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Milan, Pioli: “La giornata tipo, Guardiola e Calabria: vi svelo tutto”

Stefano Pioli AC Milan Milan-Lazio 2-0 Serie A 2023-2024
Stefano Pioli, allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista toccando tanti temi. Ecco tutte le sue parole
Fabio Barera Redattore 

Stefano Pioli, tecnico del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni del mensile 'Il Nuovo Calcio', toccando tanti temi importanti soprattutto in relazione al ruolo dell'allenatore. Ecco, dunque, le sue parole.

Milan, le parole del tecnico Stefano Pioli

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Se c’è ancora un’evoluzione del Pioli allenatore: “Certamente, deriva dalla passione con cui affronti ogni giorno il campo, dalla curiosità che ti porta ad aggiornarti, a vedere tante cose. Sono vent’anni che alleno squadre, se penso come lavoravamo allora con il mio staff… ci sono stati cambiamenti su qualsiasi aspetto, sulla parte tecnico-tattica, sulla preparazione fisica, sulla comunicazione, sul rapporto coi giocatori, i giocatori stessi sono completamente differenti, anche da me come calciatore. Adesso sono preparatissimi, chiedono molto, pretendono tanto, a volte anche troppo, in termini di conoscenze”.


Se il ruolo dell’allenatore è cambiato: “Il ruolo no, è identico. L’allenatore deve gestire una squadra e prepararla al meglio. Sono cambiate invece le modalità e le priorità. Anche le mie conoscenze sono diverse, ora sicuramente molto più profonde. Adesso, mi concentro su due aspetti: rapporto coi giocatori e strategia di gara. Parlare con continuità con i ragazzi, quotidianamente, è troppo importante, mi porta via molto tempo ed energie. Però è determinante conoscerli a fondo. Questo è il mio primo focus. Per quanto concerne la settimana di allenamento, viene pianificata e gestita con lo staff. Sappiamo bene visto il tempo che siamo insieme dove e come incastrare le nostre cose, i nostri lavori tattici, la strategia sulla partita. Poi…”.

“Ho completamente modificato la maniera di lavorare sul campo. Adesso, giochiamo e basta. Sempre 11 contro 11. Sempre. Variamo gli spazi, più stretti, più lunghi, niente interventi per reparti, li ho cancellati. Introduciamo qualche regola, qualche vincolo, ma non tutte le volte. Credo che allenarsi 11 contro 11 sia la cosa migliore, quella che dà conoscenze più utili ai giocatori. Alla fine, la “domenica” cosa facciamo? Giochiamo. Giochiamo 11 contro 11. Li abituo a questo. Niente spazio di metà campo ad esempio, non mi piace”.

Sulla giornata tipo del Milan: “Si comincia dalla colazione obbligatoria insieme, un’ora prima dell’inizio tutti nello spogliatoio, attivazione individuale secondo piani personalizzati, coi preparatori o da soli. Compresa la prevenzione. Prima di entrare in campo i ragazzi svolgono una parte aerobica sul tapis roulant, quindi si esce e via. Riscaldamento tecnico? Quasi mai. Gli aspetti legati alle gestualità col pallone, come detto, li facciamo prima o dopo la sessione, quasi sempre dopo, a dire il vero. Considerate comunque che di settimane standard da sette giorni durante la stagione ce ne sono pochissime. Le prime tre dell’anno, ad esempio, ma già dopo la prima sosta per le nazionali abbiamo 7 partite in 21 giorni. Abbiamo fatto bene in preparazione e in questo periodo, siamo partiti presto, rosa quasi completa, lo sapevamo… volevamo un inizio del genere”.

Sull’evoluzione metodologica: “Mi soffermo meno sulla partita disputata, la guardo ci mancherebbe, osservo le cose negative e positive, ma ci concentriamo sul futuro. Non c’è tempo, anche perché la gara successiva sarà completamente differente: nuovi avversari, nuove situazioni ambientali, nuove posizioni. Noi abbiamo i nostri principi, insistiamo su questo, studiamo gli avversari, ma dare nell’immediato troppa attenzione a quello che è già successo non giova molto. Ogni 25 giorni comunque per noi, come staff, c’è una sosta. E mi vengono presentati dal nostro gruppo di lavoro video e dati, dati report per capire le tendenze della squadra, fase difensiva, fase offensiva… e in questo contesto facciamo un riesame di quanto compiuto”.

Stefano Pioli spiega l'idea dei terzini dentro al campo

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Su com’è nata l’idea dei terzini dentro al campo: “Dalla preparazione dei miei colleghi italiani. Dalla soluzione di giocare uomo su uomo di diversi avversari, soluzione che ti obbliga a trovare contromosse. Se affrontiamo squadre che lavorano a uomo, devi pensare a come creare loro difficoltà, in caso contrario non ti resta che vincere tutti gli 1 contro 1. La prima volta che l’abbiamo fatto è stata contro l’Atalanta, abbiamo usato Calabria e Theo molto ‘dentro’ per portare via i loro esterni".

"È chiaro che prendo spunto anche da quello che fanno in campo internazionale. Guardiola ha adottato spesso questa soluzione. L’importante per me è che i giocatori sappiano cosa devono fare. Siano contenti di farlo. E abbiano le caratteristiche giuste, Calabria nasce mezzala. Se avessi esterni bassi di sola corsa, farei altro probabilmente. I giocatori vanno messi dentro un’organizzazione, dentro a dei principi, a dei concetti… che ti permettono di avere un determinato equilibrio. Dopo che è nata l’idea, si usano i video, si va sul campo e quando percepisci che la sentono loro… è fatta”.

