“Quando arrivò, capì di essere arrivato in una grande squadra e mi mise subito in difficoltà. All’inizio pensava solo a divertirsi e fare i giochini, poi io gli ho fatto capire come doveva impostarsi. Gli ho fatto vedere i movimenti di Van Basten, ora si potrebbero far vedere a Leao. Grazie alla sua personalità ha imparato in fretta“.
“Ibra è un leader e uno come lui dà sempre qualcosa. Quando non capiva di esserlo nel campo, lo era in spogliatoio e sapeva essere ascoltato da tutti. Si è sempre messo in discussione e ha dimostrato di essere conscio dei limiti fisici che aveva adesso. Ibrahimovic è un uomo vero, sensibile e rispettoso. Ci è rimasto male con chi non l’ha voluto, come Guardiola ad esempio“.
“Gli ho subito messaggiato dopo il suo addio e mi ha risposto immediatamente, abbiamo un rapporto particolare. Sia lui che Van Basten hanno avuto due addii di un certo peso. È naturale essere leader per Ibra. Faccio un applauso ai tifosi del Milan per lo striscione GodBye, un saluto di livello unico ed emozionante e un super addio“.
“Ibra ha sempre voluto mettersi in discussione e sentirsi Dio ovunque. È tornato al Milan per trasmettere personalità ai compagni e cambiare le carte in regola. Per lui è naturale sentirsi il migliore“.
“Secondo me affronterà di petto la sua nuova vita e per la prima volta avrà un timore perché non conosce quello con cui andrà a confrontarsi, un mondo pieno di insidie in cui ci saranno gli squali (in senso metaforico) ad attenderlo. Potrebbe essere un grande opinionista e sarebbe una voce molto importante, oppure il dirigente di una squadra“.
“Ibra è sempre stato un testardo ed è grazie alla sua testardaggine che è arrivato dov’è ora. L’unico suo rimpianto è la mancata vittoria della Champions e il Pallone d’oro“. LEGGI ANCHE:Milan, il resoconto di una stagione non vissuta al massimo >>>
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