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INTERVISTE

Milan, le rivelazioni di Chukwueze su Pioli, Fonseca, Ibra e i soldi arabi

AC Milan intervista Chukwueze Gazzetta
Samuel Chukwueze, attaccante nigeriano del Milan, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Samuel Chukwueze, attaccante nigeriano del Milan, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, qui di seguito le sue dichiarazioni.

Milan, Chukwueze a 360° alla 'rosea'

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Su Chukwueze uomo felice: «Sì, la cosa più importante è avere persone che ti danno fiducia. Il Milan è una famiglia, non una squadra. Facciamo tutto insieme. Io, Yacine Adli, Noah Okafor, Fikayo Tomori, Ruben Loftus-Cheek, Davide Calabria che è il capitano e vorrei sempre con me. Parliamo di vita, anche delle cose che vanno male».


Sulla prima scena che gli viene in mente della sua vita: «Mia mamma che non vuole farmi giocare. In Africa tutti si concentrano sulla scuola e lei diceva “Il calcio non ti darà mai soldi”. Io però sono nato con il calcio dentro. Allora andavo a giocare fino alle sette di sera, e quando tornavo a casa lei mi metteva in punizione. Mi prendeva le scarpe da calcio e me le requisiva, così dovevo nasconderle. Il problema è che le trovava sempre. Una volta mi ha bruciato scarpe e magliette e mi ha detto: “Samuel, devi concentrarti sugli studi”. Ho provato, ma una parte del mio corpo era spenta».

Su come ha iniziato a giocare seriamente a calcio: «Allora il fratello di mio cugino mi ha detto che c’era un provino in città. Gli ho risposto di non venire nemmeno a chiamarmi. Invece lui ha bussato alle 5.30 del mattino e mia mamma gli ha aperto: “Samuel non viene da nessuna parte, ha scuola oggi”. Mia nonna l’ha convinta, poi mi ha svegliato e mi ha dato i soldi per il trasporto».

Sul provino: «Quando sono arrivato, mi hanno detto che era già finito. Poi mi hanno fatto giocare da solo, hanno visto il controllo di palla e hanno cambiato idea: “Ok, basta, è quello che cercavamo”. Mi hanno portato a un torneo in Portogallo».

Sulla reazione di sua mamma: «Quando ha fatto quel sogno, sì. Ha sognato che io alzavo il trofeo e segnavo, e per fortuna il sogno si è avverato. Recentemente mi ha detto “Ora comincio a credere nel calcio” ma l’unica a crederci dall’inizio è stata mia nonna, che quest’anno è morta».

Sul parere di sua madre sul Chukwueze calciatore: «La cosa divertente è che in Africa non si cambia idea. Vuole ancora che studi, mi vuole dottore, magari un dottore nel calcio. Io prima volevo fare l’avvocato ma lei: “No no, dottore. Devi studiare farmacia”».

Su quanto è complicato poterlo fare: «Io cerco di tenere il cervello attivo. A volte ripasso qualcosa nella testa, vado online a leggere articoli medici. So che non giocherò a calcio per sempre».

Sull'idea che ci si fa dei soldi nel mondo del calcio: «Se fossero stati un problema, avrei firmato in Arabia Saudita. Un anno fa mi volevano. Dieci milioni netti a stagione? No no, era di più …».

Sul perché ha rifiutato i soldi arabi: «La mia mente era settata solamente sul Milan. Il mio agente me lo diceva: “Ehi, guarda che ci sono questi soldi …”. Ma io no: “Non voglio andare da nessun’altra parte”. Allora si è arreso. Quei soldi se verranno, verranno. La cosa più importante adesso è credere in me stesso, sono ancora giovane, voglio farcela, devo restare in Europa».

Su come va ora al Milan: «Il mister mi dà fiducia. Ora devo dimostrare che sono da Milan. Penso sia il mio momento».

