Sul passaggio dal Milan all'Inter: "Questa è una storia diversa. Infatti ho lasciato il Milan nel 2010 e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause della carriera. Avevo un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui mi ha chiamato a dicembre, a Natale. Aveva scherzato con me diverse volte prima e io dicevo sempre “No, non posso”. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'era modo di rifiutare. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa". E sulla reazione dei tifosi rossoneri: "Molto, molto complicato. Non mi aspettavo nemmeno che fosse così complicato perché Ronaldo aveva giocato in entrambi, ma anche Ibrahimovic e Baggio. Io non sono né Ronaldo, né Baggio, né Ibrahimovic. A differenza di quelle grandi stelle, il mio rapporto con il Milan era più profondo, ero al centro del club. Il derby è stato molto pesante, molto forte e anche la quotidianità. Ci sono stati episodi in strada, minacce? Molti, diversi, ma non importa. Questa esperienza deve valere come una cosa positiva, perché ricordo anche quello che disse il presidente Moratti: “Cavolo Leo, tutta questa mobilitazione per un solo ragazzo, mi sembrava una bella cosa”. E' un genio, un uomo geniale".
Su Berlusconi: "Ho avuto alcuni problemi con lui. Ho lasciato il Milan per quel disaccordo, ma credo che per lui fosse un momento difficile. Era Primo Ministro italiano, penso che stessero accadendo molte cose in quel momento. Lascio anche perché sono stati 13 anni in quel club, ci sono cicli che finiscono. Ma rimane una persona che ha rivoluzionato il calcio, ha rivoluzionato il Milan. Come imprenditore ha fatto tutto. Una storia incredibile". Sull'esperienza sulla panchina del Milan: "Dopo sei anni da dirigente, Galliani mi chiese di diventare l'allenatore della squadra, cosa che non volevo perché non mi vedevo come un allenatore. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo, era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato". LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan, per il vice-Theo ecco l'idea di Pellegatti
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