Sul consiglio che gli darebbe oggi per il suo nuovo ruolo: «Potrà suonare strano, ma stavolta dovrà riuscire a essere umile in un ruolo che per lui sarà completamente nuovo».
Sul diventare grandi manager dopo essere stati grandi campioni: «Sono due percorsi troppo diversi, non c’è una conseguenza automatica. Se prima Ibra sceglieva il meglio per se stesso, lavorando in gruppo deve saper scendere a qualche compromesso, senza egoismi. “Si fa così e basta” può dirlo solo chi comanda davvero, e cioè il proprietario del club. E in certe decisioni influiscono tanti aspetti, alcuni dei quali per lui saranno nuovi: tenere conto dei bilanci, per esempio».
Su cosa suggerisce a questa nuova versione di Zlatan: «Dovrà mantenere la sua personalità e il coraggio di assumersi le responsabilità. In questo non deve cambiare. Ma anche usare l’intelligenza che ha per sapersi adeguare al ruolo. Sapere dove e quando intervenire per fare il bene di tutti, aprendosi al confronto».
Capello: "Ibra non ha mai avuto paura delle responsabilità. Ma ..."
—Su Ibrahimovic 'Senior Advisor' del Milan e sull'impatto che potrebbe avere su Stefano Pioli: «Ibra è certamente una figura ingombrante, positiva da giocatore per il Milan e per lo stesso Pioli, i risultati lo hanno dimostrato chiaramente. Oggi però la realtà cambia e parecchio. Se la domanda è: “Con lui Pioli si sentirà meno solo”? La risposta può essere sì, specie se i confini saranno ben definiti oltre tutta la diplomazia che ha accompagnato il suo ritorno. Allo stesso modo è l’aspetto che più mi preoccupa: una figura che potrà relazionarsi con la squadra non oscura la leadership dell’allenatore nei confronti del gruppo? Dopo l’addio di Paolo Maldini e Frederic Massara la proprietà ritiene che Pioli sia andato meno bene e che per questo abbia bisogno di un “collaboratore”? A un allenatore serve mantenere una credibilità totale verso i suoi interlocutori».
Capello su cosa serve a Ibrahimovic per affermarsi nel nuovo ruolo: «Tutto. Ricordo che Silvio Berlusconi mi fece frequentare corsi di management, di psicologia e altro ancora: non smetterò mai di ringraziarlo per questo, sono stati tutti momenti importanti di formazione. Zlatan non ha più il pallone tra i piedi, deve imparare a incidere in altro modo e per questo ci vorrà tempo anche per lui, una sorta di periodo di apprendistato. Ma Ibra stesso dovrà impegnarsi, studiare, capire, imparare cosa dover fare. Tra far parte di uno spogliatoio e non farne parte ma avere comunque voce in capitolo c’è una grande differenza e Ibra, ripeto, dovrà essere intelligente nel gestire il nuovo ruolo».
Sulle responsabilità diverse che avrà Ibrahimovic, non soltanto sul campo: «Delle responsabilità, per fortuna, non ha mai avuto paura. Certo se parteciperà a scelte tecniche a livello dirigenziale potrà finire anche lui tra gli “imputati” insieme al club. Ma per prima cosa occorre chiarire i rapporti con l’allenatore, e soprattutto come Ibrahimovic si inserirà nella relazione tra Pioli e la squadra». LEGGI ANCHE: Panchina Milan, i 3 nomi che ha in mente Ibrahimovic per il post-Pioli >>>
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