la posizione di Giorgio Furlani, dirigente del Milan, sul Decreto Crescita. Ecco le sue parole riportate da 'calciomercato.com'.

Calcagno: "Nel Milan se non gioca Calabria non ci sono italiani"

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Sul Decreto Crescita: "Io credo che sarebbe, oltre che aberrante, anche difficile da giustificare mantenerlo solo per il mondo del calcio, quando oggi sappiamo bene che verrà eliminato negli altri settori. È un provvedimento devastante, sia per i nostri giovani che per chi gioca già ad alto livello. Poter beneficiare di una detassazione del 50 per cento crea una disuguaglianza che ha acuito ancora di più la percentuale di stranieri in Serie A. È una richiesta che facciamo al ministro Abodi: è il momento giusto per togliere questa sperequazione. Non è una battaglia allo straniero, non ci appartiene: vogliamo fare tornare gli italiani allo stesso livello degli stranieri".

Sulla risposta a Furlani: "Per Furlani toglierlo significa la distruzione del calcio italiano? È proprio il contrario. È una frase per me incredibile: il nostro calcio si deve basare su un risparmio fiscale sugli stranieri per non andare alla distruzione? Spero sia stata una provocazione: capisco che sia un risparmio per le società, ma non può essere a danno della Nazionale e di tutto il movimento. Guardiamo al minutaggio: Lippi nel 2006 contava sul 70 per cento di italiani e 30 per cento di stranieri; Mancini prima e Spalletti poi fanno i conti con percentuali invertiti. E questo vale ancora di più per i club più importanti: nel Milan se non gioca Calabria non ci sono italiani, in Champions aveva in campo gli stessi francesi del PSG. Io spero che il ministro Abodi capisca questa istanza, del resto non si capisce perché, se in tutte le altre categorie, debba rimanere nel calcio, dove teoricamente si dovrebbe partire alla pari". LEGGI ANCHE: Il futuro del Milan è roseo, l'Inter naviga fra i debiti: i dati a bilancio >>>



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