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Milan-Sassuolo 2-5, Sacchi: “Vi spiego le cause del crollo rossonero”

intervista Arrigo Sacchi AC Milan Milan-Sassuolo 2-5 Serie A 2022-2023
Arrigo Sacchi ha analizzato cause e motivi del momento nero del Milan di Stefano Pioli all'indomani del rovescio interno contro il Sassuolo

Daniele Triolo

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan per quattro stagioni, dal 1987 al 1991 e, successivamente, nel 1997, ha analizzato, a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola, le cause del crollo dei rossoneri di Stefano Pioli. All'indomani, poi, dell'ultimo, pesante rovescio, il 2-5 di 'San Siro' contro il Sassuolo. Ecco, dunque, le dichiarazioni del 'Profeta di Fusignano'.

Milan, Sacchi fornisce soluzioni per i tuoi problemi

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Sacchi sul momento del Milan: «Non è il caso adesso di sparare sulla Croce Rossa. Le cose non vanno bene, ma si può rimediare».

Su cosa sta succedendo ai rossoneri: «Il Milan non è più un collettivo. Ha vinto lo Scudetto giocando come una squadra e ora si sono perse quelle caratteristiche. Può capitare. Giocare “di squadra” non è un imperativo etico, ma permette di essere più efficienti».

Su come il Milan ha potuto 'smarrire' il collettivo: «George Bernard Shaw sosteneva che il calcio, in novanta minuti, racchiude la storia universale. In una partita c’è tutto, e questo “tutto” può portare all’esaltazione o alla depressione. Il Milan era una squadra di grande movimento, i reparti sempre connessi e vicini, i giocatori si aiutavano. Giocavano come i padri fondatori avevano immaginato si dovesse fare: il calcio è uno sport collettivo e offensivo, mentre in Italia lo abbiamo sempre considerato uno sport individuale e difensivo. Il Milan si distingueva, era europeo. Ora non più».

Su che bisogna fare per rimettersi in carreggiata: «Risolvere un problema alla volta. Se si vuole intervenire su tutto, non si combina granché. Pioli è stato bravissimo, adesso deve convincere i giocatori. Bisogna entrare nelle loro teste».

Sacchi sulla prima mossa che dovrebbe fare il Milan: «Ritornare a essere una squadra. Nel Milan ci sono tanti ragazzi che non hanno molta esperienza e magari non sono tecnicamente al top. Se giocano individualmente, si perdono».

Su come si torna ad essere una squadra: «Gli attaccanti devono rientrare e i difensori devono salire, così la squadra si accorcia. E poi distanze corrette, pressing e possesso palla con attacchi dello spazio».

Sul secondo passaggio che il Diavolo dovrà compiere: «Io ragionerei così: pensiamo a come si possono chiudere bene gli avversari, così se li anestetizziamo possiamo stare più tranquilli, prendere fiducia e diventare ottimisti, condizione necessaria per poter fare il nostro gioco».

Sui motivi di un simile crollo del Milan: «Con i giovani bisogna avere pazienza, molta pazienza. Questi ragazzi si sono trovati una condizione particolare: da semi-sconosciuti che erano si sono trovati, dopo aver conquistato meritatamente lo Scudetto, improvvisamente proiettati sul palcoscenico. Questo può destabilizzare».

Sul fattore psicologico alla base dei problemi rossoneri: «Sì, adesso i problemi nascono dalla testa. Anche se può essersi aggiunto qualche problema fisico. Alcuni giocatori sono tornati dal Mondiale, forse erano stanchi: queste manifestazioni ti prosciugano».

Sul mancato contributo dei nuovi arrivati dal mercato estivo: «È difficile entrare nei meccanismi di una squadra proprio nel momento in cui la squadra sta accusando qualche difficoltà. Certo, Charles De Ketelaere ha buone qualità, però è alla prima esperienza in Italia, dobbiamo dargli il tempo di capire la nuova realtà. Ma ripeto, non è un solo giocatore che può risolvere il problema: è il Milan che tutto insieme deve tornare a essere una squadra. L’anno scorso, pur avendo speso meno di Inter, Juve e Roma, li ha messi tutti dietro. Un capolavoro. Oggi i ragazzi di Pioli sembrano sbadati».

Sull'opportunità di usare il bastone o la carota con i giocatori: «Non esiste un metodo migliore di un altro. Pioli conosce benissimo i suoi e sa come comportarsi con ognuno di loro. Ci sarà qualcuno che avrà bisogno del bastone e qualcuno della carota».

Su cosa direbbe Sacchi ai giocatori rossoneri se oggi fosse l'allenatore del Milan: «Una cosa sola, prima di entrare in campo per l’allenamento: dovete tornare a essere una squadra. Tocca a Pioli stimolare la reazione dei suoi giocatori». Assalto del Milan al bomber del futuro: le ultime news di mercato >>>

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