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Razzismo, Boateng: “Si espongano tutti, non solo i giocatori di colore”

Maignan AC Milan razzismo intervista Boateng
Kevin-Prince Boateng, ex giocatore del Milan, torna a parlare di razzismo dopo quanto accaduto a Maignan contro l'Udinese. Le dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Kevin-Prince Boateng, ex centrocampista del Milan per tre stagioni, dal 2010 al 2013 e, successivamente, dal gennaio al giugno 2016 (in totale, 114 partite e 18 reti), ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola.

Tema, ovviamente, gli episodi di razzismo di cui è stato vittima Mike Maignan durante Udinese-Milan: successe anche a lui, come si ricorderà, il 3 gennaio 2013 in occasione dell'amichevole Pro Patria-Milan. 'KPB' interruppe la sua stessa azione, raccolse il pallone con le mani, lo scagliò verso il settore da cui stavano arrivando ululati vari, si levò la maglia e si diresse negli spogliatoi.


Oggi Boateng, classe 1987, ha dato l'addio al calcio giocato dopo l'ultima stagione in Germania, con l'Hertha Berlino ed è consulente personale di Gianni Infantino, Presidente della FIFA. Con lui, sta lavorando ad un progetto sulla salute mentale dei calciatori. Ecco cosa ha detto Boateng a proposito del razzismo nel mondo del calcio.

Razzismo, le dichiarazioni di Boateng alla 'rosea'

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Sui pochi passi in avanti fatti rispetto a quell'episodio di Busto Arsizio: «Pochi? Direi zero. Se il portiere del Milan deve lasciare il campo significa che non è successo nulla».

Sulla soluzione che avrebbe lui per combattere il razzismo: «Occorre che più giocatori trovino il coraggio di Maignan. A parlare e a esporsi devono essere tutti, non sempre e solo quelli di colore. L’esclusione a vita di quel tifoso dallo stadio dell’Udinese decisa dal club è un gesto molto importante. Dopo di che, dico partita persa a tavolino al primo episodio. Senza aspettare gli annunci dello speaker».

Su Maignan: «Gli ho scritto due volte, è un ragazzo fenomenale. Lo posso aiutare, stiamo lavorando per cambiare le cose. Se lo vorrà, andrò a trovarlo a Milanello, perché ha bisogno di una mano. Anche se magari dice di stare bene, non sai mai come una persona poi reagisce nel suo intimo».

"Al Milan avere uno come Ibra può aiutare tantissimo"

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Sui social che non aiutano - eufemismo - nella lotta contro il razzismo: «Sono il terreno dell’odio. Chiunque può insultare in modo violento. Un giocatore nero che vede sotto il suo profilo la faccia di una scimmia va a casa e ci sta male. Non sono tutti forti come Zlatan Ibrahimović».

Su quanto può servire Ibra, in casa Milan, sul tema razzismo, visto che in passato anche a lui è successo spesso: «Ha esperienza e mentalità, avere uno come lui ti aiuta tantissimo. In generale, penso che in questo momento sia la figura più importante  nel Milan: riesce ad essere un bel collante tra squadra, allenatore e società». LEGGI ANCHE: Mercato Milan, nomi e strategia di Moncada per rifare la difesa >>>

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