Se la sensazione è solo dell’allenatore: “Ti è data dal mestiere, dalle esperienze e dalla conoscenza profonda dei tuoi uomini. Dal rapporto che hai creato, costruito. A volte mi basta qualche atteggiamento, una postura, uno sguardo, per capire se proseguire nell’obiettivo che stiamo ricercando. Quando posso, concedo volentieri un day-off. È apprezzatissimo, non perché i ragazzi non fanno niente, ma perché recuperano e tornano ad allenarsi con una voglia diversa. Preferisco un allenamento in meno, ma quello dopo fatto al massimo, che due mezze sedute al risparmio".

"Vi faccio una domanda: qual è il campionato dove tutti dicono ci siano più corsa e ritmi sempre alti? L’Inghilterra e lo sapete anche voi che è una prassi dare un giorno di riposo più o meno a metà settimana, appunto il cosiddetto day-off! E questo non incide sulle prestazioni. Certo, c’è una cultura diversa dalla nostra. A proposito, dimenticavo: ho ‘cancellato’ anche le doppie sedute. Avere una squadra poco reattiva il giorno successivo mi serve a poco”.

Sulla strategia di gara del suo Milan: "Strategia per noi significa che studiamo a fondo l'avversario, valutiamo cosa ci propone in termini di spazi da sfruttare, dove possiamo creare delle superiorità o delle parità numeriche e prepariamo la gara. Non vuol dire che ci adattiamo a chi affrontiamo, ma che lo consideriamo per capire come, secondo i nostri principi, possiamo essere pericolosi. Lo studio è meticoloso, minuzioso. Dobbiamo sapere tutto, ad esempio come vengono a prenderti sulla palla dal fondo, con quanti uomini, in parità, in inferiorità... Che poi, vista la nostra filosofia, saranno sempre in inferiorità numerica. Noi abbiamo il portiere che ci regala l'uomo in più. Quindi giochiamo sempre di principio".

"Però c'è un altro aspetto importante, imparare a contare. Contare per capire se siamo in parità numerica, in inferiorità o superiorità. In parità non possiamo attaccare in quella zona, dobbiamo girare palla, andare sull'altro lato del campo o da un'altra parte. Questo nel possesso. In non possesso, in parità si aggredisce, in inferiorità no. Tornando a quando abbiamo palla noi, se ci contrastano uomo su uomo significa che abbiamo, come già detto, un 3vs 3 o un 4vs4 in zona offensiva. Quindi possiamo sfruttarlo. Abbiamo elementi offensivi con determinate caratteristiche, li abbiamo voluti così proprio per questo. Comunque, ogni avversario, pur scegliendo la parità numerica, lavora in modo differente".

"Noi, in sede di preparazione alla partita dobbiamo saperlo. Ad esempio, il Torino veniva 1vs1, ma ti lasciava libero il portiere. Maignan ha avuto 8 di possesso palla individuale, una cosa incredibile. Allora abbiamo aperto i centrali e lui avanzava. Lo spazio esterno non era dei terzini ma dei centrali. Studiamo cinque gare degli avversari di staff, io guardo l'ultima. Prendiamo in esame come ci aggrediscono, come fanno le uscite sui terzini, sul vertice basso, dove concedono parità e dove inferiorità in modo da capire in quali settori possiamo prevalere. Pensiamo di preparare bene la partita a tal punto che quando gli avversari propongono qualcosa di diverso, lo intuiamo immediatamente".

"Poi sai, c'è il videoanalista in tribuna e io, durante l'incontro, mi occupo solo della tattica. Niente proteste, niente distrazioni. La mia concentrazione deve essere totale. Se su un esterno basso pensiamo esca un interno di centrocampo e poi lo fa un quinto, tanto per fare un esempio, lo intuiamo subito. E soprattutto il giocatore in questione e i compagni sanno come comportarsi. Ormai hanno fatto un percorso con noi sanno riconoscere certi spazi e cosa fanno gli avversari. Non deve essere un problema. Devi aver pronto un piano A, il B e pure il C".

Sulla sua idea di gioco: "Come può essere sintetizzata? Semplice. Se l'avversario è aggressivo e vuole toglierci subito il possesso, viene con tanti uomini e noi abbiamo una parità numerica alta, un 3vs3 o un 4vs4 a seconda delle scelte. Dobbiamo saperla sfruttare, si può andare subito là. Se non accettano questo e ci lasciano giocare, proviamo a controllare la partita".

Sul campionato: "Juve favorita perchè non ha le coppe? Il torneo sarà molto competitivo, le squadre che possono competere per le posizioni di vertice sono quelle. E non giocare in settimana aiuta. Molto. Scendere in campo ogni tre giorni ti consuma a livello mentale all'inizio, poi durante la stagione anche per quanto riguarda il fisico! Dopo la pausa per le nazionali, c'è stato il derby, poi la preparazione della gara con il Newcastle, quindi il Verona.. c'è uno dispendio notevole di energie. Per certi versi, quindi, i bianconeri sono i veri favoriti".

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