Sui risultati positivi dell’estate: “Siamo arrivato con una squadra giovane perché molti giocatori erano in vacanza. Fino ad adesso la squadra sta facendo bene. Abbiamo anche un nuovo allenatore quindi serve tempo perché la sua identità sia assimilata dal gruppo. Noi dobbiamo essere pazienti ma già dalle due partite che abbiamo giocato qua in America si vede che la squadra sta migliorando, la squadra sta iniziando a capire le idee dell’allenatore. Ma è la preseason. Queste partite sono ottime per i giocatori che sfidano grandi partite e giocatori, ti dà maggiore adrenalina ed energia per fare il lavoro duro. Per ora tutto va bene”.
Sul figlio Maximilian che giocherà nel Milan Futuro: “Da padre sono molto orgoglioso e felice. Ha molto lavoro da fare. Non è facile per lui, portare il mio cognome. Ma per ora ha avuto una forte mentalità e questo è la cosa più importante. Poi ci penserà il destino: se dovrà succedere, succederà. Lui sta lavorando duro, ci crede tanto e vuole scrivere la storia e secondo lui è già migliore di me (ride, ndr). I sono qui per spingerlo e aiutarlo ma non per essere troppo protettivo: alla fine sta a lui. Aspettative? No, sono semplicemente felice per lui”.
Sullo sviluppo della MLS: “Penso che il campionato sta crescendo nella giusta direzione, ma lentamente, perché quando ero qui ricordo - ed è ancora così - che la MLS ha troppe regole per crescere in modo veloce. È un processo lento. Ma quando si tratta di gioco, qualità, individui, il gioco sta crescendo e sta migliorando sempre di più. E hai anche la Coppa del Mondo nel 2026, che sarà importante per il paese e per la MLS in particolare”.
Sui giovani talenti in MLS: “Penso che quando porti grandi giocatori e mostrano la loro qualità, capisci meglio qual è il livello in Europa. Il livello è molto più alto in Europa, con tutto il rispetto per la MLS. Ma sta crescendo. Devi costruirlo dalla base, non si tratta solo delle grandi star che arrivano e giocano. Non sono il futuro, sono il presente".
Sulla possibilità di vederlo come allenatore: “Fare l’allenatore non è facile. Quando da calciatore diventi allenatore devi ripartire da zero e fare un passo alla volta, da una squadra piccola o dalle giovanili. Per me fare questo passo sarebbe stato troppo grande. Da giocatore già non avevo molto tempo libero e immagina come sarebbe stato da allenatore. E io voglio godermi la vita anche in una maniera diversa”.
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