Sulla religione: "Sì, sono musulmano, sono cresciuto credente e sono entrato in contatto con la religione in tenera età. Prego cinque volte al giorno, osservo il Ramadan. La mia religione mi dà una forza estrema".
Sul dove è migliorato: "Sono diventato più maturo, mi assumo più responsabilità. Sono più onesto con me stesso e anche più autocritico. Conoscere un club così grande come il Milan è stato incredibile. Conoscevo il club solo dalla PlayStation: da bambino giocavo a Pro Evolution Soccer con il Milan e Ronaldinho. Quando sono andato a fare le visite mediche per la prima volta e ho visto la maglietta con il logo del Milan alla visita medica, non riuscivo a crederci. Ero incredibilmente orgoglioso e felice in quel momento".
Su chi ricorda degli ex giocatore del Milan: "Mi è sempre piaciuto lo stile e il modo di giocare di Kevin-Prince Boateng. In generale, devo dire che mi ci sono voluti alcuni giorni per capire di essere un giocatore del Milan".
Su Ibra: "Zlatan è stata la seconda persona che mi ha parlato al Milan. La squadra aveva una partita. Zlatan si è avvicinato a me. Io sono alto, ma lui mi sovrastava in altezza e larghezza. È stato un momento cruciale. Non avevo paura di Zlatan, ma avevo rispetto. Ero felice di condividere lo spogliatoio con una delle più grandi personalità del calcio mondiale. Mi ha detto "benvenuto"".
Sulla semifinale di Champions: "Per me è iniziato tutto nella partita contro il Tottenham e Harry Kane. Quando ho sentito per la prima volta l'inno della Champions League in piedi sul campo di San Siro, mi è venuta la pelle d'oca su tutto il corpo e ho pensato: wow! Sono estremamente grato di poter vivere tutto questo. La partita in casa è stata incredibile: nell'undici titolare, in Champions League, contro Kane".
Su Kane: "Avevamo lui e la squadra sotto controllo, non ha creato pericolo né fatto gol. Personalmente, Kane è molto calmo come avversario, non c'è stato alcuno scambio di battute".
Sugli esempi da seguire: "Prima di diventare un centrale di difesa ero un centrocampista difensivo. Yaya Touré mi ha sempre affascinato. Era forte, muscoloso, con un buon tiro, eppure tutto sembrava molto facile."
Sulla prima partita in Nazionale maggiore: "È stato incredibile quando è suonato l'inno e sono sceso in campo. Ero un po' nervoso, ma soprattutto felice. È il momento più importante della mia carriera finora. La partita è andata bene per me, nonostante la sconfitta".
Su Rudiger: "Toni è come un fratello maggiore. Mi ha subito accettato bene, è diventato subito un amico ed è una persona onesta e autentica. Mi ha dato molti consigli. Anche Toni è andato all'estero, prima in Italia. Durante il viaggio negli Stati Uniti con il Milan, lo abbiamo incontrato contro il Real. Ci siamo scambiati le maglie, l'appenderò a casa. L'Europeo nel mio Paese è il mio obiettivo più grande. Come calciatore, è naturale che si voglia giocare il più possibile. Per questo devo continuare a lavorare duramente ogni giorno al Milan".
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