INTERVISTE

Milan, le confessioni di Leao su Cardinale, Furlani e Ibrahimovic. Curiosità su Pioli

Daniele Triolo Redattore 
Rafael Leao, attaccante del Milan, ha parlato al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco, dunque, le sue dichiarazioni di oggi

Rafael Leao, attaccante del Milan, ha rilasciato un'intervista al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco, qui di seguito, uno stralcio delle sue dichiarazioni più importanti.

Milan, Leao si è raccontato al 'CorSera' tra calcio, musica e moda

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Sul suo libro 'Smile': «Racconto me stesso. Ho solo 24 anni, so bene che c’è ancora tanto da scrivere, soprattutto come calciatore. Vorrei spiegare ai miei fan chi sono davvero. E perché sorrido. Sorrido perché c’è gente che non ha l’acqua per bere. Quando puoi camminare, hai da mangiare, magari hai qualcuno che ti vuole bene, la vita è “smile”. Io ho tutto, ho anche di più, Dio mi ha dato un dono e io gli sono grato. Il mio lavoro è giocare a pallone, ho coronato il mio sogno di quando ero bambino. Come potrei non sorridere?».

Sull'ordine in cui mette le sue passioni: «Calcio, musica, moda. Sono un giocatore prima di tutto».

Sulla cosa in cui deve crescere come calciatore: «Per crescere devo vincere cose importanti, come la Champions o l’Europa League. Le cose belle si dimenticano troppo velocemente, quindi bisogna vincere ogni anno, il più possibile. Quando sei al Milan devi farlo, non è una scelta, è un dovere. Per lasciare il tuo nome nella storia».

Sulla connessione della moda con calcio e musica: «Mi piace sperimentare. Milano in questo senso è fantastica. Ma sono sempre stato appassionato di fashion, il mio papà mi ha trasmesso la passione già da bambino: guai a uscire con una camicia non stirata. La moda può essere una possibilità del mio futuro».

Sul suo possibile piano di fare ora il calciatore e poi sfondare come cantante e modello: «Di sicuro quando smetterò di giocare non resterò nel calcio. Sono in questo ambiente già da dieci anni, ho vissuto tante esperienze. Voglio togliermi quel tipo di stress e dedicarmi alla mia famiglia e alle mie altre passioni».

"Social pericolosi, non mi piacciono: si sorride poco"

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Sui social: «I social sono pericolosi, non è un mondo positivo. Troppo odio, troppe cattiverie. Le cose che so non le ho imparate lì. Li uso perché devo averli per il mio lavoro, però non mi piacciono. Si sorride poco sui social».

Sulla sua risposta via social a un hater razzista: «Sui social e non solo esiste gente così, purtroppo. Manca spesso l’educazione in famiglia, a scuola. Lui non sa nemmeno cosa ha fatto. E questo è un problema: i razzisti spesso non si rendono conto di come sono».

Sull'Italia come Paese razzista: «Il razzismo è ovunque, purtroppo. Ecco perché noi calciatori dobbiamo provare a fare qualcosa, visto che abbiamo tanta popolarità. Dobbiamo sfruttare questa forza, mandando messaggi. Il Milan è molto sensibile al tema. Anche nella vicenda di Maignan a Udine si è visto. Abbiamo fatto bene a comportarci così, giusto uscire dal campo».

Sul suo futuro da calciatore: «Il mio futuro è al Milan. Sono qui e ho ancora un contratto di quattro anni. Il Milan mi ha aiutato quando ero in una situazione difficilissima, mi è stato vicino. Io non dimentico, sono leale. Sono arrivato da ragazzino, qui sono cresciuto come uomo e come calciatore. Voglio vincere ancora, la mia testa è qui».

Su Zlatan Ibrahimović che, in lui, vede un genio: «Non sono un genio. Però lui ha fatto alzare tanto il mio livello. Mi parla di tutto, non solo del calcio. Avevo bisogno di lui: mi ha aiutato nelle partite e nella vita personale. È molto importante per me. Lo era quando giocava, lo è anche adesso».

Sul suo idolo nel calcio e su quello nella musica: «Cristiano Ronaldo. Quando ero piccolo, Ronaldinho. Nella musica non ho un vero idolo. L’unico forse Bob Marley. Ho anche un suo tatuaggio».

"Di Milano mi piace tutto. Amo i gol belli: il calcio oggi è solo statistiche ..."

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Sul suo rapporto con Milano: «Ora è casa mia. Mi piace tutto: lo shopping, la moda, anche il clima, perché sembra di stare in Portogallo. Se pensate che Milano sia fredda, provate a passare un inverno a Lille. E poi il cibo! Mi piace tutto della cucina italiana: la pasta, i risotti, il pesce».

Sul suo rapporto con Dio: «Molto stretto. Sono credente, cattolico, anche se alcuni pensavano che fossi musulmano, forse per il colore della pelle e per le origini africane. Prima andavo sempre a messa la domenica, ora faccio più fatica perché ci sono le partite. La preghiera fa parte della mia vita».

Sulla sua vita di lusso: «Quando vieni da dove vengo io, i soldi del primo contratto ti sembrano non finire mai, sono tanti, non hai mai visto quel numero scritto se non nei film su Wall Street. Non si deve perdere la testa. Subito dopo la casa alla famiglia, ho comprato qualcosa per me: un Rolex submariner. Il segno che ce l’avevo fatta. Ma un amico lo ha perso non so su quale aereo. Non gli ho parlato per una settimana ... però è rimasto il mio migliore amico».

Sul fatto che lui sembra voler fare solo i gol belli: «Sì, amo i gol belli. Certo, vorrei farne sempre di più. Ma io faccio assist, giocate, sono completo. Il calcio oggi è solo statistiche, cifre. E a me non piace. Il calcio è magia, gioia. Mi fa arrabbiare che la gente pensi solo ai numeri. Se fai una brutta partita, ma poi segni, dicono “wow”. Io non sono così. Perché la gente deve divertirsi e mi devo divertire anch’io. Sono per la bellezza. Nel calcio, come nella moda e nella musica. Come nell’amore».

"Le critiche mi caricano: il numero 10 mi dà più forza"

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Sul fatto che piace ai bambini: «Forse proprio perché gioco come i piccoli, che vogliono divertirsi».

Su cosa gli ripete più spesso il suo allenatore Stefano Pioli: «Sei sempre l’ultimo. Se è vero? Sì».

Su cosa gli dice Gerry Cardinale, proprietario del Milan: «Non ci vediamo spesso, ma mi vuole bene, mi aiuta. Mi ha pure dato il suo numero di telefono, ma non chiamo, non vorrei disturbare. Anche l’amministratore delegato Giorgio Furlani mi è molto vicino: mi parla in portoghese, gran persona».

Sul fatto che segna pochi gol e che manca di continuità: «Le critiche mi caricano. A volte mi arrabbio, se non sono costruttive. Mi dispiace se sono fatte per provocarmi. Mi chiedo: ma questo capisce di calcio? Sono emotivo, anche se non lo do a vedere. Comunque queste cose mi rendono più forte. Io so dove posso arrivare».

Sull'obiettivo Europa League per il Milan: «Ci sono molte squadre forti, ma abbiamo un’idea chiara: arrivare in finale e vincere».

Sul peso della maglia numero 10: «No, mi dà più forza. Il 10 è il calcio». LEGGI ANCHE: Allenatore Milan, arriva Motta? Ha già una richiesta di calciomercato ben precisa >>>


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