Sui fattori che determinano la forza di una squadra: «La fortissima motivazione, l’elevato spirito di gruppo e il gioco. Mi pare che le prime due qualità, considerato come sta andando l’ultimo periodo, ci siano. Il gioco, invece, può ancora migliorare. Anche se siamo già a un discreto livello. Bisogna però acquisire una maggiore continuità di rendimento».
Sugli altri aspetti da correggere nel Milan di Pioli: «Vorrei vedere il Milan stretto e corto: non più di trenta metri di lunghezza. In questo modo si sviluppano le sinergie tra i reparti, la collaborazione tra i giocatori, e poi si può fare pressing, che è il vero segreto del calcio moderno. Se sei corto, e se tutti sono vicini, ci si aiuta, si ruba il pallone agli avversari e si aumenta l’autostima facendo piombare gli altri nella depressione. In poche parole: l’obiettivo è diventare ottimisti, avere il dominio del gioco».
Su come giudica Sacchi, finora, il lavoro di Pioli: «Guardo la classifica: i rossoneri sono terzi, con un buon margine di vantaggio sulla quarta. Ciò significa che soltanto due squadre, l’Inter e la Juve, hanno fatto meglio. E non dimentichiamo che il Milan non è il club che ha speso di più sul mercato. L’Inter, ad esempio, ha investito maggiormente, nelle ultime tre stagioni, eppure, nonostante abbia vinto diversi trofei, non è mai arrivata allo scudetto. Pioli sta lavorando con un gruppo di ragazzi che provengono quasi tutti dall’estero: non è facile, serve pazienza. I miglioramenti che si notano adesso sono frutto degli insegnamenti dell’allenatore, su questo non ho alcun dubbio. Logico che, all’inizio della stagione, ci fosse un prezzo da pagare visti i tanti cambiamenti sul mercato. Non è semplice far capire le proprie idee a gente che arriva da un altro universo».
Su Pioli che si è fatto capire dai giocatori del Milan: «Visti i recenti risultati e, soprattutto, le prestazioni e l’impegni dei giocatori, direi proprio di sì. Stefano è un ottimo allenatore. Prima di arrivare al Milan era soprattutto un tattico, poi ha avuto un’evoluzione e adesso mi sembra che sia uno stratega. Ragiona sulla lunga distanza e non soltanto sul risultato di una singola partita. Vuole dare identità e stile alla squadra: queste sono le cose più difficili. L’ho detto prima: se continua così, non vedo motivi per cambiarlo a fine stagione».
Sui tifosi del Milan che hanno manifestato spesso la loro delusione: «Verissimo, e quando fischiavano avevano ragione perché non si divertivano. Però nell’ultimo periodo Pioli ha dimostrato di avere in mano la squadra e la squadra ha dimostrato di voler seguire il suo allenatore. E difatti ci sono i risultati e non ci sono più i fischi. La gente non è mica stupida: se nota l’impegno, se capisce che i giocatori hanno dato l’anima, applaude e sostiene. E l’ambiente del Milan, che è un ambiente molto competente, sono sicuro che darà una mano in questa seconda parte di stagione».
Sulla società che potrebbe riconfermare Pioli alla guida del Milan: «La società è sempre fondamentale, e lo è ancora di più in un momento come questo. Quando arrivai al Milan, all’inizio ebbi qualche problema, perdemmo qualche partita. Silvio Berlusconi mi disse: “Ha bisogno del mio intervento?”. Gli risposi: “Sì”. Lui ci convocò tutti a Milanello, nel suo ufficio, e in trenta secondi sistemò la faccenda. “Io ho piena fiducia in Arrigo - disse - Chi di voi ce l’ha, resterà anche l’anno prossimo. Chi non ce l’ha, andrà via. Buon lavoro a tutti”. Chiaro no? Da allora in poi iniziammo la rimonta che avrebbe portato allo scudetto. La società viene prima della squadra e la squadra viene prima del singolo: queste sono regole basilari. Qui siamo di fronte a una società giovane, che sta dimostrando passione e, ne sono convinto, piano piano acquisirà maggiori competenze e maggiori esperienze. L’importante è che ci sia chiarezza. Nella testa dei dirigenti e in quella dell’allenatore».
"Il Milan di Pioli può giocarsi l'Europa League fino in fondo"
—Sacchi su cosa dovrebbe fare ora Pioli: «Insistere con le sue idee, che lo hanno portato a vincere quattro partite consecutive in campionato. Deve essere un martello, lavorare duro, non dare nulla per scontato. E se c’è qualcuno che non lo segue, dopo aver provato a convincerlo per una, due o tre volte, deve avere la forza di metterlo fuori. La regola più importante, l’ho sempre sostenuto, è il rispetto delle regole. Guai a concedere deroghe».
Sul Milan che può giocarsi l'Europa League: «L’Europa League è un trofeo molto prestigioso e i rossoneri hanno le carte in regola per arrivare fino in fondo. Devono credere nelle loro possibilità e nelle loro qualità: l’aspetto mentale è decisivo quando si vogliono raggiungere grandi obiettivi. E poi c’è sempre il campionato, dove il Milan ha il dovere di migliorarsi e di mostrare ancora quell’impegno e quella voglia di lottare che ho ammirato ultimamente».
Sulla possibilità che il Milan rientri nella lotta Scudetto: «Io, se fossi allenatore dei rossoneri, abolirei questa parola. Il traguardo dev’essere un altro: diventare squadra, essere compatti, uniti, moderni nel modo di stare sul campo. Poi, alla fine, come in tutte le cose della vita, si tireranno le somme. Ma credo che Inter e Juve abbiano un vantaggio notevole e dunque non sprecherei energie pensando allo scudetto. I giocatori devono tenere la testa bassa e correre, correre, correre».
Sul giocatore che può fare la differenza nel Milan: «Non un uomo solo, perché nessuno vince le partite da solo. Ma tutti insieme, se diventano un collettivo, possono togliersi tante soddisfazioni». LEGGI ANCHE: Nuovo Stadio Milan a San Donato, il Sindaco Squeri detta la via: le sue parole >>>
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Milan senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Pianetamilan per scoprire tutte le news di giornata sui rossoneri in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA