Il tecnico Massimo D'Amaro è stato il primo allenatore di Camarda ai tempi dell'Afforese. Il suo parere sull'attaccante del Milan
Il tecnico Massimo D'Amaro è stato il primo allenatore di Camarda ai tempi dell'Afforese. Oggi il giovane attaccante del Milan debutterà in Serie A dal primo minuto contro il Cagliari. L'allenatore ha parlato a Gazzetta.it proprio di Camarda prima del passaggio in rossonero. Ecco le sue parole.
Milan, l'esperienza in porta, la voglia di giocare e il futuro. Camarda raccontato dal primo allenatore
—
"Il bello anche lasciare che i bambini sprigionino la loro fantasia, lasciandoli liberi di provare l’uno contro uno. Francesco prendeva la palla e andava dritto verso la porta".
E i compagni non dicevano niente?
—
"No, perché i bambini sono contenti se vedono la palla finire in porta. Che poi sia uno o l’altro a mettercela, va bene uguale. Vinte tutte tranne una, contro una squadra in cui c’era un bambino che poi pure è andato al Milan. Usciva a testa bassa, col broncio. Mi passava vicino e chiedeva: 'Mister Max, quando posso rientrare?'. Alla loro età le partite sono fatte di tre tempi da 15 minuti l’uno, quindi c’è spazio per tutti. Lo spiegavo a Francesco, che sembrava capire, salvo, dopo due minuti, tornare alla carica: 'Mister Max, quando posso rientrare?'".
La chiamata del Milan e quando giocava anche in porta
—
"Non avendo ruoli fissi, Francesco finiva pure in porta. Anche in quel caso faceva la faccia storta, ma infilava ubbidiente maglia e guanti. Solo che non riusciva a restare tra i pali: la prima volta faceva lo sforzo di passarla al compagno, la seconda la lasciava cadere davanti ai piedi e partiva per andare a segnare. Poi tornava trotterellando contento in porta. Ho capito che Camarda era destinato a grandi cose quella volta in cui l’ho visto palleggiare, alzare il pallone e colpirlo in rovesciata mettendolo in porta. Un gesto eseguito in perfetta coordinazione. Un giorno arriva al campo un osservatore del Milan, Giovanni Vallelonga. Parla coi nostri dirigenti e con i genitori di Francesco. Dopo qualche giorno, Camarda non lo vedo più. Torna dopo tre o quattro mesi. 'Che è successo?', gli chiedo. Scopro che il suo istruttore al Milan lo aveva rimproverato vedendolo svogliato e distratto, e gli aveva detto: 'se fai così, torna pure all’Afforese. E lui aveva risposto: va bene, ci torno. Capito, che personalità?".