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Razzismo verso Maignan, Zoro: “Chiudere gli stadi! Cioffi? Un debole”

razzismo Maignan AC Milan intervista Zoro
Marco André Zoro, ex difensore del Messina, fu vittima di episodi di razzismo nel 2005 e ha parlato di quanto accaduto a Mike Maignan
Daniele Triolo Redattore 

Marco André Zoro, classe 1983, ex difensore di Salernitana (1999-2003) e Messina (2003-2007), fu vittima di un episodio di razzismo durante Messina-Inter 1-2 del 27 novembre 2005 e ha commentato, in esclusiva per 'La Gazzetta dello Sport', quanto di purtroppo analogo è accaduto a Mike Maignan durante Udinese-Milan di sabato scorso. Ecco, dunque, le dichiarazioni di Zoro sul tema.

Maignan vittima di razzismo, così Zoro alla 'rosea'

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Su cosa avrebbe fatto se fosse stato al posto di Maignan: «Non sarei mai rientrato in campo. Ha fatto bene a fermarsi, ma sarebbe dovuto rimanere negli spogliatoi. Adriano a me disse di lasciar stare, ma in quel momento è impossibile ragionare. Covavo una grande rabbia».


Su quale potrebbe essere la soluzione per combattere il razzismo: «Chiudere lo stadio per sei mesi. È vero che parliamo solo di una piccola parte del tifo, se così si può chiamare, ma va dato un segnale. L’Udinese dovrebbe giocare in un altro stadio per un po’. Solo così le persone capiranno la gravità del gesto. E poi servono pene severe dalla Federazione».

"Cioffi senza personalità. Si ricordi di Ancelotti"

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Sulle parole di Gabriele Cioffi, tecnico dell'Udinese, che nel post-partita ha voluto parlare solo di calcio: «Un uomo senza personalità, e qui mi fermo. Mi viene in mente Carlo Ancelotti, che dopo un caso simile disse che sarebbe stato impossibile parlare di pallone. Cioffi ha sbagliato, non bisogna minimizzare. Ha avuto un atteggiamento da debole. Dovrebbe far capire ai suoi tifosi la gravità del fatto. Questi atteggiamenti sono parte integrante del problema».

Su cosa direbbe a Maignan: «Di essere forte, coraggioso. L’Italia è un Paese stupendo, mi ha preso per mano da ragazzino regalandomi diversi sogni, ma il cambiamento è un processo lento. È incredibile come dopo quasi vent’anni si parli sempre delle stesse cose: insulti, cori razzisti, ignoranza. Non vengono mai presi provvedimenti seri, è un peccato mortale». LEGGI ANCHE: Razzismo verso Maignan, la dura condanna di Capello >>>

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