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Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan dal 1987 al 1991 e nel 1997 (credits: Getty images)
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microni della Gazzetta dello Sport. Sacchi ha analizzato il momento che sta attraversando la squadra di Pioli dopo il pareggio contro il Cagliari. Ecco cosa ha detto Sacchi: "Il Milan è una squadra di giovani e i giovani passano facilmente dall’entusiasmo alla depressione. Io lo so bene, a Parma avevo una squadra di ventenni, vincemmo il campionato di Serie C, ma poi, nonostante giocassimo un bellissimo calcio, forse il più bello di quel torneo, non riuscimmo a fare il salto dalla B alla A perché ci mancava la malizia, l’esperienza"
Sacchi, i tifosi sono molto delusi, Pioli e i suoi ragazzi sono sotto il fuoco della critica e anche la società è bersagliata.
«Il Milan ha fatto una campagna acquisti pensando soprattutto al bilancio. Ha confermato molti elementi che negli anni precedenti erano stati fischiati. Pioli ha lavorato benissimo creando un collettivo armonico, dove tutti sanno che cosa fare. Propongono un calcio offensivo, pressano, che cosa si vuole di più?».
La qualificazione in Champions.
«Se il Milan, per investimenti, è la quinta società italiana dietro all’Inter, alla Juve, al Napoli e alla Roma, secondo logica dovrebbe arrivare quinta in classifica. E invece è ancora lì che lotta e può addirittura tagliare il traguardo da seconda. Certo, la squadra non è ancora matura, ma a me hanno insegnato che per far nascere un bambino sono necessari nove mesi… Non si può avere tutto e subito. Qui bisogna innalzare il livello della cultura, non solo sportiva, altrimenti questo Paese va a rotoli».
Contro il Cagliari, però, la prestazione non è stata all’altezza delle attese, è d’accordo?
«D’accordissimo. L’ho notato subito, fin dai primi minuti: il Milan era molle, poco intenso, poco reattivo. E il Cagliari, già salvo, ha dimostrato come ci si deve comportare nello sport: massimo impegno in ogni occasione, senza sconti. Questa sì che è stata una bella lezione».
La trasferta di Bergamo, domenica, è uno scoglio durissimo. Come affrontarla?
«Senza stravolgere nulla e cercando di tornare a essere squadra in tutti i sensi e in tutti i settori del campo. Vedete, i giovani sono fantastici perché, da un giorno all’altro, sono in grado di cambiare atteggiamento, di resettare tutto. Se sono intelligenti, i loro cervelli sono come delle spugne: apprendono tutto. Contro l’Atalanta chi l’ha detto che non è possibile vincere?».
La sfida è tosta.
«Vero, ma l’Atalanta ha la finale di Coppa Italia contro la Juve e spenderà parecchie energie per portare a casa il trofeo. Aggredirà per novanta minuti, correrà… Dunque, non tutto è deciso. Il Milan ha battuto 3-0 la Juve e 7-0 il Torino, sempre in trasferta, forse ha pensato di essere già arrivato, errore tipico delle formazioni giovani, e adesso deve riconquistare il terreno perduto. Ma nulla è compromesso. E comunque lasciatemi dire una cosa…».
Prego.
«Meglio una società che punta sui giovani e tiene a posto i bilanci come il Milan, piuttosto che un club spendaccione che fa debiti e non vince nulla. È dal 2010 che non vinciamo la Champions, l’Europa League non l’abbiamo mai sollevata, eppure abbiamo tutte, o quasi tutte, le società in crisi finanziaria. Ci sarà da chiedersi se la strada intrapresa è giusta o sbagliata, non vi pare? Nel 2018 siamo pure restati fuori dal Mondiale e non succedeva da più di sessant’anni: vogliamo continuare con questo modello suicida, che non bada ai settori giovanili e accetta rose di trenta giocatori, o vogliamo pensare di cambiare promuovendo la cultura del lavoro e delle idee? Tornando al Milan bisogna tener conto che i rossoneri stanno seguendo un’idea precisa. Gli altri, non tutti ma la maggior parte, si basano solo sulla tattica. E sulla lunga distanza vince sempre lo stratega, credetemi». Intanto i tifosi del Milan lanciano un appello al Bologna: "Se fermate la Juventus..."
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