Sull'interesse dell'Inter: “Non aveva ancora compiuto i sette anni e giocava in porta al Città di Cologno. In un torneo a Concorezzo un osservatore dell’Inter lo nota e si presenta all’allenatore e a noi. La sua società, però, era affiliata al Milan: ci hanno detto di andare al Vismara a provare, è piaciuto e abbiamo capito che era l’ambiente giusto per lui: a otto anni ha firmato il suo primo tesseramento e oggi siamo ancora qui, più di dieci anni dopo”.
Sulla famiglia: “All’inizio ha avuto qualche infortunio. Poi quando ha capito che non avrebbe giocato per scelta tecnica, se non per qualche scappata in U18, ha rischiato di perdere un po’ l’entusiasmo. Noi familiari, sapendo gli sforzi che ha fatto, il suo amore per il calcio e il potenziale che Lorenzo ha, abbiamo insistito tanto affinché restasse concentrato e continuasse a credere nel suo sogno. Ora la sua occasione è arrivata: a fine stagione Tony Roberts, il preparatore della prima squadra, ha visto in lui una buona base e ha iniziato a lavorarci, costruendo un progetto. Poi è volato in Australia per l’amichevole contro la Roma, e a Vienna contro il Rapid ha giocato i suoi primi quarantacinque minuti”.
Sul sogno di Lorenzo: “Per noi tutti, ciò che Lorenzo sta vivendo è un sogno. Ma ero convinto che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Non ho mai perso una sua partita, anche nei tornei in giro per l’Europa, Bielorussia compresa. E lui mi ha sempre dato quest’impressione: fuori dal campo è ‘il mio piccolo’, ma quando va in campo si trasforma, mi sembra più responsabile, più grande. Ora in America lo sento carico e felicissimo. Sportiello l’ha preso sotto la sua ala ultimamente. Lui è in gran fiducia, ha l’atteggiamento giusto per affrontare queste sfide. Tornerà con un carattere più forte e più consapevole. Se giocherà, non gli devo dire niente. Sa già tutto. Deve continuare a fare ciò che sta facendo: impegnarsi, lavorare con umiltà e godersi questo bel momento”.
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