Sul suo ruolo: "Sempre giocato a centrocampo, da piccolo il mio idolo era Bastian Schweinsteiger. All'inizio c'era un po' di spavento, il mio allenatore era Albertuzzo che ha fatto un po' la storia del settore giovanile del Milan".
Sulla laurea e lo studio: "Penso che tanto lo devo ai miei genitori, è stata anche una mia ambizione. Ho scelto quella tesi perché mi era piaciuto l'esame e l'argomento: puoi valutare i bilanci, ma devi capire il legame che porta i tifosi fuori da Milanello. Volevo scoprire questo".
Sul timore di non tornare al Milan: "Mentirei se ti dicessi di no, ma è stato un percorso chiaro con la società: volevo migliorare, è stato un percorso condiviso. Mi aspettavo la competizione in prima squadra. L'aspettativa è alta".
Sull'emozione dei primi gol: "Quello con la Roma me lo sono goduto di più, con la Dimano non ricordavo nulla. Con la Roma ho visto la Sud, è stato bellissimo".
Su dove deve migliorare: "Sicuramente devo migliorare nelle decisioni, nella pulizia e nelle scelte. Sono un ragazzo generoso anche in campo con i compagni".
Sulla fortuna nell'avere degli allenatori importanti: "Mi hanno arricchito sotto molti punti di vista. Con Italiano ho lavorato sulla postura del corpo, sulla tecnica. Con Juric un lavoro fisico, più faticoso, ma che ti migliora in consapevolezza, non puoi avere paura. Pioli mi ha aiutato tanto su dove migliorare, trovare il momento in cui lavorare sui punti deboli".
Sul campionato e la Champions: "Siamo una squadra che non molla. In Champions a San Siro serate magiche".
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