Su un ricordo: «Quando dalla Roma sono passato al Milan avevo 26 anni, tre più di lui che era già un titolare fisso grazie alla sua serietà e al suo impegno. Mi accolse con il suo sorriso e la sua simpatia favorendo subito il mio inserimento, ci siamo capiti al volo fin dalle prime partite. Non mi stancherò mai di ripetere che per me è stato un compagno perfetto in campo e fuori, ma con lui andavano d’accordo tutti, era impossibile avere problemi con Giovanni».
Su che giocatore era Lodetti: «È passato alla storia come il gregario che correva per Rivera, ma è riduttivo etichettarlo così. Lodetti è stato un centrocampista completo, perché a quei tempi non si poteva occupare un ruolo così importante se non si sapeva fare tutto. Oltre alla corsa, infatti, aveva una buona tecnica e lui ricordava che prima del mio arrivo aveva segnato persino due gol in un derby».
Sui ricordi al Milan: «Sono tutti belli, anche se allora non ci rendevamo conto dell’importanza di quei risultati. Abbiamo incominciato a vincere la coppa Italia nel 1967 con Silvestri in panchina, poi è arrivato Rocco e con lui è stato un crescendo di successi: prima lo scudetto e la Coppa delle Coppe nello stesso anno, la stagione successiva il trionfo in coppa dei Campioni con il 4-1 contro l’Ajax di Cruijff e cinque mesi dopo la battaglia a Buenos Aires nella coppa intercontinentale vinta contro l’Estudiantes, anche se quella fu tutto tranne una partita di calcio». LEGGI ANCHE: Milan-Verona, il parere di Franco Ordine su Sportiello e gli infortuni
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