INTERVISTE

Scaroni: “Grazie Maldini ma al Milan si lavora in team. Sul mercato …”

Daniele Triolo Redattore 

Paolo Scaroni, Presidente del Milan, ha parlato dell'addio a Paolo Maldini e del nuovo corso del club rossonero al 'Corriere della Sera'

Paolo Scaroni, Presidente del Milan, ha rilasciato un'intervista in esclusiva al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni integrali del numero uno rossonero.

Milan, Scaroni a tutto tondo al 'CorSera'

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Sull'esonero di Paolo Maldini: «Tutti noi, e particolarmente io, abbiamo sempre avuto rapporti eccellenti con Paolo Maldini, che è un gentiluomo, una persona attaccata al Milan e che al Milan ha fatto bene. Noi però seguiamo un modello un po’ innovativo, almeno per l’Italia, di gestione del club, che ci porta a considerare tutte le nostre attività come collegiali: si lavora in team».

Sui 'comitati' istituiti dal Milan in ogni settore: «È un modello organizzativo che sta molto a cuore al nostro azionista che, ricordiamolo, è uno specialista di sport che vanta successi nelle sue attività. Quindi quando ci suggerisce qualcosa noi prestiamo grande attenzione, perché pensiamo porti innovazioni».

Su Maldini che in questo modello di lavoro non riusciva a stare: «In questa organizzazione abbiamo avuto l’impressione che Paolo si sentisse a disagio, e quando si è a disagio è meglio separarsi. Le faccio un esempio che riguarda me stesso».


Sul suo ruolo nella vicenda stadio: «Io mi sono molto dedicato al tema stadio, tanto che c’era chi mi chiamava “Stadioni” e non Scaroni. Vero, ma l’ho fatto soprattutto negli anni di Elliott. Quando è arrivato RedBird che ha esperti che hanno costruito stadi in tutto il mondo, a me è venuto naturale mettermi nel team e perdere quel ruolo autonomo. È un po’ quello che doveva succedere per l’area tecnica».

Sul nuovo metodo per il futuro del Milan: «RedBird e tutti noi vogliamo che il Milan continui questa crescita. Non dimentico che ho iniziato a fare il Presidente in un momento drammatico. Si ricorderà che dicevo sempre che avevamo due montagne da scalare, il risanamento dei conti e i risultati sportivi. Ora non siamo in cima, ma un bel pezzo di strada lo abbiamo fatto. Anzi direi che in Italia siamo tra quelli che ne hanno fatta di più. Vogliamo continuare a scalare, sempre avendo in mente che più ricavi portano più investimenti per l’area sport e più successi sportivi portano più ricavi: un circolo virtuoso da mettere in moto».

Sul budget per il calciomercato estivo: «Intanto ricordo che in quattro anni abbiamo investito più degli altri (200 milioni), qualcuno dirà non sempre bene, ma i nostri azionisti ci hanno consentito di fare una squadra forte e continueremo insieme su questa strada. Credo che dovremo fare qualche cessione, e concludere qualche acquisto importante: siamo ambiziosi».

Su chi gestirà il mercato del Milan: «Sarà nelle mani di un team che integra competenze diverse, con l’amministratore Giorgio Furlani che ha anche l’area sportiva da coordinare, insieme a professionisti come Geoffrey Moncada e l’allenatore Stefano Pioli. Ci aspettiamo che dica la sua in queste scelte. Oltre agli esperti internazionali di RedBird».

"Mercato a Furlani, Moncada, Pioli ... e gli esperti di RedBird"

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Sugli esperti dei dati che possono andare bene, forse, per gli sport americani ma non per il calcio: «RedBird crede nell’analizzare le caratteristiche dei giocatori in modo scientifico, certo, una cosa che in Premier League si fa da anni: sono riusciti ad adattare modelli nati per altri sport al calcio. Noi dobbiamo coniugare le competenze individuali, l’intuito personale nello scoprire i talenti e nel saperli inserire nel nostro ambiente con questi riscontri quantitativi. Vogliamo mettere assieme il meglio del nostro passato con il meglio del futuro che ci porta RedBird. Il passato me lo tengo stretto, ma perché dovremmo rinunciare alle competenze e alle innovazioni? Poi parleranno i risultati, conta vincere le partite, a me perdere non è mai piaciuto e tantomeno a Gerry Cardinale».

Sul peso che Maldini metteva in campo, con la sua figura, nelle trattative con i giocatori: «Vero, verissimo e gli sono molto grato. Devo dire che oggi, e non suoni irriconoscente, ne abbiamo meno bisogno. Il Milan uscito dalla gestione di Yonghong Li faceva fatica ad attirare talenti, il Milan di oggi, che ha vinto lo Scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions, penso che sia più attrattivo».

Su nuovi ingressi in società: «Al momento no».

Su quello, eventuale, di Zlatan Ibrahimović: «Ho l’impressione che si voglia dare un periodo sabbatico. Poi resta un amico, una persona a cui dobbiamo molto, perché nei momenti più difficili ci ha consentito di svoltare. Se gli venissero delle idee saremo i primi ad ascoltarle».

Sulla squadra preoccupata per l'esonero di Maldini: «Che si mostrino addolorati mi sembra naturale. D’altra parte sono professionisti abituati al cambiamento, capiranno che questo è fatto con l’idea di fare meglio. Glielo spiegheremo. Poi rimarranno legati a Maldini, come giusto».

Sulla figura di Pioli uscita rafforzata eppure a rischio esonero dopo il k.o. di La Spezia: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però sì assolutamente, Pioli è centrale nel progetto».

Sulla possibilità di realizzare il nuovo stadio del Milan a San Donato Milanese: «Faccio un riassunto. L’area dell’ippodromo La Maura ci piaceva molto, e piaceva al Sindaco, ma è di difficilissima praticabilità. Sull’abbattimento del 'Meazza' è pendente il vincolo che potrebbe scattare nel 2025. Senza certezze, questo progetto è in sonno, né il Sindaco consente due stadi uno vicino all’altro. L’area di Sesto ha il problema della bonifica, al momento stiamo sviluppando ipotesi sulla zona di San Donato per tenerla pronta in caso San Siro tramonti». "Non vuole restare": un big spaventa il Milan >>>