Su Berlusconi:"Mi dispiace molto. È stato un grande presidente, tra i più grandi dell’era moderna. Per il Milan ha fatto tantissimo. Quando l’ho avuto io era anche capo del governo. Ho sempre nutrito grande rispetto per lui. Scudetto vinto inaspettatamente? Non so, io ci credevo. È vero che il Milan arrivava da due anni negativi e i giocatori erano avanti con gli anni, ma aveva tanta qualità. Gli Albertini, i Maldini e i Costacurta, mi dissero: lei ci dimostri che avremo dei vantaggi con il suo gioco e noi la seguiremo. Beh, ci hanno creduto fin dall’inizio e si son trascinati dietro anche gli altri. Uomini veri. Bierhoff? Ha segnato tanto, grande intelligenza tattica. Ho sfruttato le sue caratteristiche, ho nascosto i difetti ed evidenziato i pregi. Penso di esserci riuscito, visto che i migliori anni li ha fatti con me".
Sul loro primo incontro:"Stavo chiudendo la stagione a Udine. Adriano Galliani mi chiese di andare ad Arcore, lui fu molto gentile e disponibile. Ci siamo accordati in 20 secondi. Quello che gli ho chiesto mi ha dato. Non capita sempre, anzi. Al Milan sono stato divinamente bene. Buoni giocatori, un dirigente come Galliani sempre positivo con cui confrontarsi. Vedendo quello che c’era in giro era come stare in Paradiso. Sono grato a Berlusconi. Mi punzecchiava? Credo più alle parole dirette che a quelle scritte sui giornali, magari dette per fare una battuta. Io so che a Palazzo Marino, al ricevimento per lo scudetto, lui parlò molto bene prima di Galliani e poi di me. Disse che ci aveva sempre creduto in questo staff e nella vittoria. Dunque non penso di esser stato malvisto, solo a un certo punto non la vedevamo allo stesso modo sul gioco e sulla gestione della squadra. Ma d’altronde io proponevo qualcosa che non c’era nelle altre. Nessuno giocava come me, con tre difensori e tre attaccanti. E con le novità è difficile incontrare il giudizio di tutti. Nel momento in cui non arrivavano i risultati poi ci sta essere criticati. Ma a parte l’ultimo giorno, quello del licenziamento, Berlusconi non mi aveva mai imposto nulla. Ho sempre agito come mi andava di fare".
Sul suo addio al Milan:"Fu un discorso franco. Mi disse che mi sostituiva e mi spiegò il motivo: non condivideva il sistema di gioco. Ad Arcore sono andato solo il giorno dell’ingaggio. Lo vedevo coi giocatori negli spogliatoi, perché veniva spesso prima della partita a salutare. Mi telefonava una volta al mese, forse due. D’altronde in quel periodo come premier era davvero molto impegnato. Il rinnovo lo feci direttamente con Galliani. E in generale era lui il mio referente. L’ultima volta che l’ho visto è stata in occasione dei suoi 20 anni da presidente del Milan. Io ero in Giappone. Invitò me con Capello, Sacchi e Ancelotti. Un segno di grande rispetto. Poi volevo salutarlo l’anno scorso a San Siro, quando sono andato a vedere la sfida con l’Atalanta, ma non c’era. Adesso mi spiace ancor di più non averlo trovato". LEGGI ANCHE:Milan, Maignan rifiuta il Chelsea: ecco perché >>>
NOVITÀ! Commenta questa news QUI!
© RIPRODUZIONE RISERVATA