Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ibrahimovic si dimostra più carico che mai in vista della prossima stagione. I tanti infortuni della scorsa annata sono solo un ricordo: "Il mio corpo credo non ne possa più della mia testa. Troveremo un balance fra i miei muscoli e la mia volontà".
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Milan, Ibrahimovic: “Voglio lo scudetto. Giroud? E’ il benvenuto” | News
Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco le parole dello svedese
Ibrahimovic, le piace come la dipingono i media?
«Ciascuno fa il suo lavoro ed esprime opinioni. Io so quello che sono e quello che posso fare. Ho fiducia in me stesso, sempre, questa è la mentalità che mi ha portato fin qui e non posso e non voglio cambiarla».
Deluso per l’infortunio che l’ha privato dell’Europeo?
«Più deluso per il Milan, perché ho saltato tante partite. Avrei voluto aiutare di più, sono uno che normalmente gioca 50 partite l’anno. Forse dovrei essere più realista, chiedere meno al mio corpo, ma non ce la faccio. Poi, certo, sono deluso anche per l’Europeo, ma rientrare in una competizione quando non sono al cento per cento non sarebbe da me. Preferisco restare fuori e fare il tifo per la Svezia».
Preoccupato per la piega che ha preso la vicenda della sua partecipazione a una compagnia di scommesse?
«No, perché le cose si stanno risolvendo. Non ho fatto niente contro il sistema, anzi, appena sono tornato in Europa ho subito cercato di sistemare le cose».
A proposito di Fifa, Uefa, punizioni, che cosa pensa Ibrahimovic della vicenda Superlega?
«Non sono molto informato, ma posso immaginare i motivi che hanno spinto quei club ad agire: soffrono economicamente, hanno cercato una strada per riprendersi. Piuttosto, è strano che in certi Paesi come l’Inghilterra sia diventato un affare fra tifosi e club e nessuno abbia chiesto niente ai giocatori che mettono in scena lo spettacolo. Siamo noi che dovremmo giocare di più o di meno».
Secondo Ibrahimovic si gioca troppo?
«Non credo. Quando un giocatore non gioca si arrabbia, se si gioca troppo si dice che è troppo. Quando c’è il sole è caldo, quando non c’è il sole manca il sole... Bisogna trovare un equilibrio».
Lei a 39 anni vorrebbe giocare di meno?
«Al contrario, però forse adesso dovrei imparare a essere più realista e seguire i messaggi del corpo. Invece non ci riesco e vado sempre al massimo».
A proposito di massimi, parlava delle difficoltà economiche dei club. I giocatori guadagnano troppo?
«Cos’è guadagnare troppo? Ciascuno ha un valore, dipende da quanto ti serve quel giocatore. Il valore lo fa il mercato. È come in Borsa».
Che cosa l’ha fatta soffrire di più nella stagione che si è chiusa?
«Gli infortuni, ma comunque sono stati, da quando sono tornato, diciotto mesi fantastici. Il Milan è in Champions League, i tifosi lo meritavano. Volevo vincere lo scudetto ed eravamo là, in testa... In questi mesi è cresciuta la mentalità della squadra, è cresciuto il collettivo e così migliorano i singoli».
Ibrahimovic passa per giocatore individualista, anche un po’ egoista. È una Etoile, però parla spesso del corpo di ballo.
«Egoista mi piace, tanti sono re ma c’è soltanto un dio e sono io. Ma senza i miei compagni non vado da nessuna parte e lo so».
Quante volte si è arrabbiato in questa stagione?
«Tutti i giorni. Io mi sento vivo così, secondo me non è negativo arrabbiarsi. È anche un modo per far capire quanto tieni a quello che stai facendo e alle persone che ti circondano. Se dici sempre che va tutto bene, che vita è?».
Il suo nuovo compagno Maignan ha raccontato che quando era un ragazzino al Psg le ha risposto per le rime e lei ha apprezzato.
Sorrisetto alla Zlatan. «A volte carico così le persone. A volte bisogna essere duri, a volte leggeri. A volte scherzo e a volte lancio un messaggio. Questa volta siamo arrivati in Champions, l’obiettivo era quello, ma io voglio vincere. È una sfida che continua e mi sto divertendo. Adesso ho più responsabilità, mi sento più leader. Il rapporto con il club è chiaro, i giocatori devono lavorare ogni giorno di più per riportare il Milan dove era abituato a stare».