Su cosa non ha funzionato con Stefano Pioli: «Sono arrivato tardi, a fine luglio, era un po’ difficile convincerlo, chi giocava nella mia posizione segnava. Tutti siamo umani, anche io volevo giocare, ma gli allenatori sono prudenti, è normale. Ho avuto un buon rapporto con Pioli, è un uomo fantastico e un bravo allenatore ma è questo il calcio».

Su come va con il nuovo allenatore, Paulo Fonseca: «Mi ha detto solo una cosa: “Samuel, non voglio vedere il Chukwueze dello scorso anno. Voglio quello del Villarreal”. E io: “Ok, no problem”. E’ come se fossi rinato. Sono un giocatore nuovo».

Su come funziona la squadra con Christian Pulisic da numero 10: «Ah, per me è perfetta. Rafa è veloce, Pulisic dribbla e segna, io posso fare uno-due. Se raddoppiano Rafa, poi devono marcare noi».

Su chi è più veloce tra lui e Rafael Leão: «Senza palla, lui. Con la palla, io».

Su Leão tra i Top 3 della Serie A: «Sì, e tra gli altri due c’è il mio amico Victor Osimhen, che spero resti in Italia».

Sulla possibilità di vedere Osimhen al Milan un giorno: «Vorrei chiudere gli occhi, riaprirli e vederlo qui al Milan. Gli dico sempre: “Sicuro che non vuoi venire?”. E lui: “Samuel, sai che è difficile …”».

Su quanti gol vuole fare in questa stagione: «Voglio battere il mio record di sei in campionato».

Su com'è Zlatan Ibrahimović: «E’ durissimo, mamma mia. Però un bravo ragazzo: è duro nel business, sempre diretto. Mi dice: “Chuk, ci aspettavamo che segnassi ...”. E poi, quando segno: “Ah, finalmente, ma dovevi segnarne due. La prossima volta non scherzare davanti alla porta”».

Su Álvaro Morata: «Forte. Attacca lo spazio, fa assist, lavora duro e conosce la A più di me. Per noi esterni, è perfetto».

Su Francesco Camarda: «Per me è speciale. E’ giovane, è forte ma deve continuare a lavorare, dimenticare l’hype e spingere forte. E’ molto intelligente, se continuerà a lavorare diventerà uno dei migliori attaccanti al mondo, credetemi».

Su chi gli è più vicino tra i suoi compagni di squadra: «Adli è il mio fratello francese. Yac mi ha spiegato quello che dovevo e non dovevo fare a Milano. Se ho problemi, chiamo lui. Yac è unico».

Su cosa ha di negativo l'Italia: «Ah, come guidate a Milano… da matti. Quando vado a Milanello, c’è sempre qualcuno lento in corsia di sorpasso, mi fa impazzire».

Sull'All Star Championship, il torneo che organizza in Nigeria: «Lo faccio da tre anni perché sento che devo fare qualcosa per Umuahia, la mia città. La mentalità è che, se ce la fai nella vita, devi tornare a fare felice la gente. Il torneo è a otto squadre, sei contro sei. Io prendo le maglie di otto squadre, quest’anno Milan, PSG, Borussia Dortmund, Barcellona … Quelle del Milan me le dà la società, le altre sono un po’ originali, un po’ no, in Africa non è facile trovarle».

Sulla squadra perfetta per il torneo 6 vs 6: «Mike Maignan in porta. Malick Thiaw e Fikayo Tomori dietro. Tijjani Reijnders e Yunus Musah in mezzo. Rafa Leão davanti. Solo giocatori del Milan? Ehi, è la mia squadra, scelgo io! Per un fuori quota da un'altra epoca, scelgo Ricardo Kaká. E’ il mio preferito di sempre ma non l’ho mai conosciuto. Se un giorno viene a 'San Siro', mollo tutto e vado a vederlo». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan – Emerson Royal e poi? Andrà a finire in un unico modo >>>

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