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Fofana ci crede: “Scudetto? Certo, siamo il Milan”. Su Fonseca e Ibra …

AC Milan Fofana intervista Gazzetta
Youssouf Fofana, centrocampista del Milan, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Youssouf Fofana, centrocampista francese classe 1999 giunto al Milan nell'ultimo calciomercato estivo dal Monaco, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni.

Milan, Fofana parla alla 'rosea': "Vorremo stare più in alto in classifica"

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Su Milan-Juventus, prossimo impegno dei rossoneri in campionato: «L’anno scorso l’ho vista in televisione anche perché c’erano tanti francesi. E’ come un derby con tanta intensità in campo e sugli spalti».


Sulla Juventus di Thiago Motta e il suo nuovo progetto: «Motta è un ottimo allenatore. Lo scorso anno ha fatto un gran lavoro a Bologna qualificandosi per la Champions League. Quest’anno ha più qualità in squadra ed è normale la stia portando in alto. Sarà una partita combattuta, vincerà il migliore».

Sul Milan indietro in classifica, sebbene la graduatoria di Serie A sia ancora corta: «Vorremmo stare più in alto. Abbiamo raccolto qualche risultato meno positivo. Ma significa che possiamo migliorare molto, rimanendo meno esposti. Quando inizieremo a dare continuità a gioco e risultati faranno i conti con noi. Credo nel lavoro del mister e nella qualità dei miei compagni di squadra. Sono certo che la strada è giusta».

Fofana sul Milan che punta ancora allo Scudetto: «Certo, siamo il Milan. Il Milan deve giocare ogni anno per lo Scudetto. Lasciateci un po’ di tempo per lavorare e poi vedremo più avanti dove saremo».

Sul suo adattamento immediato alla Serie A: «Perché conoscevo il progetto che ho accettato con la massima disponibilità e per l’allenatore che mi ha dato spazio. La Serie A mi piace. E’ diversa dalla Ligue 1 dove in ogni squadra ci sono due o tre individualità: una volta bloccate puoi dominare. In Italia tutte le squadre seguono una strategia tattica fino al fischio finale, e diventa più difficile».

"Ecco cosa mi chiede Fonseca. Ibra? Tiene molto al nuovo corso"

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Sulle richieste che gli avanza l'allenatore Paulo Fonseca: «Equilibrio, di fare da tramite tra difesa e attacco, di essere il primo a impostare il gioco e il primo a difendere, occupando gli spazi lasciati dai compagni, essendo una squadra che si muove molto. Io sono quello che si muove di meno, colmando i vuoti, da giocatore nell’ombra. Mi sto abituando, mi piace perché mi permette di migliorare».

Sull'importanza di Zlatan Ibrahimović nel Milan. «Fin da subito mi ha spiegato il progetto e l’importanza del Milan per lui e la Serie A. Ci tiene molto al nuovo corso. È molto presente e positivo. Prima delle partite ci dà sempre un paio di consigli. Ci trasmette fiducia».

Sui compagni che l'hanno colpito di più: «In realtà mi aspettavo questa qualità. Alcuni li conoscevo dall’Europeo, come Tijjani Reijnders o Rafael Leão».

Sulle sue qualità che fanno la differenza in Italia: «Quelle fisiche, nel contrasto e recupero palla. E poi l’orientamento e la lettura del gioco, osservando quello dei compagni, magari solo per rallentare il ritmo, cercando se serve il fallo per farli rifiatare».

Sul suo calcio, d'istinto o di studio: «Posso fare entrambi. L’importante è adattarsi ai compagni. Leão per esempio è un giocatore d’istinto e va assecondato. Con i compagni più accademici, bado all’essenziale».

"Consegnare le pizze mi è servito per imparare rigore e disciplina"

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Sul fatto che dieci anni fa era senza squadra: «Se ci ripenso? Sempre. Mi serve per restare con i piedi per terra. Mi dico che sono partito con un po’ di ritardo che cerco di recuperare. Per me è importante mettermi in discussione ogni giorno».

Su quando consegnava le pizze: «Mi è servito per imparare rigore e disciplina nel lavoro e guadagnare i miei primi soldi. Adesso lascio sempre la mancia ai rider: so che è importante. A Milano ho mangiato tante buone pizze, ma non esco molto, preferisco stare a casa e guardare film».

Sui giocatori che l'hanno ispirato di più: «Yaya Touré, oppure Tanguy Ndombele al Lione. In genere giocatori che decidono il gioco e sanno quando fare il passaggio o tenere palla».

Su quanto gli è stato utile lavorare con uno psicologo: «All’inizio non volevo, poi ho capito quanto sia importante, perché mi permette di visualizzare la partita, di orientarmi senza guardare, anticipare il gioco degli avversari e guadagnare quel paio di secondi che nel calcio di oggi fanno tutta la differenza. E posso guadagnarne ancora di secondi».

"Real Madrid? Restano tre punti. Vogliamo andare avanti ovunque"

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Sull'esistenza del passaggio perfetto: «Certo, quando il pallone arriva al momento giusto, alla giusta velocità sul piede giusto del tuo compagno, facilitandogli il lavoro».

Sul pallone d'oro assegnato a Rodri del Manchester City: «L’avrei dato a Vinícius Júnior, ma Rodri lo merita per quello che fa ormai da tre, quattro stagioni con la maglia del Manchester City. E’ completo, difende, fa gol e assist. Quando gioca, la squadra non perde. Tutti però sarebbero stati più contenti se Rodri l’avesse vinto l’anno scorso, e Vinícius quest’anno».

Sui giocatori interessanti notati in Serie A: «Mi sono piaciuti molto due o tre ragazzi del Parma».

Fofana su Real Madrid-Milan 1-3 di Champions League: «È stata una bella vittoria contro un club assolutamente prestigioso, fa piacere, dà fiducia, ma restano tre punti. Siamo il Milan e vogliamo andare il più lontano possibile in ogni competizione».

Sul suo primo derby giocato e vinto con il Milan: «Mike Maignan e Theo Hernández me ne avevano parlato davvero molto, non vedevo l’ora di esserci. E dopo quello che è successo all’andata non vedo l’ora di essere in campo per giocare il ritorno». LEGGI ANCHE: Calciomercato - Chiesa al Milan? Le condizioni del Diavolo, due club da battere >>>

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