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Emerson Royal: “Al Milan per fare la differenza. Leao? Gli ho già detto …”

Emerson Royal AC Milan amichevole Milan-Monza 3-1 Trofeo Silvio Berlusconi 2024
Emerson Royal, nuovo terzino del Milan, ha rilasciato alcune dichiarazioni parlando del suo passato, ma anche degli obiettivi futuri
Fabio Barera Redattore 

Emerson Royal, nuovo terzino destro del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni di 'Milan TV', soffermandosi in modo particolare sul suo passato, ma dando uno sguardo al presente e al futuro in rossonero. Ecco, dunque, tutte le sue parole.

Milan, Emerson Royal: "Il tatuaggio che ho rappresenta ciò che sono"

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Sul suo tatuaggio 'vincere o vincere': "Per me è una frase molto importante perché da bambino vivevo in una favela e pensavo solo a vincere. Dovevo vincere nella mia vita per aiutare la mia famiglia, soprattutto nel calcio. Quando scendo in campo voglio sempre vincere, anche se si tratta solo di una partitella con gli amici. Ho fatto questo tatuaggio perché rappresenta ciò che sono".


Su che ricordo ha delle favelas di San Paolo: "C’è gente che ha tanti preconcetti, visto che viene dalla favela non ce la puoi fare. Molta gente pensa che nelle favelas ci siano solo cose brutte, ma quelle cose negative possono essere trasformate in positive. A me è successo. Da bambino avevo molto poco, c’erano le sparatorie dove abitavo io, questo mi ha fatto maturare e volevo portare via la mia famiglia da lì. Sapevo giocare a calcio e ho detto a mia madre che avrei giocato a calcio e le avrei cambiato la vita. Come dicevo la gente pensava fosse impossibile. Io ho sempre avuto voglia di vincere. Ora non posso stare molto lì, la vita cambia ma quando posso passo e cerco di aiutare i bambini e le fondazioni".

Emerson Royal: "Sono qui per fare la differenza"

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Se ha pensato a qualcuno in particolare quando ha firmato: "In particolare mio figlio e mia moglie perché mi hanno cambiato la vita e fanno di tutto per starmi vicino. Ho anche mia mamma e i miei fratelli, ma principalmente ho pensato a mio figlio e mia moglie. Ho sempre sognato di essere padre, amo molto mio figlio, vorrei stare sempre con lui. Abbiamo una connessione che non si può spiegare. Anche mia moglie Stella mi dà molto amore e mi ha dato mio figlio, che si chiama Claudio".

Su che ricordi ha del Milan: "Quando entrai a San Siro provai un’emozione grandissima perché è uno stadio bellissimo pieno di tifosi. Prima della partita guardavo i tifosi sperando  un giorno di giocare per loro. Ora sono qui al Milan e voglio vivere di nuovo quell’atmosfera con la maglia rossonera. Sono qui per fare la differenza".

"Ho scelto il numero 22 per Kakà. Voglio fare bene come lui"

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Sulla passione per il rap: "Sapevo di Leao perché ho visto che ha fatto buona musica e gli piace cantare. Ci ho parlato e gli ho detto che dobbiamo comporre musica insieme. Mi sono innamorato della musica da bambino e ho iniziato componendo pezzi di samba, poi ho composto rap. Ho uno studio in casa a Londra, ora lo porto a Milano".

Sul perché ha scelto il numero 22: "Il numero di Kakà, che per noi brasiliani è un modello e quando ho saputo che indossava quella maglia non ci ho pensato due volte e l’ho scelta perché voglio fare bene come lui".

Se ha qualche ricordo dei brasiliani passati per il Milan: "La verità è che il Milan per noi brasiliani è come se fosse una nostra squadra, una squadra brasiliana, per questo ho sempre sognato di giocare qui. Come poter dimenticare le magie di Ronaldinho, guardavo molte partite del Milan perché lui mi piaceva molto. So che ai tifosi piacciono molto i brasiliani, il club somiglia molto a quelli brasiliani quindi ho tutta la fiducia della squadra e dei tifosi per fare bene il mio lavoro".

Milan, Emerson Royal: "Leao può aiutarmi ad esprimermi"

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Per cosa è grato: "Per tutto. Fin dall’inizio, quando ho iniziato a giocare a calcio, sono grato a Dio, sono molto credente. A volte nella vita ci sono cose che ci fanno stare male, a me è successo la scorsa stagione in alcuni momenti, ma ora mi ritrovo ad indossare la maglia più gloriosa al mondo".

Se il portoghese può aiutarlo ad ambientarsi data la presenza di Fonseca e Leao: "Sicuramente può aiutarmi ad esprimermi perché ancora non parlo italiano, ma devo impararlo il prima possibile per parlare con tutti i giocatori. Io sono fatto così, mi piace parlare, fare battute, ballare e fare tante cose, per cui è necessario parlare la lingua del paese".

Su cosa si aspetta dalla Serie A: "Quando sono andato via dal Brasile per andare in Spagna ho trovato un tipo di calcio diverso, in Spagna il calcio è più tecnico. In Premier League invece il calcio è più fisico.. Ora arrivo in Italia, in cui le strategie sono più importanti e il calcio è più tattico. Credo che le cose che ho imparato altrove mi possano aiutare qui. So che è un campionato molto difficile ma vengo qua per giocare e vincere".

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