Pierre Kalulu, difensore del Milan, ha concesso un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni del centrale della formazione di Stefano Pioli.
INTERVISTE
Kalulu: “Che Milan con Maldini e Pioli. Ibra? Lo prendevo alla PlayStation”
Milan, parla Kalulu: le sue verità alla Gazzetta
Su Milan-Napoli persa in casa: «Contro il Napoli alcuni dettagli hanno fatto la differenza. Abbiamo perso tre punti, ma non tutto è da buttare. Si impara anche dalle sconfitte per migliorarsi».
Su Juventus e Inter rivali Scudetto nonostante la crisi: «Pioli ce lo dice ogni giorno: quest’anno sarà ancora più difficile. Lo si capisce dal fatto che le partite con le rivali si decidono appunto sui dettagli. Sta a noi dimostrare che siamo i campioni in carica. Sono convinto che per il titolo si lotterà tutti fino alla fine. In ogni caso vogliamo finire di nuovo primi».
Sull'aver scelto la Serie A invece della Premier League: «Se mi sono pentito? Assolutamente no. La Serie A è sottostimata. In Francia si crede ancora si giochi con il catenaccio. Invece è tutto il contrario: tutte le squadre costruiscono dal basso, applicano pressing a tutto campo, giocano duro fisicamente. C’è un alto livello tecnico e tattico e una concorrenza spietata, con sei, sette partite di grande livello da disputare contro le rivali».
Sul suo trasferimento al Milan: «Beh, fa un certo effetto se ti chiama Paolo Maldini. Adesso sono abituato, ma la prima volta mi fece davvero impressione. Anche se sono giovane, l’ho comunque visto giocare, certo a fine carriera, ma rimane un riferimento. La cosa divertente è che sul momento le parti erano un po’ invertite, visto che io cercavo di mantenere un certo distacco e lui di convincermi. Maldini mi ha convinto dicendomi che aveva piena fiducia in me, che avrei fatto parte della prima squadra, trovando spazio in funzione della mia crescita. Così è stato».
Sui suoi idoli da giovanissimo: «Non ho idoli, ma mi ispiro a Thiago Silva, Virgil van Dijk, Kalidou Koulibaly: cerco di prendere il meglio di ciascuno e metterlo in pratica».
Su cosa è stato più emozionante, se l'esordio a 'San Siro' o la festa per lo Scudetto: «Quando ho visto le migliaia di tifosi in piazza mi sono reso conto di cosa significa vincere con il Milan. L’esordio è stata un’emozione più personale, ma altrettanto intensa».
Sul suo ruolo in campo: «Il mio scopo è garantire all’allenatore massima polivalenza e massima qualità per entrambi i ruoli. Se vado in campo è per essere il migliore, da terzino o centrale poco importa».
Sulla serenità che dimostra nonostante abbia solo 22 anni: «Ho fiducia nelle mie capacità, ma è necessario lavorare duro ogni giorno per coltivarle, e gestire al meglio pressione e emozioni che vivi in campo».
Sui consigli di Maldini: «E’ molto presente, senza mai sovrapporsi all’allenatore. Mi consiglia per esempio sul modo di difendere in certe fasi, o su come poter gestire un certo attaccante. Piccoli dettagli che però ti permettono di migliorare molto».
Sul lavorare, in difesa, con connazionali come Mike Maignan e Theo Hernández: «La lingua facilita le cose e crea un clima di lavoro ideale. Mike è un leader che trasmette fiducia, come Theo che domina sulla fascia. Cerco di fare altrettanto con loro».
Su Olivier Giroud che ha sfatato la maledizione del numero 9 al Milan: «Da attaccante mi dà molti consigli. Lui alle maledizioni non ci ha mai creduto».
Su Yacine Adli che ancora non si è imposto: «Ci conosciamo dalle giovanili della Francia. Ha l’atteggiamento giusto e tutte le qualità per farsi spazio anche qui. Sono sicuro che lo dimostrerà guadagnandosi progressivamente minuti di gioco».
Sull'intesa con Fikayo Tomori e sul rientro di Simon Kjær: «La concorrenza fa sempre bene. Ne abbiamo bisogno. Più ce n’è meglio è, per tutti. E al Milan non c’è ambiguità: tutti diamo il massimo per la squadra».
Sui meriti di Pioli nei risultati rossoneri: «A questi livelli, non è banale che un tecnico riesca a coinvolgere tutti. Ne apprezzo gli allenamenti ad alta intensità, la stessa in partita, con una concorrenza sana. Se fai bene te lo dice, e ti sa parlare quando fai meno bene. Nei momenti di dubbio, sa motivare, ricordando che siamo un gruppo forte e intelligente. Siamo una squadra giovane, ma con lui sono migliorato molto».
Su com'è stato trovarsi in spogliatoio Zlatan Ibrahimović: «All’inizio è impressionante perché prima ci giocavo, ma alla Playstation. Ma poi capisci che se è ancora a questi livelli è perché lavora duro ogni giorno. Ci ha trasmesso quest’esigenza che ci aiuta anche quando non c’è in campo».
Sul doppio confronto in Champions League contro il Chelsea con i nuovi acquisti: «Divock Origi e Charles De Ketelaere hanno grandi qualità e esperienza che servono. Contro il Chelsea sarà un buon test per dimostrare il nostro valore di campioni d’Italia. La storia del Milan non pesa, anzi è una motivazione in più. Non sarà facile, ma siamo fieri di avere la possibilità di portare il Milan ai vertici europei».
Sui Mondiali in Qatar con la Francia da nuovo Maldini: «Di Maldini ce n’è uno solo, ma voglio costruire la mia storia e diventare uno dei migliori al mondo. Il sogno è di andare in Nazionale: nessuno poi direbbe di no al Mondiale».
Su quanto contano i consigli dei suoi fratelli: «Molto. Guardiamo tutte le nostre gare e poi le commentiamo per capire dove migliorare. Se oggi sono al Milan è anche grazie ai loro consigli».
Su come si trova oggi a Milano: «La dolce vita! Scherzi a parte, è una città che apprezzo molto anche per la moda, per i ristoranti, per lo stile di vita. Mi sento a mio agio, anche perché il mio italiano migliora».
Sul rinnovo del suo contratto oltre il 2025: «Se tutto va bene come adesso, che si vince, che gioco da titolare, c’è solo voglia di continuare. Ma del contratto ci sarà modo di parlarne con i dirigenti». Milan, le news più importanti di martedì 20 settembre 2022 >>>
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