La sua vocazione da allenatore: "Tutte le scelte che ho fatto, sia da calciatore che da allenatore, le ho sempre fatte per passione e basta. Ciò che mi ha spinto ad allenare è la voglia di dare e insegnare qualcosa ai miei calciatori. A volte non tutto si può insegnare, alcune cose te le da Madre Natura e basta. Però si può insegnare altro e cercare di tirare fuori il meglio da ogni singolo calciatore. A proposito di passione: io lasciai il Milan per andare a Venezia in C. Andò bene anche perché l’anno dopo conobbi Angela, donna che aveva tante somiglianze con mia mamma ed ho pensato che era la donna giusta per me e la mamma dei miei figli. Infatti ne abbiamo due".
La famosa notte di Atene nel 2007: "Atene è un luogo magico. Alla vigilia non stavo bene, solo Carlo Ancelotti poteva credere in me e farmi giocare. Ero stirato, ho giocato in condizioni critiche. Faccio un gol con l’attacco alla linea del fuorigioco, un mio gol. Poi quella palla che rotola, non l’ho presa benissimo, ma fu apoteosi vera. Non ho dormito per 10 notti di fila. Nelle due Champions League vinte i gol che reputo più importanti però sono quelli segnati nei preliminari".
Il percorso da allenatore: "Berlusconi e Galliani mi diedero la possibilità di allenatore gli Allievi e la Primavera. Poi la prima squadra a cui non potevo dire di no. Sapevo delle difficoltà e ho provato a metterci tutto me stesso. Mi ha permesso di capire che questo lavoro è quello che più mi piace fare indipendentemente dalla categoria. Quest’anno pensavo di stare fermo ed avere la possibilità di girare per aggiornarmi. Poi è arrivata la chiamata della Salernitana ed è iniziata questa nuova sfida".
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