Sulla corsa alla Champions League: "Lazio e Fiorentina sono i nostri competitor, purtroppo, almeno per la zona Champions League. Stanno perdendo colpi ma noi non riusciamo ad avere quella continuità e quel passo per poterci presentare con le credenziali giuste. La corsa verso il titolo poi sembra una chimera. Questo Milan deve dimostrare in campo grande attenzione, che secondo me è mancata. Anche se ultimamente è vero che abbiamo trovato, pare, una certa solidità. Però prima tanti errori commessi che ci sono costati tanti punti. Adesso manca un po’ anche questa capacità realizzativa".
Il Natale con e senza Berlusconi: "Io la storia del Milan l’ho vissuta anche nei momenti di difficoltà, anche con Farina. Prima i Natali erano un po’ più morigerati, con poco da festeggiare. Anche se c’era sempre la voglia di stare insieme, per carità. E poi è cambiato tutto, si è diventati famiglia. Questo aiutava a stare vicini, a sentirci ancora più squadra. Le cose non sono andate bene subito fin dall’inizio, ma quando sono iniziati ad arrivare risultati è come se ci fosse sbocciato un fiore tra le mani. E i Natali che si sono susseguiti sono stati tutti piacevoli, di festa, ma anche qualche sofferenza con le Coppe Intercontinentali".
Su Simone e l'aneddoto sulla pelliccia regalata da Berlusconi alla mamma: "Lo faceva soprattutto con gli attaccanti (ride, ndr). Marco poi era del nostro tavolo, il tavolo dei goliardici e degli ignoranti (ride, ndr). Marco, Albertini, Stefano Nava… Poi si sono susseguiti nel tempo anche altri giocatori, io ho avuto la fortuna di stare al Milan 14 stagioni e al tavolo un po’ di gente è cambiata".
Sul metodo per vincere: "Non si vince solo con l’impegno finanziario ma si vince con la capacità di tenere insieme le persone, i giocatori, lo staff, la compagine societaria. Questa complessità non è facile gestirla o governarla, anche se non bisogna solo governarla ma anche lasciarla libera di esprimersi. Questo sta un po’ venendo meno. La capacità di Berlusconi e del management sia stata quella di prendere certamente giocatori forti, ma poi fare sì che questi giocatori in campo, e non solo, riuscissero a dare quei risultati anche sotto l’aspetto dell’espressione di gioco. Conta vincere ed è chiaro che il tifoso vuole vincere, ma è il come si è vinto che ha determinato che quel Milan rimanesse nella storia".
Sulle raccomandazioni di Capello e Sacchi per le feste: "Non è che ci fossero tanti spazi liberi, non è che ci fossero le vacanze natalizie. Ci si allenava comunque anche se veniva dato qualche giorno libero. Dovevamo essere pronti e preparati. Oltre gli aspetti fisici ed atletici c’era l’aspetto mentale, quella cosa che assolutamente è fondamentale per ottenere i migliori risultati, non possiamo separare le cose. La capacità di essere focalizzati sugli obiettivi e sulla prestazione era troppo importante".
Sul momento che vive Theo Hernandez: "Io ho avuto un problema, ho dovuto togliermi 7 cm di perone. Ho dovuto fare tre operazioni e poi ho recuperato. Lì conta la vicinanza delle persone a te care, ma anche della squadra e della società. E soprattutto va trovata la forza in sé stessi. Più che dimostrare agli altri devi dimostrare a te stesso di poter tornare quel giocatore che eri prima dell’infortunio o prima del momento difficile. È chiaro che poi si debba essere aiutati, credo che Theo abbia tutto per poter scegliere come essere aiutato. Poi spetta sempre a lui il modo, e le persone e la maniera giusta per essere aiutato e tornare poi ad essere quel giocatore che tutti conosciamo, un grandissimo terzino di fascia offensivo".
Un desiderio per il 2025: "Mi piacerebbe avere un attaccante da doppia cifra, per risolverci un po’ qualche problema. Ho fatto il nome di J. David, anche se non i costi quali siano. È un giocatore relativamente giovane, va verso i 25 anni, che Fonseca conosce avendolo avuto al Lille. Vediamo, sognare non costa nulla".
Sul giocatore che oggi lo rappresenta di più: "È Matteo Gabbia, perché ha questa capacità di essere focalizzato sul compito. È un giocatore che ha grande capacità attentive, è sempre di supporto al compagno. Ha una certa dialettica e personalità nel porsi davanti alle telecamere quando le cose non vanno per il meglio".
Su Camarda: "Gli auguro un 2025 sempre più da titolare. Anche all’interno del Club, che lo vivono giorno dopo giorno, si sia arrivati a capire che può essere ritenuto uno dei titolari. Poi è giovane, bisogna stare attenti e quant’altro ma speriamo che arrivi e questo ragazzo faccia gol. Così magari non abbiamo bisogno di David e di andare a spendere". LEGGI ANCHE: Milan, si può vincere con intelligenza: ma bisogna mettere le cose in chiaro
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