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Milan Femminile, Bergamaschi: “Essere il capitano è un grande privilegio”

Fabio Barera Redattore 

Valentina Bergamaschi, capitano del Milan Femminile, ha rilasciato una lunga intervista toccando tanti temi interessanti

Valentina Bergamaschi, capitano del Milan Femminile, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de 'L'Ultimo Uomo'. Di seguito le sue parole.

Le parole di Valentina Bergamaschi

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SUL CAMPIONATO - «Non ci aspettavamo inizio così difficile, avevamo nuovi innesti quindi abbiamo faticato a trovare la quadra. La poule scudetto è stata la nostra salvezza perché stavamo meglio e siamo riuscite comunque a conquistare il terzo posto. Dal punto di vista personale non è stata una stagione facile, devo ammetterlo, rientrata dalla competizione europea fuori dal club ho fatto fatica, specialmente a inizio stagione. Mi sono ripresa nella seconda parte del campionato e nella poule scudetto credo di esser tornata ai livelli»

MIGLIORE STAGIONE IN CARRIERA – «Credo quella scorsa. Mi avevano assegnato un nuovo un ruolo al Milan, un ruolo di grande responsabilità ed è come se avessi inserito una nuova marcia. In quel momento ho fatto un passo in più che mi ha permesso, per esempio, di fare quel gol contro l’Islanda. Un gol che non dimenticherò mai perché in quella partita eravamo sotto e dovevamo fare risultato. Segnare in competizioni del genere è un’emozione unica, non credevo a quello che stava succedendo; non mi ricordo nemmeno come ho esultato, ricordo soltanto la corsa verso la panchina».

GRUPPO – «Il gruppo è una parte fondamentale: nel calcio il singolo da solo non può fare nulla. Ognuna di noi ha capito di doversi mettere a disposizione per il bene della squadra e penso si sia visto, specialmente nella seconda parte di stagione, durante la poule scudetto. Siamo molto unite e lottiamo l’una per l’altra senza mollare mai. Non cambierei nulla della mia squadra. Nel finale abbiamo avuto diversi infortuni ed è in quel momento che è emersa la forza della squadra e quella del singolo. Nonostante difficoltà e infortuni siamo riuscite comunque ad arrivare terze. Non un risultato soddisfacente, ma comunque un buon risultato considerando come siamo partite».


ESSERE CAPITANO DEL MILAN – «Essere il capitano del Milan è un privilegio e un ruolo molto importante. Indossare la stessa fascia di Franco Baresi e Paolo Maldini, che sono stati leggende di questi colori, mi rende orgogliosa e mi fa sentire responsabilizzata. Io sono un capitano che non parla molto, preferisco i fatti. Mi piace essere breve e concisa, non amo i discorsoni. Quando parlo, però, spero sempre che le mie parole diano una spinta alle mie compagne».

INFORTUNI – «Un infortunio di quel genere a 17 anni non me l’aspettavo anche perché stavo vivendo una stagione bellissima, la prima in un club importante come il Lugano. Quando la risonanza ha dettato l’esito della rottura del crociato ho detto a mia mamma che volevo smettere perché non ero pronta a soffrire così tanto, non sentivo di avere la forza di reagire ed è stata una batosta non indifferente dal punto di vista mentaleI miei genitori in quell’occasione mi hanno fatto capire che smettendo mi sarebbe sfuggito dalle mani qualcosa di importante e mi hanno ricordato che io non sono una che molla alle prime difficoltà. Mi hanno dato quel coraggio che da sola non avrei avuto. Li ringrazierò sempre anche perché sono i primi ad aver creduto in me quando ho iniziato a giocare, mi hanno supportata e hanno sempre combattuto contro tanti pregiudizi in merito. Mi ricordo che ad una partita mia mamma era in tribuna, avevo appena subito un fallo ed ero caduta per terra e una signora ha urlato che mi sarei dovuta iscrivere a danza classica invece di giocare a calcio. Lei in quella circostanza mi ha difesa e ha detto alla signora che io invece mi sarei rialzata ancora più forte. Solo un piccolo aneddoto per far capire che comunque i pregiudizi ci sono sempre stati e ci sono ancora oggi purtroppo». LEGGI ANCHE: Milan, le possibili soluzioni tattiche con Okafor >>>