Sullo stadio attuale, San Siro, che ha 98 anni: “Bene, forse ne occorre uno nuovo? È da più di cinque anni che lavoriamo per dare al Milan un nuovo stadio e abbiamo dimostrato che per noi è una priorità. È fondamentale per il futuro del Club, per tornare con continuità nell’élite del calcio internazionale. Il Milan ha necessità di avere lo stadio più bello, moderno e funzionale del mondo. Noi vogliamo essere un’icona globale, un punto di riferimento per innovazione e sostenibilità, che offra accessibilità ed esperienza senza precedenti, massima sicurezza, comfort e servizi. Quello che è certo è che RedBird vuole offrire ai tifosi un’esperienza e una casa all’altezza dello status di questo grande Club e adatta all’era moderna. E RedBird ha esperienza nel fare proprio questo”.
Sul nuovo stadio: “Abbiamo in cantiere un nuovo grande progetto di stadio a San Donato. Faremo ogni sforzo per arrivare al risultato, nonostante i diversi ostacoli di sistema. Siamo, come le dicevo, in una nuova fase di crescita del Milan, sotto la guida RedBird, e lo stadio rappresenta un pilastro fondamentale su cui tutto il management è focalizzato, a partire dal presidente Paolo Scaroni. Parliamo di un manager dallo spessore unico a livello internazionale. Una leadership fondamentale in questi anni. Con grande passione ha guidato progetti strategici per il club, a partire proprio dal piano per il nuovo stadio.”
Su cosa non va nel rapporto tra calcio e istituzioni: “Rispetto le istituzioni di questo Paese, ma mi permetto di osservare che occorre superare un pregiudizio. La domanda è: il calcio è un’industria? Sì, lo è per fatturato, investimenti, numero di lavoratori, gettito fiscale, previdenza, consenso sociale e altro ancora. Se altri pezzi di industria ricevono aiuti, agevolazioni, contributi, incentivi non si riesce a capire perché il calcio dovrebbe esserne escluso. Occorre creare un circolo virtuoso: più l’industria del calcio è in salute, più produce reddito, profitti, lavoro e contribuisce alla spesa pubblica. Se avessimo fatto fallire il Milan oggi saremmo qui a parlare di un disastro nazionale sotto ogni punto di vista. Invece il Milan è in salute, cresce, e vuole aiutare il calcio italiano a ripartire”.
Su come fa un milanista ad essere Ceo del Milan con distacco emotivo: “Sono fortunato a trovarmi in questa posizione. Ci sono dentro con un grande senso di responsabilità, dettata dal fatto che ho avuto modo di vedere cosa succede se una società di calcio viene gestita in modo imprudente. Io sono entrato circa sei anni fa nel Milan quando il Club andava salvato da una situazione di insolvenza”.
Su come è stata scongiurata l’insolvenza: “Per iniziare, con un’iniezione di liquidità. Poi, con una revisione del modello gestionale. Il Milan era strutturalmente in perdita, in quel momento. C’era stata una gestione dei costi tale per cui le risorse non erano state impiegate efficientemente. Abbiamo dovuto fare una riallocazione delle risorse per poter investire meglio, puntando anzitutto sulla parte sportiva per avere più successo sul campo. Inoltre, il Club non aveva investito correttamente nell’infrastruttura manageriale, così da accompagnare al calcio una parte commerciale che aiutasse”.
Su quanto è importante aver rinnovato il management: “Il progetto Milan è stato incentrato sul talento dei giovani ad ogni livello, mixandolo con l’esperienza necessaria. Abbiamo ringiovanito la struttura manageriale inserendo anche profili da altri settori. È la cosa giusta da fare per portare nuove idee. Da luglio dello scorso anno (l’anno fiscale nel calcio inizia il primo di luglio ndr) il club ha creato circa 30 nuove opportunità professionali, con un’età media di 28 anni”.
Se anche nel calcio puntano sui giovani: “Abbiamo costruito una squadra competitiva, con l’inserimento di giovani calciatori di qualità, forti fisicamente e adatti al calcio moderno. Tra le top del campionato, siamo la squadra con l’età media più bassa se contiamo i calciatori impiegati in Serie A (25,9 anni, dati Transfermarkt). Inoltre, quello rossonero è uno spogliatoio molto unito, un gruppo formato da grandi uomini e grandi calciatori, che mettono il ‘noi’ davanti all’‘io’”.
Su quali messaggi veicola il Milan: “Messaggi positivi per partecipare al miglioramento della società. Ci sono dei temi che noi sentiamo particolarmente, come la lotta contro il razzismo, ad esempio. Al di là del sistema calcio, in Italia evidentemente non abbiamo ancora fatto abbastanza. Penso al caso recente degli insulti al nostro portiere Mike Maignan. Intendiamo agire e lavorare su questo fronte con Serie A, altri club, istituzioni e varie organizzazioni. Il Milan adotta un approccio completo per affrontare la questione del razzismo, impegnandosi in sensibilizzazione, educazione, prevenzione e collaborazione. Iniziative specifiche, come il programma ‘Tutti i Colori dello Sport’ per sensibilizzare sui valori di tolleranza, con il coinvolgimento anche dei nostri atleti. La collaborazione è una parte essenziale, evidenziata dalla lettera aperta ‘Together Against Racism’ firmata da tutti i club della Serie A”. LEGGI ANCHE: Milan, Pioli recupera un difensore importante. Le novità
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