Su chi gli è superiore: “Courtois. Come si fa a dire che in questo momento Mike sia superiore al belga? Courtois un anno fa ha vinto la Champions col Real Madrid, nell’ultima Champions ha tenuto a galla gli spagnoli finché ha potuto contro il Manchester City, in semifinale… Mettici tutti i trofei conquistati in carriera e dimmi come fai a piazzarlo – ripeto: oggi – dietro a Maignan. Ma il milanista è in ottima compagnia”.
Su chi è al suo livello: “Di Alisson, per esempio. Onana. Ederson. Tutti portieri di grande qualità, tra i quali la differenza è data, da una stagione all’altra, proprio dagli eventuali successi che saranno stati capaci di ottenere. Stiamo in ogni caso parlando dell’eccellenza nel ruolo. Maignan inizia a farne parte”.
Su cosa è migliorato: “Nella tecnica. Ha grande reattività, esplosività, colpo d’occhio, però non aveva uno stile ben definito, la sua parata era molto istintiva. Adesso, grazie alla “scuola” italiana, ha una maniera di parare molto più “pulita”, quasi impeccabile dal punto di vista stilistico. Ci tengo a sottolineare l’importanza della nostra scuola, appunto, perché è un fatto che i portieri che dall’estero vengono in Italia, lasciano poi il nostro Paese assai migliorati. È il caso di Alisson o Szczesny: all’inizio mostravano un gran fisico e ottime potenzialità, oggi uno è tra i migliori al mondo e l’altro è titolare alla Juve e della nazionale polacca”.
Su com’è cambiato il ruolo: “Con le idee che hanno oggi gli operatori del calcio, il portiere deve essere almeno 1.90 e deve saper giocare con i piedi. E poi il gioco è più veloce e il pallone è più leggero… Uno come Zoff l’avrebbero scartato fin dall’inizio della carriera”.
Sulla personalità del francese: “Esistono due categorie di portieri: quelli che giocano la partita e quelli che la subiscono. Maignan è uno che “gioca” la partita perché partecipa al gioco della squadra, spinge con la voce e con i gesti i compagni in avanti, li guida non solo quando devono piazzarsi a difesa della sua porta, ma pure quando la palla è nell’altra metà campo. Tutti abbiamo negli occhi le immagini che lo riprendono mentre suggerisce loro come disporsi su una punizione al limite dell’area avversaria. Un altro è Onana. Poi ci sono i portieri che stanno fermi sotto la traversa a vedere cosa succede. Aspettano gli eventi. Maignan è invece un giocatore di movimento in più, sempre fuori dall’area ad accompagnare e spronare i suoi. Spingere, appunto. E non solo dal punto di vista emotivo”.
Se sarebbe stato peggio perdere Maignan che Tonali: “Sono due cose diverse. Sotto l’aspetto tecnico, rimpiazzare un portiere come Maignan, che a fine campionato ti ha portato 5-6 punti in più con le sue parate, è più difficile che sostituire un giocatore di movimento, a meno che non sia un centravanti da 20 gol. Nel caso di Tonali prevale la sensazione che si sia ammainata una bandiera. La cessione è stata difficile da digerire soprattutto per questo. Anch’io pensavo che, grazie all’esempio, per la generosità che metteva in campo, quel ragazzo potesse incarnare il milanismo più puro”.
Sul gioco coi piedi: “Lo dico anch’io. Ne discutevo col mio ex compagno al Milan Filippo Galli. ‘Al 70% il portiere deve fare il portiere. Del trenta per cento che resta, decidi tu cosa deve farne’, gli dico un giorno. Lui mi dice, ‘Hai fatto troppa differenza tra le due percentuali. Meglio cinquanta e cinquanta. Hai visto Ederson e Onana nella finale di Champions? Erano i primi registi, l’azione partiva dai loro piedi, passaggi lunghi e precisi…’. Io chiudo così, ‘sì, ma se Ederson non fa la parata su Lukaku, nel finale col City in vantaggio 1-0, sai dove se le metteva le sue giocate coi piedi’…”. LEGGI ANCHE: Stipendio Pulisic, quanto guadagnerebbe oggi al Milan
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