ESSERE CAPITANO DEL MILAN – «Essere il capitano del Milan è un privilegio e un ruolo molto importante. Indossare la stessa fascia di Franco Baresi e Paolo Maldini, che sono stati leggende di questi colori, mi rende orgogliosa e mi fa sentire responsabilizzata. Io sono un capitano che non parla molto, preferisco i fatti. Mi piace essere breve e concisa, non amo i discorsoni. Quando parlo, però, spero sempre che le mie parole diano una spinta alle mie compagne».
INFORTUNI – «Un infortunio di quel genere a 17 anni non me l’aspettavo anche perché stavo vivendo una stagione bellissima, la prima in un club importante come il Lugano. Quando la risonanza ha dettato l’esito della rottura del crociato ho detto a mia mamma che volevo smettere perché non ero pronta a soffrire così tanto, non sentivo di avere la forza di reagire ed è stata una batosta non indifferente dal punto di vista mentaleI miei genitori in quell’occasione mi hanno fatto capire che smettendo mi sarebbe sfuggito dalle mani qualcosa di importante e mi hanno ricordato che io non sono una che molla alle prime difficoltà. Mi hanno dato quel coraggio che da sola non avrei avuto. Li ringrazierò sempre anche perché sono i primi ad aver creduto in me quando ho iniziato a giocare, mi hanno supportata e hanno sempre combattuto contro tanti pregiudizi in merito. Mi ricordo che ad una partita mia mamma era in tribuna, avevo appena subito un fallo ed ero caduta per terra e una signora ha urlato che mi sarei dovuta iscrivere a danza classica invece di giocare a calcio. Lei in quella circostanza mi ha difesa e ha detto alla signora che io invece mi sarei rialzata ancora più forte. Solo un piccolo aneddoto per far capire che comunque i pregiudizi ci sono sempre stati e ci sono ancora oggi purtroppo». LEGGI ANCHE: Milan, le possibili soluzioni tattiche con Okafor >>>
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