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Milan, Okafor: “Voglio aiutare questa squadra a fare di nuovo la storia”

Noah Okafor AC Milan intervista
Noah Okafor, nuovo attaccante del Milan, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni integrali
Daniele Triolo Redattore 

Noah Okafor, nuovo attaccante del Milan, ha parlato dagli Stati Uniti d'America a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le dichiarazioni del numero 17 rossonero, tra i colpi di calciomercato del Diavolo per la stagione 2023-2024.

Milan, le dichiarazioni di Okafor alla 'rosea'

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Sui suoi primi giorni al Milan: «Qui c’è una grande atmosfera, la squadra è fantastica e con l’allenatore va benissimo. Ho firmato da poco per il Milan ma sono molto felice, sono davvero fiducioso per il futuro».


Sul Milan pronto per vincere lo Scudetto: «Sì, anche perché un calciatore che non vuole vincere... non è un calciatore. Abbiamo una squadra forte e io spero di vincere la Serie A subito. Per farlo serve sempre energia, a volte si perdono delle partite ma dalle sconfitte si impara. E poi io odio perdere».

Sul perché ha scelto di arrivare al Milan: «Perché mi ha voluto molto. In autunno ho giocato contro il Milan in Champions League e da allora siamo rimasti in contatto. È chiaro che avevo altre offerte ma per me è stato sempre tutto chiaro. I tifosi, lo stadio di 'San Siro', tutto: è un nuovo passo per la mia crescita».

Sui suoi genitori, mamma svizzera e papà nigeriano: «Sì, io in Nigeria sono stato soltanto due volte ma ero più giovane, è passato tanto tempo. Mio papà è arrivato in Germania a 17 anni, poi è andato in Svizzera. Da lui ho imparato, mi ha sempre detto di essere felice, di sorridere, di trasmettere energia positiva e lottare forte per i miei obiettivi».

Sul motivo del tatuaggio 'Be your own hero' sulla gamba: «Perché penso di poter decidere ogni giorno che cosa voglio fare. Dipende solo da me, sono io il capo di me stesso e so che cosa voglio. Il tatuaggio nasce da questo pensiero. Voglio andare al massimo sia in allenamento sia in partita. Allenarmi sempre forte per fare il prossimo passo e migliorare».

Su Okafor che ha il mental coach da quando ha 15-16 anni: «Sì, credo sia importante per un giocatore giovane. Con questa vita abbiamo sempre pressione dentro e fuori dal campo: parlare con qualcuno per me è davvero importante».

Sugli altri tatuaggi che ha: «I volti sono dei miei fratelli. Due maschi, più piccoli di me, che giocano a calcio, uno in Germania, uno in Svizzera. E una sorella più grande. Per i miei fratelli io sono un idolo, vogliono fare come me, e io da piccolo mi prendevo cura di loro: abbiamo una grande relazione».

Su Rafael Leão come gemello 'aggiunto': «Sì, io e Rafa siamo come gemelli: entrambi dribbliamo molto bene, siamo giovani, abbiamo lo stesso humor. Ci siamo parlati per la prima volta dopo una partita tra Svizzera e Portogallo, poi ci siamo scambiati messaggi dopo la doppia sfida in Champions e siamo stati avversari anche al Mondiale. Abbiamo un bel rapporto, non vedo l’ora di giocare con lui».

Sulla sua condizione fisica: «Sto bene, sono stato fuori nelle ultime settimane ma dalla prossima sarò in gruppo».

Sul dietro le quinte della trattativa con il Milan: «Il Milan è rimasto in contatto con me per 6-9 mesi, contatti che nelle ultime due settimane sono diventati più intensi. Hanno visto che stavo bene, poi tutto è stato fatto in tre-quattro giorni e ... eccomi qui».

Sul perché ha scelto la maglia con il numero 17: «Il 7 è il mio numero preferito, infatti a Salisburgo avevo il 77. Qui il 7 era preso da Adli, allora ho scelto il 17, che è il vecchio numero di Rafa. Mi piace».

Sui giocatori del Milan del passato che gli vengono in mente: «Il Milan è un grandissimo club, con una grande storia. Ha avuto molte stelle, grandi giocatori ma anche ora siamo molto forti, giovani, affamati. Se devo scegliere, dico Ronaldinho, Ricardo Kaká e Ruud Gullit. Io sono ancora giovane ma voglio aiutare questa squadra a fare di nuovo la storia».

Sul dove preferisce giocare, se da punta centrale o da esterno: «Posso giocare a sinistra, a destra e da attaccante al centro. Sono flessibile. Devo adattarmi a un nuovo Paese, con una nuova tattica e nuove squadre ma ci sono già passato con il Salisburgo. Cerco di essere aperto con i compagni e lo staff, sono davvero felice di essere qui».

Sul gol rifilato al Diavolo in Salisburgo-Milan 1-1 di Champions e cosa ha detto con Mike Maignan e Pierre Kalulu: «Mike mi ha detto che è stata fortuna perché il pallone è passato tra le sue gambe ma sul dribbling a Kalulu non si discute, l’ho cercato. E poi ... un gol è sempre un gol». Centrocampista, la grande idea del Milan >>>

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