Sul silenzio social del Milan, a sostegno di Maignan e della lotta contro il razzismo: «È una posizione che condivido: in certi casi il silenzio può fare molto più rumore delle parole».
Sul post social di Maignan contro il razzismo, dove esorta tutti ad assumersi le proprie responsabilità: «Se sono d'accordo? Assolutamente, questa è una battaglia che si combatte tutti insieme: tifosi, club, istituzioni. Ripeto, in casi come questi le parole servono a poco: bisogna agire e cercare di cambiare le cose con esempi, iniziative, provvedimenti. Il calcio è di tutti, ma per quei tre-quattro deficienti che vanno allo stadio solo ed esclusivamente per aggredire non ci può essere posto. Non chiamiamoli tifosi, non lo sono».
Su Marc Zoro, ex difensore del Messina passatoci anni fa, che ha dichiarato come Maignan non sarebbe dovuto rientrare in campo: «Io penso che le regole vadano sempre e comunque rispettate. Il gesto di Maignan, lo stop alla partita da parte dell’arbitro, sono misure corrette per fermare la deriva. Ora mi aspetto che i responsabili di quei cori vengano individuati e condannati».
"Friuli, terra di confine: accoglienza e inclusione sono valori radicati"
—Sugli insulti ('Scemo, scemo') arrivati a Maignan durante Udinese-Milan dopo che la partita è ripresa: «Abitudini che vanno assolutamente cambiate, altrimenti si perde il senso di tutto. Anziché seguire logiche da branco, bisognerebbe che chi era vicino a quei cretini che urlavano “scimmia” collaborasse con le autorità e la società: si tratta di un gesto di pochi, chi ha visto e sentito deve aiutare ad individuarli e punirli».
Su cosa ha provato, da friulano, per i fatti di Udine: «Guardi, ho seguito la partita da Dubai, dove mi trovavo per fare da giurato ai Globe Soccer Awards. Quando ho visto Maignan abbandonare il campo e tornare negli spogliatoi mi sono sentito offeso anche io. Offeso, e arrabbiato, da friulano: la nostra è una terra di confine, dove la tolleranza, l’accoglienza e l’inclusione sono valori radicati da sempre nella cultura delle persone. Torno a sottolineare: a pochi stupidi sono bastati pochi minuti per rovinare l’immagine di una città, di una regione e di un club che è un esempio di integrazione».
Sul Sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, che vuole proporre di conferire la cittadinanza onoraria a Maignan: «Trovo che sia una bella idea. Udine non è razzista, il Friuli non è razzista. Ma il razzismo e tutte le forme di discriminazione vanno combattute, sempre e ovunque si verifichino». LEGGI ANCHE: Mercato Milan: difensore, due nomi balzano in pole position >>>
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