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Zeroli: “Milan? E’ famiglia. Youth League? Nessun rimpianto. Mi ispiro a…”

Emiliano Guadagnoli Redattore 
Kevin Zeroli, capitano del Milan Primavera, è stato protagonista del nuovo episodio di 'Homegrown'. Parole importanti sui rossoneri. Non solo

Kevin Zeroli, capitano del Milan Primavera, è stato protagonista del nuovo episodio di 'Homegrown'. Format sul canale YouTube del Milan in cui si vanno a scoprire più nel profondo i giocatori rossoneri. Tra gli esordi, il fratello, la Youth League e non solo. Ecco le parole di Zeroli.

Milan, Zeroli si racconta. La Youth League, il provino col fratello e Gullit...

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Cos'è il Milan per te? "Se devo dirlo con una parola famiglia. E' una società che mi ha cresciuto e che mi sta dando tanto".

Su come è arrivato al Milan: "Ho giocato dei mesi in una squadra di Busto Arsizio in oratorio. Il Milan ha chiamato mio fratello per un provino. Era timido e mi chiesero di fare dei palleggi insieme a lui. Da lì il provino e poi mi presero. Questo a 5 anni".

Sugli allenatori avuti al Milan: "Sicuramente Biffi e Magrin sono stati anni bellissimi. Ero piccolino, ma mi divertivo a saltare l'uomo".


Milan, Zeroli, Gullit e gli idoli

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Sulla somiglianza con Gullit per le treccine: "Si quando giocavo all'estero c'era qualche telecronista che scherzava dicendo che fossi il figlio di Gullit. Lui era un grandissimo. Contento di essere paragonato a lui, ma c'è tanta differenza".

Sugli idoli: "Da piccolo mi piaceva tantissimo Iniesta per il modo di giocare e la personalità. Oggi mi ispiro a Bellingham. So che devo crescere tanto".

L'esordio tra i grandi

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Sull'esordio contro il Sassuolo: "Quando mi ha chiamato Pioli mi sono tremate le gambe e mi è salita l'ansia, ma una volta entrato mi sono lasciato andare. Davanti a San Siro e ai tifosi è stato bellissimo. Mi ricordo il 'Kevin vieni' di Pioli. Una volta entrato non sentivo e capivo più nulla. Mi sentivo dentro una bolla. Florenzi è un fratello maggiore, mi prende in giro per come parlo, ma mi dà tanti consigli".

Zeroli sulla Youth League e Abate

"Mi ricordo la semifinale col Porto e il recupero per il gol della rimonta. Mi sono messo quasi a piangere. I miei rigori decisivi? Non lo so, non so come spiegarlo. E' stato bellissimo. Ho sempre cercato di liberare la testa e batterlo con tranquillità. La finale? Perderla non è mai bello, ma non abbiamo rimpianti e abbiamo dato tutto".

Su Abate: "Mi ha cambiato la mentalità e il come attaccare la porta, come fare gol. Cose a cui prima forse non davo troppo importanza. Mi ha insegnato ad essere leader. Mi ha aiutato tanto. Mi ha cambiato tanto, anche nell'essere uomo e giocare con i grandi".

Un consiglio per i ragazzi: "Credo sia importante migliorare e credere nel proprio sogno. Rimanere umili e non sentirsi mai arrivati". LEGGI ANCHE: Milan, i giocatori chiave di Fonseca. Mentre per Zirkzee un rischio...