Fofana sul Milan che punta ancora allo Scudetto: «Certo, siamo il Milan. Il Milan deve giocare ogni anno per lo Scudetto. Lasciateci un po’ di tempo per lavorare e poi vedremo più avanti dove saremo».
Sul suo adattamento immediato alla Serie A: «Perché conoscevo il progetto che ho accettato con la massima disponibilità e per l’allenatore che mi ha dato spazio. La Serie A mi piace. E’ diversa dalla Ligue 1 dove in ogni squadra ci sono due o tre individualità: una volta bloccate puoi dominare. In Italia tutte le squadre seguono una strategia tattica fino al fischio finale, e diventa più difficile».
"Ecco cosa mi chiede Fonseca. Ibra? Tiene molto al nuovo corso"
—Sulle richieste che gli avanza l'allenatore Paulo Fonseca: «Equilibrio, di fare da tramite tra difesa e attacco, di essere il primo a impostare il gioco e il primo a difendere, occupando gli spazi lasciati dai compagni, essendo una squadra che si muove molto. Io sono quello che si muove di meno, colmando i vuoti, da giocatore nell’ombra. Mi sto abituando, mi piace perché mi permette di migliorare».
Sull'importanza di Zlatan Ibrahimović nel Milan. «Fin da subito mi ha spiegato il progetto e l’importanza del Milan per lui e la Serie A. Ci tiene molto al nuovo corso. È molto presente e positivo. Prima delle partite ci dà sempre un paio di consigli. Ci trasmette fiducia».
Sui compagni che l'hanno colpito di più: «In realtà mi aspettavo questa qualità. Alcuni li conoscevo dall’Europeo, come Tijjani Reijnders o Rafael Leão».
Sulle sue qualità che fanno la differenza in Italia: «Quelle fisiche, nel contrasto e recupero palla. E poi l’orientamento e la lettura del gioco, osservando quello dei compagni, magari solo per rallentare il ritmo, cercando se serve il fallo per farli rifiatare».
Sul suo calcio, d'istinto o di studio: «Posso fare entrambi. L’importante è adattarsi ai compagni. Leão per esempio è un giocatore d’istinto e va assecondato. Con i compagni più accademici, bado all’essenziale».
"Consegnare le pizze mi è servito per imparare rigore e disciplina"
—Sul fatto che dieci anni fa era senza squadra: «Se ci ripenso? Sempre. Mi serve per restare con i piedi per terra. Mi dico che sono partito con un po’ di ritardo che cerco di recuperare. Per me è importante mettermi in discussione ogni giorno».
Su quando consegnava le pizze: «Mi è servito per imparare rigore e disciplina nel lavoro e guadagnare i miei primi soldi. Adesso lascio sempre la mancia ai rider: so che è importante. A Milano ho mangiato tante buone pizze, ma non esco molto, preferisco stare a casa e guardare film».
Sui giocatori che l'hanno ispirato di più: «Yaya Touré, oppure Tanguy Ndombele al Lione. In genere giocatori che decidono il gioco e sanno quando fare il passaggio o tenere palla».
Su quanto gli è stato utile lavorare con uno psicologo: «All’inizio non volevo, poi ho capito quanto sia importante, perché mi permette di visualizzare la partita, di orientarmi senza guardare, anticipare il gioco degli avversari e guadagnare quel paio di secondi che nel calcio di oggi fanno tutta la differenza. E posso guadagnarne ancora di secondi».
"Real Madrid? Restano tre punti. Vogliamo andare avanti ovunque"
—Sull'esistenza del passaggio perfetto: «Certo, quando il pallone arriva al momento giusto, alla giusta velocità sul piede giusto del tuo compagno, facilitandogli il lavoro».
Sul pallone d'oro assegnato a Rodri del Manchester City: «L’avrei dato a Vinícius Júnior, ma Rodri lo merita per quello che fa ormai da tre, quattro stagioni con la maglia del Manchester City. E’ completo, difende, fa gol e assist. Quando gioca, la squadra non perde. Tutti però sarebbero stati più contenti se Rodri l’avesse vinto l’anno scorso, e Vinícius quest’anno».
Sui giocatori interessanti notati in Serie A: «Mi sono piaciuti molto due o tre ragazzi del Parma».
Fofana su Real Madrid-Milan 1-3 di Champions League: «È stata una bella vittoria contro un club assolutamente prestigioso, fa piacere, dà fiducia, ma restano tre punti. Siamo il Milan e vogliamo andare il più lontano possibile in ogni competizione».
Sul suo primo derby giocato e vinto con il Milan: «Mike Maignan e Theo Hernández me ne avevano parlato davvero molto, non vedevo l’ora di esserci. E dopo quello che è successo all’andata non vedo l’ora di essere in campo per giocare il ritorno». LEGGI ANCHE: Calciomercato - Chiesa al Milan? Le condizioni del Diavolo, due club da battere >>>
© RIPRODUZIONE RISERVATA