Milan, Reijnders: "In Serie A un inizio difficile. Poi la fiducia di Pioli ..."
—Sull'adattamento alla Serie A: «Certo, all’inizio è sempre difficile. Fortunatamente ho ricevuto tanta fiducia da parte dell’allenatore (Stefano Pioli) e dei compagni l’anno scorso, il che mi ha aiutato ad adattarmi più velocemente. In Italia ho imparato che un sacco di squadre giocano uomo a uomo, che è un campionato davvero competitivo, dove ogni partita è difficile. Se non sei concentrato vieni punito. E c’è tanta attenzione nel preparare le partite, molto di più rispetto a come ero abituato in Olanda».
Sul suo ruolo: «Ora gioco molto di più nella trequarti avversaria, e penso che questa è la posizione che mi si addice di più. Con la Nazionale olandese a volte gioco da dieci, in modo da avere tanto spazio per le giocate. Adesso con Fofana che gioca da 6 ho più spazio per muovermi tra la difesa e l’attacco. Sì, ho sempre avuto delle mie caratteristiche di gioco»
Milan, Reijnders: "Gioco alla De Bruyne. Mio padre mi dice sempre ..."
—Sul suo modello: «Kevin De Bruyne. L’ho seguito tantissimo, ho guardato un sacco di suoi video quando ero più giovane. È un po’ il mio modo di giocare, un centrocampista box-to-box che imposta la manovra e aiuta in fase di finalizzazione».
Sull'insegnamento del padre: «Mio padre dice sempre: mai montarsi la testa, bisogna restare umili. Mai guardare le persone dall’alto verso il basso, mai sentirsi migliori di qualcun altro. È un concetto che mi sta molto a cuore e penso che sia veramente importante: conta essere normali, rimanere se stessi».
"La lezione che ho imparato è continuare a lavorare, sempre"
—Sul suo passato: «Forse in passato avrei potuto essere più audace, farmi sentire di più. Perché ho aspettato davvero a lungo prima di avere una grande opportunità. Ma alla fine ogni cosa è pianificata, e magari per me aspettare un po’ di più è stato un bene».
Sul primo ricordo legato al calcio: «La prima volta con un pallone tra i piedi? Giocavo nel giardino dietro casa, tirando la palla un po’ ovunque… A volte giocavo anche in casa, e capitava di rompere degli oggetti! Da sempre io e mio fratello desideravamo diventare dei calciatori professionisti. Oggi che lo siamo entrambi, siamo molto orgogliosi. Quando sono arrivato in prima squadra con l’AZ, mio padre mi disse: devi farti vedere in campo. Per ogni due tiri in porta mi dava 50 euro, se non riuscivo i 50 euro glieli davo io. Alla fine ci riuscivo sempre, perciò mi disse: mi costi troppo. Continuare a lavorare, sempre. È questa la lezione che ho imparato. Può sembrare scontato, ma solo con il lavoro si migliora». LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan – Novità importante sul futuro di Saelemaekers >>>
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