A proposito di leader, è dispiaciuto per Gigio Donnarumma?
«Molto. Lei mi ha chiesto prima se i giocatori guadagnano troppo, adesso faccio io una domanda: che valore ha Donnarumma? È cresciuto nel Milan, poteva essere il portiere della squadra per vent’anni, magari venti no perché non è Ibra». Risata. «Ma è il più forte del mondo. Sarebbe potuto diventare Mister Milan, come Paolo Maldini. Che valore si poteva dare a Maldini? Non c’è una misura. Se Gigio va via o no non lo so. Serve essere in due per ballare il tango. Io gli direi di restare al Milan fino alla fine».
Qualcuno va, qualcuno arriverà. Che cosa pensa Ibrahimovic di Giroud?
«Più giocatori di grande livello riusciamo a inserire, meglio è. Giroud ha grande esperienza e non abbiamo tanti giocatori che abbiano vinto trofei. Se viene è il benvenuto. Anche perché questo è un gruppo molto disponibile, che ha voglia di imparare e migliorare, un gruppo di lavoro ben guidato».
E poi c’è lei che è pronto a fare il vice di Pioli.
Altra risata. «L’ho già fatto un anno e mezzo. Ora cerchiamo altre cose da fare».
Il suo amico Mourinho torna in Italia.
«Una bella sfida: come è successo a me, arriva in un club che non è favorito e lui non era abituato. Ma proprio per questo sarà bello. E poi Mourinho è un personaggio, tutto quello che dice fa il giro del mondo. Per la Serie A è un buon acquisto sotto tutti i punti di vista».
Allegri, suo ex allenatore, è tornato alla Juve.
«Sono contento, quando l’ho avuto era agli inizi, poi è diventato un vincente. Forse sarebbe stato meglio fare un’esperienza all’estero per completarsi, ma non tutti sono come Zlatan che prende la valigia e va nel giardino degli altri. Ciascuno è fatto a modo suo».
Diciamo che Ancelotti quanto a voglia di viaggiare le somiglia...
«A Madrid, un’altra grande sfida pronta anche per lui».
A Sanremo Ibrahimovic ha avuto molto successo, chi non segue il calcio e non la conosceva l’ha trovato simpatico.
«È sempre così, ma la gente che mi è vicina sa come sono. Tante volte ho chiesto ad Amadeus di dirmi che cosa avrei dovuto fare al Festival. Lui mi ha chiesto di essere me stesso e io l’ho fatto».
Ibrahimovic è sempre se stesso o si mette una maschera?
«Ogni tanto un po’ di autodifesa ci vuole, non divido la vita privata con gli altri. Mi fa sorridere chi pensa di essere sempre perfetto in un mondo dove hai gli occhi addosso di continuo. I perfetti non esistono e quando quelli che pensano di esserlo lo capiscono sai che botta».
Come vede la prossima stagione?
«Ci sono squadre che dopo la pandemia soffrono economicamente e non possono più muoversi come in passato. Atalanta e Milan mi sembrano i club più solidi da questo punto di vista. Poi vedremo che cosa succederà in campo. Sarà come un altro capitolo per il Milan. Un campionato difficile, bisognerà lottare con Atalanta, Inter, Juve, Napoli... Un bell’equilibrio. Io riproverò a vincerlo, e con me i miei compagni».
C’è qualcosa che vorrebbe fare nella sua vita e non ha ancora fatto?
«Finora ho fatto quello che volevo, poi non ho piani di lungo periodo. Quando li ho fatti, di solito è accaduto il contrario di quello che avevo previsto. Quindi vivo alla giornata, carpe diem. Accade quello che deve accadere».
Zlatan, ha dato più il calcio a lei o lei al calcio?
«Il calcio mi ha fatto incontrare persone, viaggiare, vivere culture diverse. Mi ha dato la vita che ho. Che cosa ho dato io? L’attaccante più completo del mondo». Gli anni passano, ma non per Zlatan. Milan, 70 milioni sul mercato a giugno: ecco il piano di Elliott
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